Albrecht Dürer genio di un’arte grafica occulta

Albrecht Dürer genio di un’arte grafica occulta propone una lettura alchemica di una nota incisione del Maestro di Norimberga.

di Gaetano Barbella

La mappa personalizzata dell’informatica

Mappa personalizzata in informatica
Mappa personalizzata in informatica

In informatica c’è una distinzione fra crittografia mappale normale, chiamata semplicemente mappa e crittografia mappale personalizzata. Nel caso della xerigrafia “La Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco” – mettiamo – l’illustr. 1 corrisponde alla crittografia mappale normale o semplicemente mappa. Ma quella elaborata col criterio della geometria düreriana, che fra poco mostrerò, corrisponde alla crittografia mappa personalizzata. Come si vede si parla con una stessa lingua, almeno in partenza.

Traggo sito Microsoft / Supporto Tecnico queste brevi note essenziali in merito.

È possibile usare Power Map per esplorare i dati con qualsiasi tipo di mappa creando o importando una mappa personalizzata. Ad esempio, è possibile creare una mappa personalizzata per mostrare il traffico per le tratte di trasporto, come quelle su quest’isola fittizia.

A tale scopo è necessario avere:

  1. Un’immagine nel formato di file JPG, BMP o PNG. Ad esempio, un’immagine di una planimetria piano o una mappa dei percorsi del trasporto pubblico.
  2. Dati correlati all’immagine che Power Map può tracciare sulla mappa personalizzata usando un sistema di coordinate XY.
  3. Suggerimento: se non si dispone ancora di dati X e Y, provare a usare Microsoft Paint per registrare la posizione dei pixel degli elementi nell’immagine e immettere questi dati nelle colonne X e Y del foglio di lavoro. A questo subentra serve capire come viene tradotto in termini informatici in modo organizzato le istruzioni necessarie per lo svolgimento del suddetto traffico per le tratte di trasporto, come quelle su quest’isola fittizia. E qui subentrano procedure che vi si conformano e che rientrano nei cosiddetti algoritmi.

Cos’è un algoritmo

Un algoritmo è una sequenza di istruzioni (procedura) per risolvere un problema o raggiungere un determinato obiettivo.

Esempio di algoritmo

  • Metti l’acqua nella pentola
  • Metti un cucchiaio di sale nella pentola
  • Accendi il fornello della cucina
  • Metti la pentola sul fornello
  • Quando bolle l’acqua metti la pasta nella pentola
  • Dopo 10 minuti spegni il fornello

Perché si chiama algoritmo?

Il nome “algoritmo” deriva dal matematico arabo Mohammed Ibn Musa Al-Khwarizmi, autore di un testo di algebra del IX secolo d.C. sul sistema di numerazione indo-arabico. In Europa l’opera viene tradotta in latino con il titolo “algoritmi de numero Indorum” e da questo ha origine la parola “algoritmo”. Da Al-Khwarizmi deriva anche il termine “algebra”.

Come funziona un algoritmo

Le istruzioni sono poste in sequenza, l’una dopo l’altra.
Devono essere eseguite esattamente nell’ordine in cui compaiono.
Nella sequenza dei passi di un algoritmo sono presenti anche le regole operative condizionali che, a seconda della circostanza o di una scelta, indicano all’esecutore come comportarsi.
Esempio. Il passo “quando bolle l’acqua metti la pasta nella pentola.” condiziona l’operazione ( metti la pasta nella pentola ) a un evento preciso (l’acqua bolle). E’ un chiaro esempio di regola condizionale.
Perché le istruzioni dell’algoritmo sono scritte in linguaggio naturale?
Le istruzioni dell’algoritmo sono espresse in linguaggio naturale, perché devono essere facilmente comprensibili per la persona che dovrà eseguirlo.

