Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet

Il Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet fu dipinto dall’artista in segno di riconoscenza per le parole spese dallo scrittore in sua difesa.

Edouard Manet, Ritratto di Émile Zola, 1868, olio su tela, 146 x 114, Parigi, Musée d’Orsay

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Indice

Descrizione del Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet

Lo scrittore è seduto su una poltroncina ricoperta di tessuto damascato e priva di braccioli. Manet ritrasse Émile Zola seduto verso destra di fronte ad uno scrittoio sul quale sono posati diversi oggetti. Si possono infatti vedere una penna, un calamaio molto decorato, una pipa e molti libri. Zola con le gambe accavallate tiene un libro aperto con la mano sinistra mentre la destra è appoggiata alla gamba in basso. Veste abiti formali e una giacca nera. Lo sguardo dello scrittore inoltre è rivolto oltre il bordo del dipinto, lontano e assume un’espressione profonda e riflessiva.

Dietro lo scrittoio, a destra, vi sono tre tele dipinte mentre a sinistra compare un paravento di seta decorato con rami fioriti.

Interpretazioni e simbologia del Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet

Tutti i particolari che accompagnano il protagonista contribuiscono così a rappresentarne il carattere e gli interessi. Quindi la penna e il calamaio rimandano al mestiere di scrittore.

Per allestire una scenografia adatta a ospitare Zola durante le sedute di posa, l’artista ricostruì l’angolo di uno studio. La riproduzione dell’Olympia, un celebre dipinto di Manet, è posta sulla parete di fondo. Questo dipinto suscitò l’indignazione della critica nel Salon del 1865, ma lo scrittore lo considerava un capolavoro. I due personaggi poi amavano molto l’arte spagnola rappresentata da una stampa che riproduce la Festa di Bacco di Velázquez. Inoltre si può osservare una stampa del pittore Utagawa Kuniaki II che rappresenta un lottatore. L’immagine è un chiaro riferimento al giapponismo che nella secondà metà dell’Ottocento influenzò in modo determinante la pittura in Europa a partire dall’Esposizione Universale del 1867. Infine a sinistra è dipinto un paravento giapponese. Il libro che Zola tiene tra le mani è forse L’Histoire des peintres [Storia dei pittori] di Charles Blanc che Manet consultava abitualmente.

Zola e Manet

Emile Zola già in giovane età si interessò d’arte e di pittura attraverso la sua attivita di critico. Lo scrittore era infatti amico di gioventù del pittore francese postimpressionista Cézanne. Le sue attenzioni inoltre erano dirette verso gli artisti osteggiati dalla critica ufficiale. Zola nel 1866 pubblicò un articolo su La Revue du XXe siècle in favore della pittura di Edouard Manet. L’anno successivo poi tornò a difenderlo in occasione di una mostra personale dell’artista durante L’Esposizione Universale del 1867.

I detrattori di Manet contestavano la sua arte antiaccademica e lo accusavano di non rispettare la tradizione. Invece Zola sostenne il valore innovativo delle opere di Manet chiedendo per lui un posto al Museo del Louvre. Lo scrittore pubblicò il suo scritto sotto forma di opuscolo con la copertina blu. Manet inserì proprio il libretto nel ritratto, posato su un tavolo, come forma di gratitudine verso il letterato. Inoltre fu lo stesso artista che chiese a Zola di posare per ringraziarlo del sostegno e l’ammirazione mostrati nei confronti del suo lavoro.

L’intesa intellettuale tra i due però si deteriorò quando Manet si avvicinò alle suggestioni impressioniste. Zola infatti, legato allo stile realista, finì per rompere i contatti con il pittore.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

L’opera comparve al Salon de Paris del 1868.

