Venere e Marte di Sandro Botticelli

Venere e Marte di Sandro Botticelli ritrae i due dei insieme ad alcuni piccoli satiri che giocano con le armi del dio addormentato.

Sandro Botticelli, Venere e Marte, 1482-1483 circa, tecnica mista su tavola, 69,2 x 173,4 cm. Londra, National Gallery

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Indice

Descrizione di Venere e Marte di Sandro Botticelli

Venere e Marte è un dipinto di Sandro Botticelli nel quale le due divinità sono raffigurate in primo piano immerse in un paesaggio naturale. Venere, a sinistra, siede su un cuscino di vegetazione, rivolta in direzione di Marte che è disteso a destra. In realtà il suo sguardo sembra perso in lontananza. La dea indossa un morbido abito bianco decorato con nastri dorati, dal tessuto semitrasparente che crea un fitto panneggio. Inoltre, il bordo della scollatura è bordato dalle trecce che ne seguono il profilo e si uniscono congiungendosi al gioiello tondo fissato al centro.

Il dio è addormentato e seminudo, coperto solamente da un telo bianco disteso sui fianchi. In secondo piano tre piccoli satiri giocano con le armi di Marte e procedono verso destra reggendo una lancia. Uno di loro soffia nell’orecchio del dio attraverso una grande conchiglia. Il quarto satiro poi è disteso sotto il corpo del dio e indossa pezzi di armatura. Sopra la testa di Marte è appeso un vespaio e alcune vespe ronzano intorno a lui.

Il paesaggio che ospita le figure appare come una radura erbosa che confina all’orizzonte con una fila di basse montagne. Alle spalle di Venere si trova una macchia di alberi dai tronchi sottili. Invece, Marte si appoggia a un grosso tronco coperto da fogliame e arbusti.

Interpretazioni e simbologia di Venere e Marte di Sandro Botticelli

Venere e Marte raffigura i due dei e fa riferimento all’episodio che li rende protagonisti all’interno delle Metamorfosi di Ovidio. Venere è la dea dell’amore, secondo la tradizione latina. Marte, invece è il dio della guerra. I due dei sono raffigurati con attenzione ai loro attributi iconografici. Venere indossa un abito elegante e trasparente che pare aderire al suo corpo e sottolinea una sorta di verginità. Anche il gioiello che chiude la scollatura sembra indicare lo stesso significato. Marte invece è nudo e porta solo un telo bianco disteso sui fianchi.

Secondo gli storici, il dipinto ebbe la funzione di celebrare un matrimonio considerata la relazioone amorosa esistente tra Venere e Marte. Il soggetto, derivante dalla mitologia greca, si diffuse largamente nella Firenze del Rinascimento. Infatti l’élite culturale e neoplatonica della città ammirava la cultura dell’Antica Grecia e di Roma Antica identificandosi con esse.

Una ipotetica interpretazione sulla funzione dell’opera, si riferisce ad una tradizione del tempo. La vista di immagini di uomini nudi e piacenti avrebbe favorito nelle gestanti la nascita di maschi. In questo modo sarebbe stata garantita la continuità della linea familiare tramite eredi.

Il mito e la tradizione

Secondo la tradizione classica, Venere era la moglie di Vulcano, dio della metallurgia, considerato poco attraente e rozzo. La dea strinse così una relazione con Marte, il giovane e aitante dio della guerra. Vulcano seppe del tradimento della moglie e forgiò una rete di catene sottili per sorprenderla. I due amanti caddero così nella trappola del dio e Vulcano li espose al ludibrio di tutto l’Olimpo.

L’interpretazione di Botticelli

Sandro Botticelli rappresentò l’incontro tra i due amanti con grande umorismo e leggerezza. Marte è disteso e addormentato e non si accorge dei piccoli satiri che giocano con le sue armi. Uno di loro soffia con una conchiglia nell’orecchio di Marte che però non si sveglia dal sonno profondo. Perfino le vespe sono disturbate dal trambusto creato dai piccoli, sono uscite dal nido e ronzano in basso, intorno al dio.