Come rappresentare un algoritmo

L’algoritmo può essere rappresentato in due modi diversi:
1 una lista di operazioni
2 un diagramma di flusso ( flow chart ).
La lista di operazioni
La lista è una rappresentazione valida soltanto se la sequenza dei passi è molto semplice.
E’ semplicemente una sequenza ordinata di operazioni da compiere in base all’esempio citato in precedenza, cioè:

Rappresentazione di un algoritmo
Rappresentazione di un algoritmo

Tuttavia, quando il problema da risolvere è complesso, le operazioni da compiere sono spesso condizionate da regole condizionali. In questi casi è preferibile rappresentare l’algoritmo con un diagramma di flusso (flow chart). Il flusso comincia dall’alto e procede verso il basso. Nel flow chart tutte le operazioni sono scritte dentro i blocchi. Vedremo che l’algoritmo applicato al caso della xerigrafia di Albrecht Durer “La Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco“, tradotto in operazioni geometriche, è complesso con un diagramma di flusso piuttosto nutrito.

Non resta ora che entrare nel merito della crittografia geometrica düreriana della xerigrafia “La Damigella sul cavallo e il Lanzichenecco“, che vale per una crittografia mappale personalizzata dell’informatica.

Una sofisticata crittomacchina geometrica dell’erotismo

Geometria düreriana, La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco di Albrecht Dürer
Geometria düreriana, La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco di Albrecht Dürer

Nel capitolo La mappa personalizzata dell’informatica si è parlato dell’algoritmo che è una sequenza di istruzioni (procedura) per risolvere un problema o raggiungere un determinato obiettivo. E nel caso della xerigrafia “La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco”, l’algoritmo è rappresentato sull’immagine dell’illustr. 4, che fa da crittografia mappale personalizzata, con una serie di istruzioni riferite ai diversi tracciati geometrici. Vedremo di volta in volta le implicazioni che vi derivano nella comprensione dell’opera di Dürer in esame.

Per iniziare è utile avere sott’occhio come promemoria l’esempio dell’algoritmo descritto nel suddetto capitolo menzionato.

  • Metti l’acqua nella pentola
  • Metti un cucchiaio di sale nella pentola
  • Accendi il fornello della cucina
  • Metti la pentola sul fornello
  • Quando bolle l’acqua metti la pasta nella pentola
  • Dopo 10 minuti spegni il fornello

Di seguito poi saranno descritte le varie operazioni, espresse in termini geometrici, nella xerigrafia in esame.

Capita nei casi complessi che ogni voce del suddetto elenco è racchiuso in un rettangolo e viene chiamato “blocco”, cosa che vale anche per il “flow chart” (diagramma di flusso) della xerigrafia di Dürer in trattazione (ma senza configurare il rettangolo che li racchiude).

Il flow chart della xerigrafia “La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco”

Illustr. 5: Albrecht Dürer. "La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco". Partic.: L'esattore della "decima".
Illustr. 5: Albrecht Dürer. “La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco”. Partic.: L’esattore della “decima”.

Ed ecco il “flow chart”, ovvero l’elenco delle operazioni della crittografia della xerigrafia “La Damigella a cavallo e il Lanzichenecco”, da considerare al pari dei blocchi dell’algoritmo relativo che lasciano intravedere una sofisticata crittomacchina geometrica del sesso, come si vedrà.

