La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico ritrae una piazza deserta e misteriosa con al centro la statua di Arianna addormentata.

Giorgio de Chirico, La ricompensa dell’indovino, 1913, olio su tela, 135,6 x 180 cm. Philadelphia, Museum of Art

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Indice

Descrizione de La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

In primo piano a destra, la statua che raffigura Arianna dormiente è poggiata sullo spiazzo sabbioso di una piazza, di fronte ad un loggiato completamentein ombra. Nella parte superiore, sulla facciata, si trova un orologio. Un’altra struttura architettonica è dipinta a destra, dove un arco incornicia una parte di paesaggio. Al centro, una torre quadrangolare affianca l’edificio mentre a destra un muro di mattoni chiude la piazza. Dietro il muro poi si intuisce la presenza di un treno a vapore in transito, per via dello sbuffo di fumo che si diffonde dalla ciminiera. Infine, a destra, due palme in controluce si ritagliano contro il cielo turchese. Lunghe ombre scure si proiettano a sinistra.

Interpretazioni e simbologia de La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

The Soothsayer’s Recompense è il titolo in lingua inglese con il quale il dipinto di Giorgio de Chirico è indicato presso il museo di Philadelphia. In italiano, il titolo è tradotto come La ricompensa dell’indovino. Giorgio de Chirico, come in tutte le sue opere, unisce la cultura antica, il mito e la modernità al fine di creare un’atmosfera sospesa e misteriosa. Questo effetto infatti è determinato soprattutto da particolari che sfuggono alla razionalità ed alla presenza di riferimenti spaziali contraddittori che proiettano la scena oltre la lineare sequenza storica degli eventi.

La statua riprodotta nel dipinto somiglia all’Arianna addormentata esposta presso Musei Vaticani di Città del Vaticano. Arianna dormiente, protagonista del mito Classico, è la principessa, figlia del Re di Creta, Minosse, che aiutò il giovane Teseo a sconfiggere il fratellastro Minotauro all’interno del labirinto. I due amanti lasciarono così l’isola su una nave e nel corso del viaggio Teseo abbandonò Arianna sull’isola di Naxos dove la giovane incontrò Dioniso. Gli storici dell’arte ricordano che la figura di Arianna compare in molte opere di de Chirico perché il pittore la considerava simbolo di solitudine e bellezza.

La veduta urbana dipinta da de Chirico è deserta e la statua di Arianna è al centro dello spazio vuoto della piazza. Infatti, non compaiono figure umane e regnano l’immobilità e il silenzio. Invece, oltre il muretto si coglie la presenza di vita grazie al treno in transito. Come in molti dipinti di de Chirico, è presente una condizione enigmatica. Il titolo, infatti, fa riferimento ad un soggetto che non compare nell’opera.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico si trova a Philadelphia custudito presso il Museum of Art con numero d’inventario 1950-134-38. Il dipinto fece parte della collezione di Paul Guillaume di Parigi fino al 30 settembre 1926 quando Guillaume lo vendette alla Galerie à la Vierge Poupine di Bruxelles. René Gaffé, di Bruxelles, lo acquistò quindi nel 1927. Nel 1932 l’artista Marcel Duchamp trattò poi la vendita del dipinto per conto di Louise Arensberg (1879-1953) e Walter C. Arensberg (1878-1954) di Los Angeles. Infine, nel 1950 la The Louise and Walter Arensberg Collection regalò l’opera al Museum of Art di Philadelphia (PMA) insieme a numerose altre opere d’arte. I curatori del museo esposero al pubblico l’opera per la prima volta nel 1954.

L’artista e la società. La storia dell’opera La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico risale al 1913 realizzato quando il pittore aveva circa 25 anni. De Chirico nacque in a Vólos, in Grecia, nel 1888 e morì a Roma nel 1978.

Il dipinto rimase esposto per anni nella casa della famiglia Arensberg ultima proprietaria dell’opera. Il pittore statunitense Philip Guston, importante esponente dell’Espressionismo astratto, fu particolarmente colpito dal dipinto, che vide proprio presso gli Arensberg.