Gli attributi iconografici che si riferiscono alle due divinità sono sparsi nella scena. La conchiglia con la quale gioca il piccolo satiro evoca la nascita di Venere. Le armi con le quali giocano i satiri si riferiscono a Marte, dio della guerra.

Inoltre, l’immagine della dea si avvicina all’ideale di bellezza dell’epoca rinascimentale e non a quello dell’antichità classica. Infatti, Venere presenta un incarnato pallido, guance rosate e capelli biondi.

Un altro dettaglio che fa riferimento al matrimonio è il furto della lancia da parte dei giocosi satiri. Una interpretazione di questa scena ricorda che anche nel rapporto adulterino tra i due dei, l’amore vince la guerra.

Le fonti letterarie consultate da Sandro Botticelli

Secondo gli esperti, Sandro Botticelli si ispirò a diverse fonti letterarie antiche e contemporanee.

Lo scrittore romano Luciano ricorda un antico dipinto che raffigura il matrimonio di Alessandro Magno con Roxana. Nella scena, alcuni amorini giocano con l’armatura del sovrano. Due dei piccoli sollevano una lancia e un altro si infila nel pettorale dell’armatura.

Esiste anche una poesia pastorale di Angelo Poliziano, tra l’altro precettore dei figli dei De’ Medici, che cita piccoli satiri amici di un pastore addormentato che viveva in un luogo fantastico.

Le fonti iconografiche di Venere e Marte di Sandro Botticelli

Sandro Botticelli era a conoscenza di alcune sculture del periodo greco-romano presenti nelle collezioni delle famiglie fiorentine dell’epoca. La scultura antica era infatti ritornata di gran moda nelle corti del Rinascimento epoca di riscoperta classica e di costituzione delle prime importanti raccolte d’arte.

Marte ricorda così la figura classica di un guerriero dal corpo muscoloso e misurato idealmente. Inoltre, secondo gli studiosi dell’opera di Botticelli, il piede sinistro del dio impigliato nel telo rosa ricorda l’Ermafrodito dormiente. Questa scultura antica era molto ammirata tra amanti dell’arte e della cultura Neoplatonica fiorentina.

La spalliera di Sandro Botticelli augurio di fecondità

Il pannelo dipinto da Botticelli era probabilmente una spalliera, un dipinto che era solitamente appeso all’altezza delle spalle o poco più in alto. La sua destinazione era la stanza dei giovani sposi o più precisamente l’anticamera, nella casa dello sposo. Le scene che ricorrevano nei pannelli matrimoniali erano tratte dalla mitologia o dalla tradizione religiosa.

Le spalliere erano quindi esposte nell’anticamera, una spazio semiprivato che anticipava lo spazio intimo dove si incontravano gli sposi per generare, possibilmente, un erede maschio. Gli ospiti della casa potevano ammirare le spalliere mentre la sposa avrebbe tratto giovamento dalle immagini rappresentate. Nel caso del dipinto di Botticelli, la figura di Marte avrebbe aiutato la giovane moglie a generare un maschio.

Il dipinto di Botticelli raffigura, quindi, alcuni evidenti simboli propiziatori come il corpo nudo del dio e la pianta di mirto, simbolo del matrimonio. Nell’opera compaiono anche alcune vespe, provenienti da un favo. Secondo gli storici, questi insetti potrebbero riferirsi alla famiglia Vespucci di Firenze. I Vespucci, inoltre, erano tra i protettori di Botticelli, e il pittore realizzò in precedenza un ritratto di Simonetta Vespucci, forse modella anche nella spalliera. Qualche commentatore fa però notare che la nobildonna morì nel 1476.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Il dipinto di Sandro Botticelli si trova a Londra, custodito presso la National Gallery con numero d’inventario NG915. La prestigiosa galleria inglese acquistò l’opera da Alexander Barker nel 1874.