Il ritratto dello scrittore francese rimase fino al 1925 nella collezione M. e Mme Emile Zola. Fu infatti lo stesso Manet a darlo in dono a Zola. Nel 1918 la vedova Emile Zola lo mise a disposizione dello Stato francese con vincolo di usufrutto. Le autorità accettarono così la donazione destinando l’opera al Museo del Louvre di Parigi. Nel 1947 terminò il periodo vincolato e l’opera rimase allo stesso museo. Dal 1947 al 1986 fu sempre di proprietà del museo del Louvre ma esposto presso la galleria Jeu de Paume. Infine nel 1986 giunse al Musée d’Orsay di Parigi.

L’artista e la società. La storia del Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet

Manet ritrasse lo scrittore nel suo atelier di rue Guyot. La decisione di ritrarre Zola rappresentò inoltre l’inizio di una solida collaborazione tra i due personaggi nella conquista del successo. Il ritratto è datato 1868 e fu realizzato da Manet all’età di 36 anni. Invece Zola, nato nel 1840, aveva 28 anni.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del Ritratto di Émile Zola di Edouard Manet

Manet utilizzò una trama di pennellate ampie che creano una superficie pittorica uniforme e priva di asperità. Èdouard Manet adottò un taglio realista per descrivere la contemporaneità. Inoltre dipinse spesso soggetti non graditi alla critica ufficiale dal gusto più tradizionale. Inoltre le rappresentazioni risultavano spesso scandalose perché ritraevano ragazze o figure femminili in situazioni di estrema libertà sociale.

La tecnica

Il ritratto dello scrittore francese è un olio ad impasto su tela di 146 x 114 cm.

Il colore e l’illuminazione

L’opera presenta un aspetto molto luminoso determinato dall’attenta gradazione tonale e dai contrasti di luminosità. Nell’insieme prevalgono i toni ocra che Manet utilizzò con leggere variazioni in tutte le parti colorate del dipinto. Le forme poi sono descritte dal contorno risultante dalle nette campiture di colore in contrasto di luminosità. Così il contrasto tra il fondo scuro e l’incarnato chiaro, ritaglia fortemente il viso di Zolà.

I rapporti tra luci e ombre sono intensi e creano una forte nitidezza dell’immagine. Infatti gli oggetti dipinti risultano ben a fuoco e i contorni netti. Inoltre le ombre diventano consistenti e profonde grazie al fatto che sono arricchite da tonalità fredde. Questa scelta crea quindi contrasti di complementarietà tra luci ocra e marrone e ombre blu che intensifica l’atmosfera cromatica.

Lo spazio

La figura dello scrittore si trova in primo piano ed è idealmente collocata nello stesso spazio dell’osservatore. Insieme a Zola poi completano la scenografia la poltroncina dipinta di profilo e lo scrittoio in prospettiva a destra. Lo sfondo è infine collocato nel secondo piano dove si trovano il paravento e le opere.

La composizione e l’inquadratura

Il ritratto è di forma rettangolare sviluppata in altezza. L’inquadratura inoltre permette al protagonista di mostrare tutta la sua figura circondata dalla scenografia dello studio. Lo sfondo è articolato su tre fasce verticali. La prima a sinistra mostra il paravento. Quella centrale poi è occupata dal busto di Zola. Infine quella di destra, più larga, ospita i dipinti. Queste tre fasce inoltre sono progressivamente più larghe a partire da quella di sinistra.

Il gruppo di dipinti crea una composizione basata su linee ortogonali che ordinano e incorniciano le immagini. Sullo scrittoio invece i libri e gli oggetti sono disposti in modo più dinamico. Infatti prevalgono linee oblique orientate verso destra che incrociano le verticali e le orizzontali di altri opuscoli. Al centro il busto di Émile Zola è solidamente costruito sulla verticale mentre le gambe creano una direttrice obliqua. Inoltre insieme alla poltrona rappresentano una base che stabilizza il ritratto.

Infine quasi all’incrocio delle diagonali si trova il testo che tiene in mano lo scrittore. Questa posizione, insieme alla luminosità delle pagine e all’orientamento del libro, lo rende il centro compositivo del dipinto. Infatti in primo piano la struttura compositiva obliqua si muove dal basso a sinistra, con la poltrona, e sale attraverso il libro verso la penna e i testi di destra.