  1. Si tracciano le seguenti linee:
  2. La linea AB che passa per l’alabarda del lanzichenecco.
  3. La linea CD che passa per la spada del lanzichenecco nel punto E del pomo. Intersega nel puntoF la linea AB.
  4. La linea GH verticale iniziando dal punto H, intermedio del logo di Dürer. Intersega la linea CD nel punto I.
  5. La linea LM che combacia con l’estremo limite dello specchio d’acqua. Intersega le linee GH e AB, nell’ordine nei punti N e Q.
  6. La linea IP che da I si congiunge con uno dei tre puntini segnati sulla lama dell’alabarda. Intersega la linea LM nel punto Q.
  7. La linea FN che congiunge il punto F della linea CD con il punto N della linea LM.
  8. La linea RQ che passa per l’albero della barca, ed è la conferma del punto Q determinato in precedenza.
  9. Si tracciano le seguenti due circonferenze che si incentrano nel punto I:
  10. La prima passa per il punto S. Intersega la linea verticale GH nel punto T.
  11. La seconda, che è interna a quella precedente e passa per il punto N posto sulla linea verticale GH.
  12. Si procede a disegnare il decagramma (un poligono stellato a dieci cuspidi) ricercato, segnato nell’illustr. 1, iniziando da punto T della circonferenza esterna del § 9. Ogni lato del decagramma è tangente alla circonferenza interna del § 10.
  13. Il decagramma segnala questi riscontri:
  14. La linea tratteggiata verticale UZ, che collega il punto U della piuma della Damigella con il punto O della scarpa del Lanzichenecco, mette in relazione il punto V della sua mano, con il punto E dell’estremità dell’impugnatura della sua spada, con il punto Y del suo pene e col punto K, comune dello zoccolo del cavallo e del decagramma.
  15. La linea tratteggiata OH, che collega il punto O, incrocio delle linee LM ed AB, trova relazione con il punto K, comune dello zoccolo del cavallo e del decagramma.
  16. La linea TT1, un raggio del decagramma, mette in relazione le labbra della Damigella con quella del Lanzichenecco come se volessero baciarsi, presi dall’intenso desiderio erotico. Ancor più trattandosi di commiato. Prova ne è la seconda linea tratteggiata parallela adiacente che lega i loro due nasi, sedi dell’olfatto legato al senso dell’erotismo.
  17. In alto prendono parte, a questo idillio erotico dei due, lo sfiorare della folta piuma sul capo della Damigella con la lama dell’alabarda del Lanzichenecco.
  18. La zampa sollevata anteriore del cavallo, dà il via libera a una strana figura retrostante dal volto oscuro. I suo profilo sembra quello di un uomo, chi può essere? Non c’è altra spiegazione per capire che si tratta dell'”esattore” occulto della “decima” segnata dal decagramma. Per altro vi fa riscontro la postura anomala del lanzichenecco, che da un lato e tutto irrigidito quasi spasmodicamente nel proiettarsi verso la compiacente damigella che lo accarezza quasi ponendogli la mano sulla spalla, e dall’altro è sbilanciato poiché il piede destro sfiora il terreno con la punta. La profferta erotica della maliarda gli costerà caro perché il piede istabile è come aprire la porta a quel tristo figuro tenebroso dietro il cavallo per farlo entrare per esigere la “decima”. L’aspetto è di doppia natura. di grosso serpente e uomo con il capo avvolto da una folta capigliatura. (illustr. 5) Quasi a confonderlo con un Gran Signore del mondo sommerso dell’astrale, giusto il famigerato Doppelgänger.

La “decima” e i due piedi instabili del Lanzichenecco

Al blocco 17 dell’elenco del capitolo precedente viene detto:

«Per altro vi fa riscontro la postura anomala del lanzichenecco, che da un lato e tutto irrigidito quasi spasmodicamente nel proiettarsi verso la compiacente damigella che lo accarezza quasi ponendogli la mano sulla spalla, e dall’altro è sbilanciato poiché il piede destro sfiora il terreno con la punta. La profferta erotica della maliarda gli costerà caro perché il piede instabile vale come aprire la porta a quel tristo figuro tenebroso dietro il cavallo per farlo entrare ed esigere la “decima”.»

Albrecht Dürer ha eseguito un’altra significativa xilografia che ha a che fare con la postura anomala del lanzichenecco, “Penitenza del figliol prodigo“. In quest’opera il figliol prodigo, che per penitenza deve badare ai porci, ha una postura ancora più instabile di quella del lanzichenecco.

Illustr. 6: Albrecht Dürer. "penitenza del figliul prodigo". Particolare.
Illustr. 6: Albrecht Dürer. “penitenza del figliul prodigo”. Particolare.

Notare il porcaro nel “figliol prodigo” evangelico (illustr. 6), sembra normale la sua postura con quel ginocchio della gamba sinistra che sopravanza l’altra destra? È ASSOLUTAMENTE ANOMALA. Ci si provi ad imitarla e si riscontrerà con sorpresa che è quasi impossibile assumerla, tale da giungere ad una sensazione di slogatura dell’anca.

