Maddalena penitente di Tiziano

La Maddalena penitente di Tiziano è un dipinto realizzato in diverse varianti, tra le quali quella di Firenze è forse la più antica.

Tiziano, Maddalena penitente, 1531-1535, olio su tavola, 85,8 x 69,5 cm. Firenze, Galleria Palatina di Palazzo Pitti

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Descrizione della Maddalena penitente di Tiziano

La Giovane donna è raffigurata rivolta a destra e con il corpo seminudo. Infatti solo i lunghi capelli chiari e setosi scendono in avanti lasciando scoperto il seno. Maddalena guarda il alto e assume un’espressione sofferente. Accanto alla giovane è dipinta una ampolla di vetro. La figura della Maddalena è dipinta contro un cielo scuro e burrascoso. In basso invece si intravede un folto bosco.

Interpretazioni e simbologia della Maddalena penitente di Tiziano

La figura della Maddalena penitente per via della storia del suo personaggio si prestò a interpretazioni velate di sensualità. Anche la versione dipinta da Tiziano mostra alcuni aspetti che esaltano questa caratteristica. Proprio la versione di Palazzo Pitti è considerata dagli storici la più sensuale tra quelle sicuramente dipinte dal maestro. Infatti i capelli lunghi e morbidi scendono sul davanti del corpo ma lasciano scoperti i seni. Questa scelta esalta la sua nudità piuttosto che coprirla e rappresenta quindi un espediente per esaltare il modellato della figura.

Edmond de Rothschild (1845 – 1934), importante collezionista ed esperto d’arte, era convinto che la figura di Maddalena si ispira a quella di una Venere classica.

L’ampolla dipinta nella scena è l’attributo iconografico che identifica Santa Maddalena. Infatti in essa è contenuto il balsamo utilizzato per cospargere il cadavere di Gesù, deposto dalla croce.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Una versione della Maddalena di Tiziano è conservata presso la Galleria Palatina di Firenze. Esistono altre versioni dell’opera una della quali si trova al Museo nazionale di Capodimonte di Napoli. Una terza invece è conservata presso il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo.

La versione custodita a Firenze si trovava forse a Urbino di proprietà del Duca. Forse giunse nella città toscana come dote di Vittoria Della Rovere nel 1631. Secondo lo storico dell’arte austriaco Hans Tietze, il dipinto è citato in un carteggio dei Duchi di Mantova e risale al 1531. Federico II Gonzaga lo commissionò per donarlo a Vittoria Colonna.

Secondo gli archivi di Palazzo Pitti, nel 1723 il dipinto di Tiziano si trovava nella sala dell’udienza privata. Nel 1761 poi passò sala di Saturno. Nel 1771 i curatori lo esposero nella camera che guarda Santa Felicita. Dal 1793 al 1799 il dipinto fu esposto nella sala di Giove. Nel 1819 il dipinto fu esposto nel salotto del parato azzurro. Nel 1828 nella sala dell’Educazione di Giove. Fu quindi nella sala di Apollo dal 1832. Nel 1937 i curatori spostarono l’opera nella sala della Giustizia e infine tornò nuovamente nella sala di Apollo.

L’interpretazione particolarmente sensuale della giovane santa fa pensare che il dipinto avesse una collocazione privata. Probabilmente era esposta all’interno di una ambiente il cui accesso era limitato al solo committente.

L’artista e la società. La storia dell’opera Maddalena penitente di Tiziano

La Maddalena Penitente della Galleria Palatina di Firenze risale al 1531-1535 circa. L’artista firmò l’opera con la scritta TITIANVS sull’imboccatura del vasetto in basso a sinistra.

Gli storici non sono in grado di ordinare cronologicamente le diverse varianti dipinte da Tiziano. Inoltre nei vari musei sono presenti alcune copie che contribuiscono a confondere le datazioni. Sembra però che la versione custodita presso la Galleria Palatina di Palazzo Pitti sia la più antica.

Questo dipinto di Tiziano riscosse molti apprezzamenti dagli artisti e dai committenti dell’Ottocento. Infatti molti artisti ne realizzarono delle copie. Tra gli altri sono da ricordare le cope di: Francesco Acciai del 1830, Robert McInnes del 1831, Giuseppe Ozzali del 1831, Ignaz Schmidt del 1831, Karl Baumbach del 1833, Francesco del Fabbro del 1837, Francesco Pilaccini del 1838, Francesco Fanciullacci del 1838) e Terry del 1838.

La descrizione di Giorgio Vasari

lo storico e pittore del Cinquecento Giorgio Vasari, ricordò due versioni di questo dipinto. Tiziano eseguì un Maddalena per il veneziano Silvio Badoer e una per l’Imperatore Carlo V d’Asburgo. Secondo altre ricerche, una versione della Maddalena era esposta all’interno guardaroba del Duca di Urbino.

Giorgio Vasari ne Le Vite, biografie di artisti, commentò una Santa Maria Maddalena dipinta da Tiziano:

Dopo fece Tiziano, per mandare al re Cattolico, una figura da mezza coscia in su d’una Santa Maria Madalena scapigliata, cioè con i capelli che le cascano sopra le spalle, intorno alla gola e sopra il petto, mentre ella, alzando la testa con gl’occhi fissi al cielo, mostra compunzione nel rossore degl’occhi, e nelle lacrime dogliezza de’ peccati: onde muove questa pittura, chiunche la guarda, estremamente; e, che è più, ancorché sia bellissima, non muove a lascivia, ma a comiserazione [excusatio non petita]. Questa pittura, finita che fu, piacque tanto a Silvio [Badoer], gentiluomo viniziano, che donò a Tiziano, per averla, cento scudi, come quelli che si diletta sommamente delle pittura; là dove Tiziano fu forzato farne un’altra, che non fu men bella, per mandarla al detto re Catolico“.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile Maddalena penitente di Tiziano

Alcuni critici hanno intravisto nella Maddalena di Tiziano un anticipo delle figure femminili di Rubens.

La tecnica

La versione de La Maddalena penitente conservata presso Palazzo Pitti di Firenze è un dipinto ad olio su una tavola di 85 centimetri di altezza e 68 cm di altezza.

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Bibliografia

  • Augusto Gentili, Tiziano, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016; 2017 EAN: 9788809994263

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 20 novembre 2021.

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