Il mistero dell’animale peloso e la Geometria düreriana è una lettura critica che ci permette di avvicinare simboli e segni dell’opera di Albrecht Dürer.
Pagina aggiornata il: 24 settembre 2021. Torna a visitarci e troverai nuovi contenuti.
A cura di Gaetano Barbella
Il mistero dell’animale peloso sulla picca
È comprensibile che il visitatore delle opere d’arte del maestro Albrecht Dürer (1471-1528), in particolare i suoi bulini, sia instradato per una comprensione adatta per i profani. Ed è ciò che si è cercato di fare in molti saggi pubblicati sul web in merito al bulino Il cavaliere, la morte e il diavolo. Ottimi lavori critici in molti casi, tali da cogliere scrupolosamente tutti quei particolare, fra simboli e segni, e poi correlandoli alle opportune significazioni, ma il visitatore attento non mancherà di rilevare nel bulino anzidetto un particolare curioso al quale non sa dare risposta. Eppure è lì quasi a voler dire qualcosa d’importante, e potrebbe essere la stessa situazione di tutti coloro che hanno commentato l’opera in questione che, non sapendo come spiegarlo hanno preferito ignorarlo. Forse anche ritenendolo irrilevante, cosa che non è affatto.
Sto parlando del vistoso trofeo a guisa di una sorta di animale peloso infilato nella picca del Cavaliere. Come si può spiegare?
Rilevo purtroppo che la critica d’arte, nel caso di Albrecht Dürer, se da un lato riconosce in alcune sue opere – mettiamo – a bulino, come Melencolia I, una chiara impostazione sulla linea dell’Alchimia, dall’altro lato in molte altre opere, quasi tutte, questo è trascurato, come nel caso ora in esame, Il cavaliere, la morte e il diavolo. E guarda caso, proprio quel particolare del presunto animale peloso infilzato dalla picca del Cavaliere ne costituisce la chiave di volta.
Il ghiro sulla picca
Si tratta di un ghiro un animale “dormiglione” per eccellenza, non c’è altra spiegazione.
Il ghiro è un animale notturno, proprio come volpi, cervi, tassi e tanti altri. Questo mammifero appartiene alla classe dei roditori, di cui rappresenta uno degli esemplari più antichi esistenti sulla Terra. È della famiglia dei Gliridi, specie Glis. È un animale piccolo, non supera i 30 cm di lunghezza, e il suo aspetto è molto simile a quello dello scoiattolo. Questo termine difatti è diventato sinonimo di “dormiglione”, proprio perché il ghiro va in letargo per molti mesi e anche di giorno ama stare rintanato nel suo rifugio.
Di qui, una volta saputo questa spiegazione su quell’animale peloso infilzato dalla picca del Cavaliere, non è difficile vedere l’opera in questione in un’altra ottica per percepire una certa antifona sul ruolo importante del Cavaliere nel contesto del tema sviluppato da Albrecht Dürer, alchimista però.
La morte iniziatica
Punto e daccapo perciò, e via tutte le ragioni di carattere filosofico fornite dai commentatori del bulino “Il cavaliere, la morte e il diavolo” di Albrecht Dürer . Perché? Perché il ghiro le elimina tutte non trovando nessi su tutte le ragioni edotte.
Allora va chiarito senza tema di smentite, che il tema si incentra sull’opera intrapresa dall’alchimista che si dispone all’iniziazione, cosa che comporta la cosiddetta “Morte Iniziatica“, appunto. Ed ecco la spiegazione della presenza del ghiro messo fuori causa dalla picca del cavaliere, come a significare chiaramente che NON SI DORME PIÙ. Egli è preso nel vortice della discesa inferica come un morto a tutti gli effetti.
I Rosacroce definiscono questa situazione con l’acronimo V.I.T.R.I.O.L. espresso in lingua latina, cioè «Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem», che significa «Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta». Il resto degli elementi allegorici presenti nell’opera in osservazione completa la spiegazione su cui si può far luce consultando in proposito, su Internet le nozioni di Alchimia.
La geometria düreriana
Ma c’è di più di ciò che Albrecht Dürer cerca di far configurare dall’opera in questione, cioè un certo mondo sommerso e per questo subentra la sua inclinazione per la geometria che lascia trapelare da alcuni elementi che vi risaltano, “personaggi” posti lungo una strada che essi indicano, a cominciare dalla sua firma.
Risaltano infatti le varie linee descritte dalla picca del cavaliere e l’alabarda della morte, dalla spada e dalla clessidra in linea verticale congiunta allo zoccolo del cavallo “segnatempo” della morte e da punti di riferimento della stessa clessidra e dal logo di Dürer particolarmente inclinato.
Si forma così un reticolo di strade, come si vede nell’illustrazione in copertina, cosa che oggi possiamo chiamare algoritmo, ma era noto già nel passato, nel IX secolo d.C..
Un algoritmo è una strategia che serve per risolvere un problema ed è costituito da una sequenza finita di operazioni (dette anche istruzioni), e consente di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe. Dürer, da buon matematico, conosceva l’algoritmo perché questo termine deriva dalla trascrizione latina (algorithmus) del nome del matematico persiano al-Khwarizmi, vissuto nel IX secolo d.C., che è considerato uno dei primi autori ad aver fatto riferimento a questo concetto scrivendo il libro Regole di ripristino e riduzione.