A questo poi si aggiunge che l’equilibrio viene meno e sarà impossibile tenere le mani unite per imitare il “figliol prodigo” con la preghiera e con l’attenzione verso la chiesa in lontananza, così com’è stato rappresentato. E allora sorge l’ammirazione verso la genialità di Albrecht Dürer nell’essere riuscito, con la scena in questione, ad aver rappresentato in immagine l’esito della misteriosa biblica “lotta di Giacobbe” che gli valse il nuovo nome di Istraele, ma a costo della rottura dell’anca, cioè l’azzoppatura.

La lettura esoterica dell’opera di Albrecht Dürer

Ma occorre il soccorso dell’Alchimia per far luce sul mistero di questa “lotta”.
Dicono gli alchimisti, “Visita Interiora Terrae (et) Rectificando Invenies Occultum Lapidem” che tradotto significa: “Visita l’interno della Terra e rettificando troverai la pietra nascosta”.

Se ne è parlato all’inizio. È la discesa nel profondo – come nelle viscere della Terra – alla ricerca delle nostre impurità e i nostri vizi, è la fase più lunga, faticosa ed importante del processo, in quanto necessita la distruzione (figurata) di noi stessi per rinascere e passare alla fase successiva.

Ecco cosa si proponeva di fare Giacobbe nell’affrontare le forze dell’Astrale (Dio e gli uomini) avverse. “Rettificando troverai la pietra nascosta”, cioè correggendoti ed accettandoti arriverai alla conoscenza del Tutto e ti eleverai a “pietra preziosa”, quella pietra che è in ognuno di noi.

Su “Dio e gli uomini“, Albrecht Durer ci fa toccare con mano questo concetto nel proporre la scena del “figliol prodigo” che “prega con mani giunte” ma che è una cosa impossibile fare a causa della strana postura. Vale riflettere sul paradosso scenico di un porcaro che deve badare ai porci e nel contempo pensare alle cose di Dio! Come a tentare di “amare Mammona e Dio” contemporaneamente. Ecco questo è l’impossibile situazione in cui si trova l’alchimista, ma anche il mistico, nel tentare di imitare il “figliol prodigo”. Ed ecco anche il quadro di “Dio e gli uomini” che affrontò Giacobbe.

Coniunctio oppositorum, Dio e gli uomini, Giacobbe e l’angelo

Dio e gli uomini“, quale segno di sublimazione alchemica, rappresenta l’azione dello spirito sulla materia. Tuttavia il solido legame che la unisce alla pietra – Giacobbe che trattiene saldamente l'”angelo” -, lascia intendere che questa, nel trattenerla, incide nel processo con la sua azione specifica, la forza di gravità, propria della materia. È ben chiaro così che venendo meno questa forza, il prodotto della sublimazione s’invola, vanificando così il lavoro dell’alchimista, e questo non ha senso che avvenga, per Giacobbe naturalmente, che è l’alchimista ma anche pietra. Ecco lo scopo del legame che unisce i due.

In alchimia questa unione viene detta «coniunctio oppositorum». Gli opposti devono prima lottare divorarsi ed uccidersi a vicenda perché la loro unione possa realizzarsi. Infatti la rottura dell’anca questo vuole simboleggare, cioè il vecchio legame, il vecchio Giacobbe che da “nuovo” ha un altro nome, Israele.

Si capisce ora lo stretto legame della xilografia “La morte e il lanzichenecco” con quella del “Cavaliere, la morte e il diavolo” di cui si è parlato all’inizio, dai risvolti alchemici.

L’Appeso dei tarocchi

Illustr. 7: L'appeso dei Tarocchi.
Illustr. 7: L’appeso dei Tarocchi.

Un altro esempio sulla postura anomala del lanzichenecco ci viene dalla carta del mazzo dei Tarocchi, quella dell’Appeso. (illustr. 7) In alchimia è noto anche come il Sale della Terra ed è teso a simboleggiare l’inizio di una nuova fase dell’evoluzione. Si tratta della dodicesima fase che riguarda la separazione del corpo e conduce all’apertura dell’inconscio.

