Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini

Il Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini è diventato nel tempo una vera icona che rappresenta il noto compositore italiano di musica classica.

Giovanni Boldini, Ritratto di Giuseppe Verdi, 1886, olio su tela, 65 x 54 cm. Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

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Indice

Descrizione del Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini

Nel ritratto di Giovanni Boldini, Giuseppe Verdi è raffigurato di fronte e a mezzo busto. Il compositore italiano indossa un cappello a cilindro, un cappotto scuro e una sciarpa di seta annodata al collo. Il suo viso incorniciato da una barba bianca rivela la sua età ormai avanzata. L’espressione è quella di un uomo consapevole della sua importanza che denota una grande intelligenza e creatività.

Interpretazioni e simbologia del Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini

Questo ritratto che Giovanni Boldini ha dedicato al compositore Giuseppe Verdi è diventato famoso per via della grande intensità che esprime il maestro. Inoltre, il cappello a cilindro lucido e il cappotto di gran pregio denotano la sua fama e prosperità economica. Invece, la sciarpa di seta annodata ricorda l’estro artistico del compositore italiano.

La tradizione biografica ha statificato alcuni luoghi comuni rispetto alla relazione di amicizia tra Giovanni Boldini e il grande compositore italiano Giuseppe Verdi. Alcuni interpretarono la loro frequentazione e i ritratti realizzati dal pittore come un’operazione di auto-promozione. Altri invece, basandosi su scritti dell’epoca, sono convinti che Boldini stimasse veramente la musica di Verdi. Gli storici hanno consultato le lettere scambiate tra Boldini e il compositore italiano Emanuele Muzio, unico allievo di Verdi e suo assistente. Queste lettere rivelano l’ammirazione che il pittore aveva nei confronti dell’anziano musicista e svelano l’iter dei ritratti. Infatti Verdi si convinse a posare per Boldini dopo aver visto il suo dipinto intitolato Maestro Muzio sul podio che ritrae appunto il suo assistente. A colpire Verdi fu la spontaneità del dipinto caratteristica che lo metteva al riparo dall’autocelebrazione che il maestro non amava.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini si trova a Roma conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Il pittore fu legato per tutta la vita al ritratto e rifiutò diverse offerte di acquisto anche quella del principe di Galles. Boldini donò il Ritratto di Giuseppe Verdi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1918, grazie alla mediazione della principessa Letizia di Savoia. Boldini espose il ritratto all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 e alla prima Biennale d’Arte di Venezia del 1895.

L’artista e la società. La storia del Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini

Giovanni Boldini dipinse il Ritratto di Giuseppe Verdi nel 1886. In alto a destra dell’opera, si trova l’iscrizione autografa di Boldini che testimonia il giorno nel quale è stato realizzato il pastello. Muzio, qualche anno prima, da Nizza, in Francia, scrisse a Giuseppe Verdi una lettera piena di entusiasmo comunicando l’intenzione di Boldini di realizzare un suo ritratto. Il pittore iniziò a lavorare all’opera due anni dopo le trattative epistolari. Nel frattenpo i due personaggi si frequentarono. Boldini nel 1884 assistette all’opera Aida e nel Natale dello stesso anno, Verdi e Muzio lo ospitarono a Genova.

I due ritratti di Giuseppe Verdi

Giovanni Boldini iniziò a lavorare al ritratto nella primavera del 1886. Giuseppe Verdi, accompagnato dalla moglie Giuseppina e dall’assistente Muzio, si recò presso l’atelier del pittore al n. 11 di place Pigalle. La seduta di posa riservò qualche problema a causa del cattivo umore del compositore. Si narra infatti che Verdi discusse per tutto il tempo con Muzio mentre la moglie si lamentò dell’atelier che considerava inadeguato. Probabilmente si aggiunse anche l’emozione di Boldini nell’aver di fronte a sé un grande personaggio come Giuseppe Verdi.

In seguito a questo primo incontro, Boldini realizzò il ritratto che ora è custodito presso la Casa di Riposo per Musicisti di Milano. Il risultato non fu particolarmente apprezzato da Boldini e nemmeno da Verdi che si preoccupò delle spese per trasferire a Milano un’opera di così grandi dimensioni.