I principali mecenati di Sandro Botticelli furono i membri della famiglia De’ Medici per i quali realizzò diversi dipinti mitologici. La particolare forma dell’opera suggerisce agli storici che la sua collocazione originaria fosse la decorazione di una camera da letto. Questa interpretazione è rafforzata anche dal significato iconografico della scena.

L’artista e la società. La storia dell’opera Venere e Marte di Sandro Botticelli

Venere e Marte di Sandro Botticelli risale al 1485 circa. Sandro Botticelli nacque intorno al 1445 e morì nel 1510. Il pittore dipinse quindi la tela intorno alla piena maturità dei 40 anni.

Botticelli presso la corte di Lorenzo il Magnifico, grande amante delle arti e della poesia, fu in contatto con molti gli studiosi, poeti e filosofi. Grazie a queste frequentazioni, il pittore approfondì la conoscenza della cultura classica e delle idee della filosofia neoplatonica molto diffusa a corte. Inoltre, intorno agli anni Ottanta del Quattrocento, Sandro Botticelli era considerato un importante artista, molto richiesto soprattutto per la realizzazione di opere con soggetto mitologico.

Gli storici collocano cronologicamente questo dipinto di Sandro Botticelli dopo il ritorno del suo soggiorno a Roma, nel 1482. Infatti, analizzando i riferimenti classici si può immaginare che il pittore si sia ricordato dei fregi scultorei presenti sui sarcofagi antichi visti proprio a Roma. Sempre in seguito al viaggio romano, Botticelli avrebbe tratto ispirazione per altre opere mitologiche come la Primavera, la Nascita di Venere e la Pallade e il centauro.

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Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile di Venere e Marte di Sandro Botticelli

Le figure mitologiche presenti nel dipinto sono condizionate dalle sculture del mondo classico. Queste fonti si colgono in particolare nel corpo dormiente di Marte.

Botticelli è considerato dagli storici dell’arte un raffinato disegnatore. Infatti, le sue figure sono costruite soprattutto da una linea di contorno elegante e sinuosa che crea il volume e suggerisce la psicologia del personaggio. Nel dipinto ispirato alla vicenda di Venere e Marte l’uso espressivo della linea di contorno si coglie soprattutto nel panneggio della veste della dea. I colori sono chiari e brillanti e gli incarnati femminili eterei e algidi.

La tecnica di Venere e Marte di Sandro Botticelli

Venere e Marte di Sandro Botticelli è un dipinto realizzato con colori a tempera e olio su tavola in legno di pioppo di 69,2 centimetri di altezza e 173,4 cm di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

La scena dipinta da Botticelli è caratterizzata da colori chiari e caldi in primo piano, dove sono collocate le figure. L’incarnato dei due dei, infatti, è quasi privo di ombre e colorato con toni di ocra rosato molto delicati. I satiri sono invece leggermente più scuri. La veste di Venere, quasi immacolata, è illuminata da nastri dorati. Anche i tessuti sono di un rosso brillante.

I toni si scuriscono nello sfondo dove si trovano gli elementi naturali, verdi e marroni, ai lati del dipinto. Al centro, invece il paesaggio torna luminoso con toni chiari.

Botticelli ha progettato la scena utilizzando diversi contrasti di luminosità per evidenziare i soggetti. Sui lati, in secondo piano, le macchie scure della vegetazione, insieme al prato in basso, creano una cornice che isola le figure dei due dei. Anche i due piccoli satiri sono evidenziati grazie a questo contrasto. Invece, al contrario, il satiro centrale e la lancia sono valorizzati dal paesaggio più chiaro.

Infine, la luce ambientale diffusa frontalmente rivela morbidamente i volumi che presentano ombre molto leggere.

Lo spazio

I protagonisti del dipinto sono raffigurati in primo piano e insieme ai piccoli saturi occupano l’intera immagine. Il secondo piano, invece, è rappresentato dalla vegetazione che fa da sfondo ai due dei lateralmente. Si crea così una specie di quinta naturale che valorizza lo spazio centrale aperto sul paesaggio lontano. Infine, la profondità della scena è prodotta dai colori chiari dei prati e del cielo che esaltano le figure dei satiri.