Anche in questo caso ritroviamo la simbologia Sale/corpo, Zolfo/anima, Mercurio/spirito.
Le braccia dell’uomo sono legate dietro la schiena e formano con il tronco un ulteriore triangolo rovesciato, che dà l’impressione di doversi incastrare da un momento all’altro esattamente nel fondo dell’altro triangolo maggiore che lo contiene. La gamba libera dell’Appeso è piegata dietro l’altra e forma una croce, che viene a poggiare sul triangolo corporeo. Per cui il corpo tutto dell’Appeso compone il segno alchemico del compimento della Grande Opera. (triangolo rovesciato sormontato da una croce)

Le braccia strette attorno alla vita sostengono due sacchetti dai quali scivolano 12 monete d’oro che si sparpagliano al suolo.

La posizione del personaggio raffigurato serve a indicare il suo distacco dalle cose materiali e la ricerca della realtà spirituale, unica cosa che sostiene il suo corpo. Le mani legate dietro al corpo indicano impotenza materiale.

Il feeling della Damigella con il Lanzichenecco L’olfatto nelle donne

Al blocco 15 dell’elenco del capitolo precedente viene detto:

«La linea TT1, un raggio del decagramma, mette in relazione le labbra della Damigella con quella del Lanzichenecco come se volessero baciarsi, presi dall’intenso desiderio erotico. Ancor più poiché è un commiato. Prova ne è la seconda linea tratteggiata parallela adiacente che lega i loro due nasi, sedi dell’olfatto legato al senso dell’erotismo.»

Eppure è così l’’olfatto femminile è infatti più sviluppato di quello maschile. Ma per quale motivo?

« Un gruppo di ricercatori dell’Università di Rio de Janeiro ha scoperto che la differenza è legata alla diversità delle aree cerebrali coinvolte nei meccanismi dell’olfatto negli uomini e nelle donne.

Per giungere a questa conclusione, i ricercatori hanno analizzato i cervelli di 18 cadaveri, 7 uomini e 11 donne con un’età compresa fra i 55 e i 94 anni. Dai risultati è emerso che le donne hanno 6,9 milioni di neuroni nel bulbo olfattivo contro i 3,5 milioni degli uomini. Alla base della maggiore sensibilità femminile per gli odori, dunque, vi sarebbe la diversa quantità di questi neuroni.

Un’altra ricerca apparsa su Science rivela l’estrema versatilità e potenza del nostro naso, in grado di riconoscere mille miliardi di odori. »

Ed ancora: « Una recente ricerca mette in luce che le donne hanno in media il 43% di cellule in più rispetto agli uomini nella regione cerebrale del bulbo olfattivo.

Le persone mostrano una grande variabilità individuale nella capacità di identificare profumi e odori e, generalmente, le donne sembrano avere più naso degli uomini, dimostrando maggiore sensibilità in molti test olfattivi.

Precedenti studi, che hanno indagato le radici biologiche della maggiore sensibilità olfattiva del sesso femminile, hanno usato metodi di imaging insoddisfacenti che hanno dato risultati grossolani e controversi, lasciando senza risposta la questione se le differenze di sensibilità olfattiva hanno radici biologiche o se rappresentino un mero sottoprodotto delle differenze sociali e cognitive tra i generi.

Il frazionatore isotropo, una tecnica veloce e affidabile, sviluppata da un gruppo di ricercatori dell’Universida de Federal do Rio de Janeiro, misura il numero assoluto di cellule in una data struttura cerebrale, in questo caso quelle del bulbo olfattivo, che è la prima regione del cervello a ricevere le informazioni olfattive catturate dalle narici.