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Lo stile de La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

Giorgio de Chirico è considerato dagli storici dell’arte l’esponente più importante della Pittura Metafica. Dal punto di vista del contenuto e dei temi trattati, le opere di de Chirico attingono ai miti della cultura classica riportando l’attenzione, dopo le sperimentazioni delle Avanguardie, alla tradizione e al passato storico del Mediterraneo. De Chirico realizzò diverse serie caratterizzate dallo stesso soggetto e minime variazioni compositive.

La Ricompensa dell’indovino appartiene alla serie Piazze d’Italia nella quale compaiono piazze solitamente deserte, circondate da colonnati prospettici e una statua enigmatica al centro. Sono presenti spazi vuoti, atmosfere silenziose e la scena sembra pietrificata. La figura umana è raramente presente mentre i protagonisti sono statue e manichini. Le ombre lunghe richiamano poi presenze misteriose.

Sullo sfondo sono presenti elementi che evocano la presenza umana. Lo stile di de Chirico è caratterizzato quindi da una evidente sintesi formale, superfici prive di dettagli e colori accesi. Il chiaroscuro è appena accennato sulla statua mentre le architetture e l’ambiente sono frutto di campiture piatte e tendenti alla sintesi geometrica. Un particolare determinante nelle opere metafisiche di de Chirico è l’uso di prospettive incoerenti, che creano appunto il senso di mistero.

La tecnica de La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico

La ricompensa dell’indovino di Giorgio de Chirico è un dipinto realizzato con impasto di colori ad olio applicati su tela. L’opera misura 135,6 centimetri di altezza e 180 cm di larghezza. De Chirico trasferì il disegno sulla tela attraverso il metodo della quadrettatura.

Il colore e l’illuminazione

Il primo piano è dominato dall’acceso colore ocra del suolo che crea un ambiente caldo insieme ai colori del porticato di destra e della statua. Invece, in profondità, oltre il muro, prevale il blu-turchese del cielo. L’illuminazione riproduce quella di un tardo pomeriggio, come si comprende dalle ombre lunghe che si proiettano verso sinistra. Il colore scuro e terroso delle ombre crea un senso di pesantezza e àncora fortemente le architetture e la statua al suolo della piazza.

Lo spazio

La piazza dipinta da Giorgio de Chirico è limitata a sinistra dal porticato in ombra e a destra dalla struttura architettonica con l’arco. Gli edifici sono semplificati e ridotti a strutture geometriche che, insieme alle ombre che proiettano al suolo, creano lo spazio nel primo piano. Invece, sul fondo a destra, il muro chiude lo spazio visibile. Il treno in transito suggerisce poi la presenza di un paesaggio nascosto oltre il muro.

Il punto di vista a destra sembra coincidere con la metà del passaggio coperto dall’arco mentre a sinistra l’osservatore si trova molto in alto, come si può vedere dalla fuga del monumento. Infine, lo spazio è organizzato attraverso quinte architettoniche, il porticato a sinistra e la struttura a destra. Questa struttura richiama una concezione teatrale dello spazio.

La composizione e l’inquadratura

Il dipinto di de Chirico è di forma rettangolare e la sua inquadratura incornicia il centro della piazza, limitato dagli edifici ai lati. La struttura compositiva è essenziale ed è caraterizzata dai blocchi rettangolari delle architetture. In basso, sono molto evidenti le linee obliqie delle ombre mentre nelle strutture sono presenti soprattutto linee verticali. Invece sul fondo predominano le linee orizzontali del muretto che richiamano quelle del monumento a sinistra.

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Bibliografia

  • Maurizio Calvesi, Gioia Mori, De Chirico, Giunti, Collana: Dossier d’art, ISBN: 9788809760806
  • Chiara Fabi, Maria Fratelli (a cura di), Giorgio De Chirico La scuola dei gladiatori, Skira, collana: Visti da vicino, 2019, ISBN: 885724282, EAN: 9788857242828

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 28 giugno 2023.

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Consulta la pagina dedicata all’opera di Giorgio de Chirico, La ricompensa dell’indovino, sul sito del Museum of Art di Philadelphia.

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