Una sofisticata crittomacchina geometrica dell’erotismo – parte prima

Una sofisticata crittomacchina geometrica dell’erotismo è una lettura alchemica e sottilmente geometrica de La Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco di Albrecht Dürer.

di Gaetano Barbella

Presentazione artistica dell’opera di Albrecht Dürer

«Prova splendida, nitida e ben inchiostrata, stampata in una variante intermedia fra la a e la b, vale a dire che presenta il graffio appena visibile (solo con la lente d’ingrandimento) fra gli zoccoli delle zampe anteriori tipico della primissima tiratura; ed è privo del graffio descritto dalla seconda tiratura che dovrebbe solcare il busto della damigella. La carta è priva di filigrana come accade spesso nei fogli di ridotta dimensione. La conservazione è perfetta, l’opera è completa di tutta la parte incisa al limite interno dell’impronta del rame. L’opera è giovanile ma già mostra la padronanza del mezzo tecnico da parte del Maestro che proprio in questo periodo intuisce le potenzialità dell’arte incisoria sia in termini di libertà inventiva ed espressiva sia come strumento di divulgazione.

La Damigella e il Lanzichenecco rientra nel concetto ben espresso da Panofsky che: “Si può dire senza esagerazione che la storia della pittura rimarrebbe anche se Dürer non avesse mai toccato un pennello o una tavolozza, ma che i primi cinque anni del suo lavoro indipendente come incisore e xilografo furono sufficienti a rivoluzionare le arti grafiche.” (Panofsky, La vita e le opere di Albrecht Dürer) (1)».

Una mirabile e ricordevole incisione su lastra di rame venusiano

Un’avvenente Damigella a cavallo è reduce da un’avventura amorosa dei sensi con il prestante giovanotto armigero, il quale, non si è del tutto messo in ordine nel rivestirsi. Si nota il suo corpetto non del tutto abbottonato e poi più sotto, diremo oggi, con la brachetta aperta. Ecco una certa ouverture di quest’opera düreriana, quasi a sipario chiuso, perchè per gli addetti ai lavori, e qui che gli occhi esperti si concentrano specie quelli di una donna per capire ogni cosa sulla Damigella. Ma anche il suo viso non è del tutto “vestito”…

Ecco il maestro Albrecht Dürer, il vero maestro, che si destreggia nel dar corpo a una minuzia di particolari, quasi fossero i componenti di un’orchestra nell’orchestra della quale tutti amano ascoltarne le sinfonie.

Andiamo avanti. Per quel lanzichenecco si è fatto tardi perché la guerra lo attende per chissà quale battaglia. Due mani frenetiche si intrecciano, quella di lei sulla spalla del biondino per un addio, e quella di lui che trattiene il suo braccio proteso. Tutto d’intorno contribuisce a quest’amorosa intesa dei sensi al suo epilogo; persino il cavallo di lei sembra partecipare da paraninfo, reduce chissà da altre imprese d’amore della sua padrona sul dorso. Una perfetta intesa che sembra trasparire dal suo occhio fisso nel vuoto.

Un’ombra misteriosa

Una barchetta in lontananza nello scenario retrostante la coppia, si associa all’intreccio delle due mani. La virilità di lui è ancora al suo massimo fulgore pronta ad un’altra battaglia erotica, ma non è possibile, mentre la folta piuma del capo di lei sfiora l’alabarda del giovane, simile ad un aureo fruscio d’aria intrisa di “rugiada di maggio“.

Tutto sarebbe bello e ricordevole se non fosse per un’ombra che si cela dietro lo zoccolo anteriore del cavallo, un tristo figuro a malapena visibile. Non sembra umano, mezzo uomo e mezzo animale, ma non si capisce, forse è un drago spuntato da terra. Per contro il lanzichenecco, sempre sul chi va là in guerra, ora è come sbilanciato, apparentemente stabile, ma solo con un piede, e l’altro no perché sembra sfiorare il terreno con la punta.

Ahimé! Ecco un chiaro segno di cedimento che prelude male per l’ardente giovane e forse non gli gioverà l’approccio amoroso appena soddisfatto come non mai, ma è stato la fine del mondo per lui… e costi quel costi. Anche morire poi sul campo di battaglia, ma con il cuore ancora in fiamme d’amore, non farà soffrire tanto. E poi quella barchetta in mezzo al lago, o mare che sia, in lontananza però, incoraggia a non disperare. Sembra una piccola ancora di salvezza che sugella il patto d’amore delle due mani congiunte dal braccio di lei, e l’amore, se pur proteso agli estremi sensi carnali, è vagito di nuova vita oltre la morte.

Bussi pure il Doppelgänger, ma non troverà il germoglio, il frutto dell’amore che pare illecito, ma è volato in cielo. È celato in quella piuma sul capo di lei unito al ferro di lui per essere domani un grande guerriero contro ogni sopruso. Un ferro che non ha rivali quello dei Lanzichenecchi, famosi per la loro crudeltà nei confronti dei popoli combattuti, nonché per la violenza che mostrano contro il nemico.

Un giorno bussa alla porta il Doppelgänger

Può capitare di fare delle cose insolite, a volte riprovevoli, o “condividere” decisioni senza il nostro consenso e non ci spieghiamo come avviene tutto ciò. Molto più avanti nell’età, riflettendovi ci si rende conto che la nostra vita si è svolta in seguito ad una catena di eventi come quelli appena accennati.

L’effetto farfalla

Ma con una sequenza disordinata, e in questa sorta di caos confermare il noto effetto farfalla dei matematici e fisici relativo, appunto alla teoria del caos. Cioè l‘idea che piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema. “Una farfalla batte le ali a Pechino e a New York arriva la pioggia invece del Sole”, per citare una frase a riguardo detta nel film Jurassic Park di Steven Spielberg.

Si sarà capito a cosa alludo con la farfalla a quella grossa piuma intrisa del ferro dell’alabarda del lanzichenecco, sul capo della maliarda che farà da “tappeto volante” per la “Fenice risorgente” del “bambino” di ferro vestito ancora nel suo “uovo”.

Il tappeto volante di Viktor Michajlovi Vasnecov
Illustr. 2: Riproduzione dell’autore del dipinto, “Il tappeto volante”, del 1880 di Viktor Michajlovič Vasnecov: il principe Ivan Carevič trasporta l’uccello di fuoco che ha
catturato.

L’illustr. 2 mostra la riproduzione del dipinto Viktor Michajlovič Vasnecov che si riferisce alla fiaba del Tappeto volante. (2) Un modo fantasioso per immaginare la “Fenice risorgente” del tema düreriano in trattazione.

Il Doppelgänger, il doppio volante

E se l’argomentato “effetto farfalla” avviene nel mondo della materia dell’atomo, allora potrà anche avvenire nel mondo sensibile, per entrare nell’argomento del Doppelgänger, cioè il “doppio viandante”, che un giorno bussa alla nostra porta. E già questa “doppiezza” ci porta alla consapevolezza che si tratta di un essere astrale di doppia natura che va inteso nel senso di “bilocato” e che, tradotto in italiano, vale per “alter ego” o “sosia“.

Si tratta di un doppio ahrimanico che tende ad offuscare la libera coscienza dell’individuo, istillandovi, come un parassita, pensieri ed impulsi all’azione estranei al suo autentico modo di essere.

Ed ecco l’XI ora fatale che improvvisamente scocca prendendoci quasi sempre alla sprovvista, come accadrà per il lanzichenecco che si accomiata dalla struggente Damigella a cavallo concepita dal magico Albrecht Dürer.

La fisica quantistica poi ci spiega, dal canto della materia subatomica, del ruolo fondamentale degli entangled, una sorta di Giano bifronte per trovarvi il nesso con quel “doppio” da cui stare alla larga. Ma quando ci sfiora allora è la nostra vita che in qualche modo cambia gradualmente, se non in modo fatale.

Nel migliore dei casi, essendo disposti ad aspettarci il suo sopraggiungere in qualche modo, se non altro preavvertendolo senza averne la percezione fisica, egli non è diverso per lo stato in cui si trova. Da “bastian contrario” ha svolto la sua parte di svolgere il suo ruolo all’insegna di quella sorta di demone che si cela nella xerigrafia di Albrecht Dürer appena commentata.

Il pegno del Doppelgänger

Il primo giorno dell’impatto con lui – ma egli bussa continuamente -, come un mendico, alla nostra porta ma non lo avvertiamo, e chiede a modo suo una certa “elemosina”. Fra poco, con la storia della xerigrafia di Albrecht Dürer suddetta, scopriremo che chiede la “decima”, ma è prematuro spiegare di che si tratta, tuttavia sia certo che di volta in volta il Doppelgänger si fa pagare, eccome!