L’olfatto sessuale

«Gli esseri umani, come anche altri mammiferi, presentano un secondo organo nasale, distinto dall’epitelio olfattivo principale, che viene ribattezzato “naso sessuale” o “organo vomeronasale”. Il compito di questo organo è di rilevare alcune sostanze chimiche come i feromoni, che sono in grado di influenzare le reazioni sessuali, riproduttive e sociali di un individuo. Spesso queste sostanze vengono rilasciate da femmine di una particolare specie e finiscono per attivare, come nel caso dei topi, una risposta pressoché innata da parte dei maschi. Alcuni test di laboratorio hanno consentito di verificare che animali vergini, privati dei neuroni di questo organo, perdono la capacità di accoppiarsi. Le ricerche hanno evidenziato che i neuroni del sistema vomeronasale spediscono i loro impulsi in una zona del cervello (di controllo delle risposte emotive e dei comportamenti innati) diversa da quella ricevente i segnali dell’epitelio olfattivo (corteccia olfattiva).» Fonte: Wikipedia

Ed ancora: « All’interno del cervello umano, vicino alla parte superiore del naso c’è una caratteristica anatomica che ci dà motivo di credere che esistano i feromoni umani: l’organo vomeronasale. La sua funzione è sconosciuta, ma nei primati subumani, questa è l’area in cui i feromoni agiscono per aumentare le possibilità di procreazione. […] Quando eseguiamo un’azione più o meno faticosa, sudiamo attraverso le ghiandole endocrine. Ma quando siamo imbarazzati o eccitati sessualmente, sudiamo attraverso le ghiandole apocrine che rilasciano steroidi ad alta densità sotto le braccia e intorno ai genitali; il loro ruolo è sconosciuto. Nei primati subumani, le stesse ghiandole apocrine rilasciano feromoni.
Altre ricerche condotte dal Dr. Hirsch hanno dimostrato che il collegamento tra l’olfatto e la risposta sessuale è verosimile. In uno dei suoi studi è emerso che il 17% dei suoi pazienti con deficit olfattivi ha sviluppato una qualche disfunzione sessuale. » Fonte: Wikipedia

Il Bagno delle Donne di Albrecht Dürer

Ma ad Albrecht Dürer, come a tutti nel passato era nota questa peculiarità femminile, peraltro corrispondente negli uomini e sono numerose le opere che lui ha fatto in cui il tema della sessualità fa leva su questa dote olfattiva. Prova ne è “Bagno delle Donne“. opera a penna, 231 x 226 cm, 1496 – (Kunsthalle (Bremen, Germany) che mostro con l’illustr. 8. Vediamo infatti che le tre vie alchemiche che ho segnato in blu, passano per i nasi delle donne, compreso la linea dei due putti che rappresentano i due principi (o “sali”) solare e lunare. Il risultato dell’opera confluisce nel rubinetto a destra: è il “terzo sale”, quello che più conta in alchimia.

Bagno delle Donne di Albrecht Dürer
Illustr. 8: Bagno delle Donne di Albrecht Dürer – Geometria Düreriana. Le linee dell’olfatto, la fonte del sesso. I due putti e le tre vie dell’alchimia sessuale: in alto da destra la Nigredo; accanto l’Albedo; sotto la Rubedo. Le due donne in basso: da destra la Leonessa rossa, la vecchia regina; accanto la giovane Leonessa verde. Sulla sinistra l’Iniziato all’opera alchemica .

Ma è lo stesso di ciò che manipola uno dei due putti e che poi confluisce nel “cesto” al centro a rappresentare il logo di Albrecht Dürer. E contemporaneamente si apre la “porta dei Misteri” appena socchiusa in alto a sinistra. Con i colori si distinguono le fasi dell’Opera alchemica: col nero la Nigredo; col bianco l’Albedo (si nota la donna rivolta in alto); col rosso la Rubedo. In basso a destra la vecchia Regina rossa in declino (il Sole al tramonto) e accanto colei che la sostituirà, la verde del Sole sorgente.

Nell’alchimia consueta sono il Leone rosso e il Leone verde. Il Leone Verde è l’aspetto divorante e dissolvente dell’anima, che rende di nuovo inconsapevoli di tutto ciò che si era compreso o percepito. