Galatea di Gustave Moreau

Galatea di Gustave Moreau è un soggetto tratto dalla dodicesima favola del libro XIII delle Metamorfosi di Ovidio che tratta della gelosia del gigante Polifemo.

Gustave Moreau, Galatea, 1880 circa, olio su legno, 85,5 x 66 cm. Parigi, museé d’Orsay

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Approfondimento. Essere desiderata da un ciclope

di Anna Maria Nosotti

“Te almeno ti desidera una razza civile di uomini,
e puoi impunemente negarti, cosa che fai.
Io che ho per padre Nereo, e mi ha partorito
l’azzurra Doride, e sono protetta da tutta una folla
di sorelle, ho potuto soltanto con mio lutto sfuggire
al’amore del Ciclope” e la voce fu troncata dal pianto.“

Così inizia il racconto di Galatea, inconsolabile nel suo dolore, a Scilla che la pettina dolcemente (Ovidio”Metamorfosi” XIII, vv.740-745.)

Galatea è una bellissima ninfa, una delle 50 Nereidi, che vivono abitualmente in fondo all’Oceano e che, assieme al padre, hanno il compito di assistere i marinai.

Il mito narra che Galatea fosse innamorata di Aci, un sedicenne bellissimo, e che i due desiderassero ardentemente sposarsi.

Il ciclope Polifemo, a sua volta innamorato della ninfa, un giorno cercò di attirarla con la melodia del suo flauto, senza però riuscire nel suo intento; egli infatti era un gigante spaventoso che abitava nell’antro di un monte delle coste della Sicilia ed era figlio di Poseidone. D’aspetto orribile, aveva capelli folti e scompigliati, la fronte bassa e grinzosa e il naso schiacciato; inoltre tra la fronte e il naso sotto un sopracciglio aveva un occhio solo ed era stupido e rozzo. Tuttavia, era sensibile all’amore e era preda di violenti desideri.

Il giovane Aci

Una sera Polifemo vide i due amanti al chiaro di luna in riva al mare. Accecato dalla rabbia, scagliò contro il povero Aci un grosso masso di lava, schiacciandolo e lasciandolo senza vita. Galatea pianse tutte le sue lacrime sopra il corpo, ormai inerme, del suo amato; secondo un mito, Zeus e gli Dei provarono pietà e trasformarono il sangue del pastorello in un piccolo fiume (Akis), che nasce dall’ Etna e sfocia in una piccola spiaggia vicino a a Santa Caterina, dove i due amanti erano soliti incontrarsi. Qui si trova una piccola sorgente, “u sangu di Jaci” (il sangue di Aci in dialetto siciliano), dal colore rossastro, dovuto alla presenza di ossidi di ferro.

Nelle Metamorfosi di Ovidio viene invece raccontato che fu proprio Galatea, per tenere in vita il suo amore, a trasformare il sangue di Aci in una sorgente e lui stesso in un dio.

In onore della morte dell’infelice amante, nove paesi limitrofi al fiume portano il prefisso Aci (proprio negli stessi luoghi dove, sempre secondo leggenda, Polifemo avrebbe buttato nove parti del corpo di Aci): uno di questi è Aci Trezza, paese in cui o scrittore veristaVerga ha ambientato il suo romanzo “I Malavoglia”.

Ma sempre in Ovidio incontriamo un altro mito, che vede protagonista Galatea: il mito di Pigmalione.

Ma di questo parleremo la prossima volta…

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Bibliografia

  • Stefano Fugazza, Simbolismo, Arnoldo Mondadori arte, 1991, ISBN 88-242-0042-7.
  • Geneviève Lacambre, Moreau, Giunti, Collana Art e Dossier, 1996, ISBN 88-09-76213-4.
  • Geneviève Lacambre, Luisa Capodieci, Dominique Lobstein, Il simbolismo da Moreau a Gauguin a Klimt (Catalogo della mostra Palazzo dei Diamanti, Ferrara, 18 febbraio – 20 maggio 2007), Ferrara, Ferrara Arte, 2007, ISBN 88-89793-06-6.

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 27 giugno 2021.

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