La composizione e l’inquadratura

Il dipinto di Sandro Botticelli è di forma rettangolare e l’inquadratura fortemente sviluppata in orizzontale è funzionale alla scena composta dai sei personaggi.

I corpi distesi dei due dei creano, al centro del dipinto, una nicchia semicircolare, traversata dai tre fauni uniti dalla lancia disposta in obliquo. Inoltre, i corpi dei tre piccoli protagonisti sono disposti a distanza regolare e scandiscono ordinatamente la larghezza della scena.

Infine, la disposizione dei Venere e Marte è simmetrica e speculare e risulta quindi statica. Invece, i tre satiri procedono verso destra e apportano un elemento dinamico alla scena.

Approfondimento. L’amore vince contro la guerra

di Anna Maria Nosotti

Aeneadum genetrix,
Hominum divomque voluptas

Con questi versi famosissimi inizia il primo libro del De rerum Natura di Lucrezio, uno dei poemi più significativi della cultura classica. Si tratta dell’Inno a Venere, in cui la dea non viene lodata come tale (Lucrezio era un epicureo e provava un profondo disprezzo per la religione), ma come forza vivifica della Natura, senza la quale nulla potrebbe generarsi sulla terra. Il poeta, per comporre l’opera, ha soprattutto bisogno della pace, senza la quale l’amico a cui vuole dedicare questi versi, Gaio Memnio, non potrebbe dedicarsi alla filosofia.

Ma Venere è anche la dea dell’amore, per cui Lucrezio la invita a giacere con Marte, che (abbandonandosi sul suo corpo definito santo) si dimenticherà delle feroci imprese della guerra. La descrizione di quest’atto d’amore è piuttosto dettagliata, per cui alcuni critici hanno supposto che il poeta avesse preso spunto da qualche disegno o scultura, rappresentante l’amplesso delle due divinità.

L’identità misteriosa dei due modelli di Botticelli

Ora, nella Firenze medicea del ‘400, grazie anche all’influenza del Neoplatonismo, l’opera di Lucrezio (che era stata ritrovata poco tempo prima da Poggio Bracciolini) era stata letta ed apprezzata dalla cerchia intellettuale del Magnifico. Ed ecco che questo quadro di Botticelli sembra rappresentare perfettamente quando descritto nel I sec. A.C dal poeta latino.

Dopo l’amore, Marte è esausto, mentre Venere sorride malinconica. Forse questo dipinto può rappresentare un’allegoria del matrimonio, in cui l’amore, cioè la donna, addomestica la violenza dell’uomo, come insegnava il massimo neoplatonico del tempo, Marsilio Ficino. Ma chi furono i bellissimi giovani che posarono per Botticelli? Si è pensato a Giuliano de’Medici e all’amata Simonetta Vespucci, ma forse è solo una leggenda, nata in seguito alla morte precoce dei due giovani. Infatti, nessuna nobildonna del tempo avrebbe mai accettato di posare poco vestita per un pittore, per quanto famoso come Botticelli.

Consulta anche le pagine: Arte e teatro, Arte e femme fatale, Arte e eros, Arte e amore, Arte e letteratura, Le streghe nell’arte, Arte e bellezza femminile, La Bibbia nell’arte

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Bibliografia

  • Louise Govier, The National Gallery, guida per i visitatori, Louise Rice, Londra 2009. ISBN 9781857094701
  • Aby Warburg, Botticelli, 2003, 2016, Abscondita Collana: Miniature, EAN: 9788884165770
  • Carlo Bo, Botticelli, 2003, Rizzoli Skira Corriere della Sera Collana: I classici dell’arte, EAN: 5000000159960
  • Guido Cornini, Botticelli, 2016, Giunti Editore Collana: Dossier d’art, EAN: 9788809994249

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 22 agosto 2022.

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