L’algoritmo düreriano
Illustro ora la procedura per disegnare il grafico della geometria dureriana accennata in precedenza, espressa nell’illustr. 2, volta allo scopo di concepire il pentagramma o pentalpha, il segno dell’iniziazione alchemica.
- Si traccia la linea AB lungo la picca del cavaliere.
- Si traccia la linea CD lungo la spada del cavaliere. Questa linea intersega la linea AB precedente nel punto O.
- Si traccia la linea ENG lungo l’alabarda del diavolo. Quest’altra linea intersega la linea della spada CD nel punto F.
- Si traccia la linea verticale HL passante per l’asse della clessidra. Si intercetta così il punto I della linea CD della spada del cavaliere.
- Si traccia la linea MN passante per l’asse del logo nel punto Q fino a congiungersi col punto estremo N dell’alabarda del diavolo (apparente perché prosegue).
- Si traccia la linea RS passante per Q del logo fino a intercettare il punto O d’incontro delle due linee AB e CD.
- Con centro in O si traccia un cerchio con un compasso e si intercettano i punti T e U delle linee AB ed RS. Con T, I, e U abbiamo così tracciato le prime tre cuspidi di un pentagramma.
- Per ottenere le restanti due cuspidi si traccia il cerchio interno del pentagramma tangente a V intermedio tra T e U.
- A questo punto non resta che tracciare la prima retta iniziando da T in tagenza col cerchio interno per rintracciare il punto K della prima cuspide mancante.
- Infine si fa l’analoga operazione partendo dalla cuspide opposta U per ottenere la seconda cuspide Z mancante e il pentagramma è fatto.
Il pentalpha fiammeggiante
Nei suoi studi Pitagora (572- 497 a .C.) fece rivivere la scienza della «Parola» ovvero il potere del suono. Rese una scienza esatta lo studio del suono che dall’Ente supremo si muove attraverso caratteristiche metafisiche.
Con lo studio sugli intervalli sonori (ottave) penetrò le forme armoniche (toni) fino al suono silenzioso. Ridusse a valori matematici i rapporti sonori tra masse planetarie e sistema solare concependo i rapporti con la struttura dell’uomo in quelle che vennero definite le Leggi dell’Armonica. Il rettangolo, avente i lati che rispettano la proporzione aurea, è detto rettangolo aureo ed esso si può originare tantissime volte nel cosiddetto Pentalfa.
Pentalpha significa “cinque alfa”, ossia cinque principi.
Il Pentagramma, simbolo dei pitagorici, conteneva una parola che corrisponde a “sta bene” che per i greci significava vita e salute. Con una figura umana inscritta al suo interno i cui arti toccano la circonferenza (detta di Agrippa), rappresenta il microcosmo umano e i cinque centri di forza del corpo.
La Stella a 5 punte è anche chiamata Stella dei Magi, in ossequio al segno di potenza e di luce che illumina il cammino spirituale; per questo motivo viene messa sul presepio e sull’albero di Natale.
Gli Architetti medievali che costruirono le Cattedrali Gotiche ravvisavano nel pentalfa il valore numerico del Numero d’Oro (1,618) con cui nelle costruzioni stabilivano il rapporto di 3 a 5.
Le proporzioni del Numero d’Oro si ritrovano in tutto ciò che nell’uomo crea una sensazione di armonia e di bellezza e la loro utilizzazione è di grande fecondità. Questo segno dinamico della Natura e dell’Uomo, però, non tocca i “piani superiori”. Solo i cerchi che se ne dipartono, tracciati dal “Compasso dello Spirito”, permettono di giungervi.
« … la Stella Fiammeggiante è il centro da cui s’irradia la vera luce». – Guillemai de Saint Victor
Brescia, 9 settembre 2021
Le opere
Il cavaliere, la morte e il diavolo di Albrecht Dürer
Albrecht Dürer, Il cavaliere, la morte e il diavolo, 1513, incisione a bulino su lastra di rame, 24 x 19 cm (15 x 10 cm). Berlino, Staatliche Museen
Di questa stampa calcografica esistono diverse copie nei musei del mondo. L’opera a bulino incisa su rame di 24,5 centimetri di altezza e 18,8 cm di larghezza, siglata e datata al 1513 e conservata nella Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe è tra le migliori copie esistenti.
Continua la lettura e Consulta la scheda dell’opera…
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Bibliografia
- Heinrich Wölfflin, Albrecht Dürer, 1987; 2015, Salerno Collana: Profili, EAN: 9788885026964
- Maurizio Calvesi, La melanconia di Albrecht Durer, Einaudi, 1993, ISBN-10 8806126865 ISBN-13 978-8806126865
- Louis Barmont, L’esoterismo di Albrecht Dürer. «La Melancolia», Luni Editrice, 2013, ISBN-108874350279 ISBN-13 978-8874350278
- Costantino Porcu (a cura di), Dürer, Rizzoli, Milano 2004
- Giovanni M. Fara, Albrecht Dürer. Originali, copie e derivazioni, 2007, Olschki, Collana: Gabinetto dis. stampe Uffizi. Catal., EAN: 9788822256416
- Rodolfo Papa, Dürer, 8 febbraio 2017, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, EAN: 9788809991583
- Chiara Casarin (a cura di), Albrecht Dürer. La collezione Remondini, Marsilio, Cataloghi, 1° ed. 2019, 978-88-297-0213-8
Link esterni
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Albrecht Dürer , Il cavaliere, la morte e il diavolo, sul sito della Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe.
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