Approfondimento. L’attualità dell’impegno

di Anna Maria Nosotti

Eccolo l’intellettuale militante, lo scrittore impegnato per eccellenza…E l’amico Manet lo rappresenta pacato, ma fiero, tranquillo, ma orgoglioso, con accanto una penna ed un calamaio, per render ancora più evidente il suo impegno e la sua professione: giornalista e
scrittore: Émile Zola. Quest’uomo, figlio di un ingegnere italiano che si era trasferito per lavoro con la famiglia in Francia, può affermare di conoscere per esperienza diretta tutte le classi sociali: borghese di nascita, alla morte del padre fu minatore, studente, per divenire poi giornalista, scrittore, uomo politico. Ecco perchè nei suoi romanzi i personaggi appartengono, parlano, agiscono come avrebbero potuto parlare ed agire nella realtà, quasi senza alcuna apparente finzione narrativa.

La sua vita fu attiva e turbolenta: vari lavori appunto, un matrimonio, un’amante che gli diede due figli, l’impegno politico all’interno del partito socialista. Tra i suoi amici poteva annoverare Cézanne, Manet (appunto), Baille, Alexis. Insomma, fu indubbiamente uno dei protagonisti indiscussi della cultura e della politica francese del secondo ‘800. Aderì alla corrente filosofica del Positivismo, seguendo gli insegnamenti di Taine e Compte e diede l’avvio a quella incredibile ed innovativa corrente letteraria cui diamo il nome di Naturalismo.

Il suo “romanzo sperimentale” segna il passaggio ad un’epoca nuova per la letteratura: ogni suo romanzo desta scalpore, perchè mai si era vista una tale adesione alla realtà in tutte le sue sfaccettature. Attraverso il “canone dell’impersonalità dell’arte”, il romanzo vede via via eclissarsi il narratore onnisciente della tradizione, per lasciar posto ad “un’opera che sembri essersi fatta da sè

Afferma Zola .”il romanziere come lo scienziato deve essere insieme osservatore
e sperimentatore, considera l’arte come una riproduzione oggettiva del reale governata dalle leggi della natura
“ Ed ecco capolavori come Teresa Raquin, L’Assommoir, Germinale Nanà e moltissimi altri, che influenzeranno tutta una schiera di scrittori: primo fra tutti (date le dovute differenze) il nostro Giovanni Verga.

L’impegno politico e sociale di Émile Zola

Ma fu l’impegno politico e la sua capacità di schierarsi apertamente contro quelle che a suo giudizio erano palesi ingiustizie che lo resero unico. Pensiamo all’infame processo Dreyfuss: si tratta di un ufficiale ebreo dell’esercito francese, prima diffamato e poi accusato ingiustamente e condannato per alto tradimento. La famiglia cercò prove per scagionarlo e l’opinione pubblica si divise in due schieramenti: colpevolisti ( antisemiti, reazionari, clericali e nazionalisti) e innocentisti, per lo più socialisti.

E fu a questo punto che Zola, dalla prima pagine del giornale “Aurore”, scrisse quell’incredibile articolo in difesa di Dreyfuss che iniziava con l’ormai proverbiale “J’Accuse…”. Un editoriale in forma di lettera aperta al Presidente della Repubblica, che provocò la riapertura del caso. Dreyfuss fu poi dichiarato innocente, ma 4 anni dopo la morte di Zola. L’espressione “J’Accuse” è entrata nel linguaggio corrente anche della nostra lingua e dai romanzi di Zola sono stati tratti numerosi film di successo. Più attuale di così…

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Bibliografia

  • Gérard Georges Lemaire, Manet, Giunti, Collana: Dossier d’art, 2017, ISBN: 9788809990654

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 5 aprile 2023.

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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Edouard Manet, Ritratto di Émile Zola, sul sito del Musée d’Orsay di Parigi.

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