Il primo giorno è pieno di boria, presuntuoso e arrogante, ed ha presa facile. Se siamo giovanotti presi dalla vita e attratti dalle belle ragazze, egli è in questa o quella ragazza dalle belle forme molto esposte per stordirci. Naturalmente la cosa vale anche per le ragazze. Ma si può traslare il genere di attrazione per altri infiniti eldoradi del desiderio umano.

Dipende da noi restare in equilibrio, a volte in un bilico difficile da mantenere, come nel casi del lanzichenecco in equilibrio su un solo piede, infine, fra sconfitte e vincite giungiamo all’ora XIma. Ma non c’è da stupirci nel capire che il Doppelgänger, dal suo canto, non sia nel nostro stesso stato pur restando con la sua indole di “bastian contrario”.

Se avessimo orecchie adatte per sentirlo ci accorgiamo che parla sommessamente e in modo frammentario, come fruscii, velate immagini di foto molto sbiadite a vederlo. È come se avesse perso tutta la forza deleteria del passato. Si è ammansito e non fa più tanta paura, quasi ad aver compassione per lui.

Coniunctio oppositorum, spirito e corpo

Ognuno di noi ha in suo “bastian contrario” e va considerato al pari di un compito da svolgere lungo l’arco della vita, per poi giungere da un occulto matrimonio, una ‘“coniunctio oppositorum”, che solo l’alchimia sa spiegare bene. Ma la fede mistica, in modo interiore svolge l’analogo ruolo benefico.

Più da vicino, in termini alchemici, si tratta del matrimonio dello Spirito e il Corpo, il volatile e il fisso in noi che si azzuffavano dilaniandosi. Il problema di questi due principi risiede nella loro mancata integrazione, nella loro separazione. L’alchimista, quindi, non potendo rinunciare né all’uno né all’altro, deve riuscire ad amalgamare e fondere insieme Spirito e Corpo, realizzando, appunto la “coniunctio oppositorum”.

La lotta tra opposti principi

Gli opposti devono prima lottare divorarsi ed uccidersi a vicenda perché la loro unione possa realizzarsi. Questa operazione ha due aspetti, quello di costringere la “terra corporea” e pesante ad elevarsi verso le regioni dello Spirito e quello consistente nell’obbligare lo Spirito ad abbandonare i “cieli filosofici”, ove può spaziare liberamente, costringendolo a discendere nelle regioni più pesanti e condizionate dai vincoli terrestri perché possa vivificare rivitalizzare e “rendere consapevole” il corpo. Si sarà capito ora quanto sia prezioso ma inflessibile, quale “sergente addestratore di marines“, il Doppelgänger! Ed ecco a cosa può servire quel giovane aitante della xerigrafia di Dürer, “La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco“, a far nascere chi lo può fronteggiare e vincere.

Il Doppelgänger

«Il Doppelgänger si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona, più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno o alla bilocazione; descrive anche il fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell’occhio. In leggende e romanzi è un duplicato spettrale o reale di una persona vivente; nel folclore è inoltre descritto come uno spirito incapace di scomparire. In alcune mitologie vedere il proprio Doppelgänger è un presagio di morte, mentre visto da amici o da parenti di una persona può anche portare sfortuna o annunciare il sopraggiungere di una malattia.» Fonte: Wikipedia


(1) SALAMON FINE ART – https://www.salamonfineart.com/files/pubblicazioni/2018_09_26_13_02_07-
(2) Questa fiaba è un motivo popolarissimo in letteratura. Si tratta di un immaginario mezzo di trasporto usato per trasportare rapidamente o istantaneamente persone in luoghi lontani. Spesso viene associato a Le mille e una notte: effettivamente, alcune novelle fanno uso di questa immagine; tuttavia, temi del genere non venivano affatto menzionati nel primo manoscritto, quello che comprendeva le prime 282 notti. Al contrario di quel che si crede, in questa raccolta il motivo è relativamente raro: lo si incontra in diverse versioni non originali di Aladino e la lampada magica. Il soggetto, oltre a comparire nella mitologia persiana ed araba, si ritrova anche nel folklore russo (avventure di Baba Jaga).

Brescia, 18 settembre 2021

Continua la lettura con: La comunicazione oggi e l’informatica occulta. La crittografia – parte seconda

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Dello stesso autore leggi anche: Il mistero dell’animale peloso e la Geometria düreriana

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