Per rimediare, Boldini chiese a Verdi un’ulteriore possibilità che si verificò il 9 aprile 1886. Il pittore realizzò il pastello in due ore e lo ritoccò durante la colazione che i due maestri fecero presso l’atelier. Il risultato piacque ad entrambi e nel tempo diventò l’immagine più iconica del compositore italiano.

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Lo stile del Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini

Come era solito fare, Boldini, trattò le diverse parti dell’opera con differente messa a fuoco. Infatti il viso è descritto nei minimi particolari, mostra il passare del tempo e l’espressione del momento. Invece, l’abbigliamento è più sfumato e trattato in modo veloce. Questa differenza permette di attirare lo sguardo dell’osservatore sulla fisionomia del maestro, soprattutto sul suo sguardo, senza distrazioni.

Il cappello a cilindro è realizzato con tratteggio orizzontale che riproduce la trama del tessuto. Invece il cappotto è abbozzato con una campitura uniforme e sfumata. La maggior parte dell’attenzione è rivolta al viso di Giuseppe Verdi che è descritto con tratti sottili che modellano i baffi e la barba e segnano le rughe profonde del suo viso. L’incarnato è reso con sottili e fitti tratteggi di colore.

La tecnica

Il Ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini è un dipinto realizzato a pastello. L’opera misura 65 centimetri di altezza e 54 di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

Il ritratto di Giuseppe Verdi realizzato a pastello da Boldini presenta una scarsa gamma cromatica. Infatti è quasi un monocromo di colore marrone come appare soprattutto nel fondo uniforme. Il cappello a cilindro e il cappotto invece sono decisamente più scuri. Il viso presenta toni di ocra rossa e gialla. Il dipinto è caratterizzato da un forte contrasto di luminosità che si crea tra il cappotto scuro e la sciarpa molto chiara. Questa, riprende ed espande verso il basso i colori chiari del viso creando un ponte cromatico tra il volto e il cappotto.

Lo spazio

L’immagine di Giuseppe Verdi è rappresentata frontalmente a mezzo busto, contro uno sfondo uniforme che non presenta dettagli architettonici o ambientali. Il taglio dell’inquadratura crea un rapporto diretto con l’osservatore che viene catturato dallo sguardo intenso del musicista italiano.

La composizione e l’inquadratura

Il ritratto di Giuseppe Verdi di Giovanni Boldini è di forma rettangolare con inquadratura verticale, che incornicia il busto del maestro lasciando grande respiro allo sfondo neutro nella parte superiore. La struttura compositiva è centrale, infatti la verticale passa esattamente a metà del viso del compositore. Questa centralità risulta però movimentata dalle due linee oblique opposte, create dalle estremità della sciarpa chiara annodata intorno al collo.

Ritratto di Giuseppe Verdi seduto di Giovanni Boldini

Ritratto di Giuseppe Verdi seduto di Giovanni Boldini
Ritratto di Giuseppe Verdi seduto di Giovanni Boldini

Giovanni Boldini, Ritratto di Giuseppe Verdi seduto, 1886, olio su tela, 118 x 96 cm. Milano, Fondazione Giuseppe Verdi, Casa di riposo per musicisti

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Bibliografia

  • Sergio Gaddi, Tiziano Panconi, Giovanni Boldini. Catalogo della mostra (Roma, 4 marzo-16 luglio 2017), Skira, Collana: Arte moderna, 2017, 9788857235417
  • Tiziano Panconi, Sergio Gaddi, Giovanni Boldini. Genio e pittura. Ediz. a colori, Skira, Collana: Arte moderna. Cataloghi, 2017, EAN: 9788857236988
  • Barbara Guidi, Boldini e la moda, Catalogo della mostra Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 16 febbraio – 2 giugno 2019, Ferrrara Arte, 2019, ISBN: 9788889793497
  • Alessandra Borgogelli, Boldini, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, Anno edizione: 2019, EAN: 9788809983762
  • La pittura al Museo d’Orsay. Testi di Michel Laclotte, Geneviève Lacambre, Anne Distel, Claire Frèches-Thory, Marc Bascou. Premessa di Françoise Cachin, Scala, 1995 EAN: 2560460022700
  • Simona Bartolena, Parigi Musèe d’Orsay, Il Sole 24 Ore, 2005, EAN: 2570140011214
  • Musee d’Orsay – La Guida delle Collezioni, RMN, 2006, EAN: 2570140229985

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 15 aprile 2023.

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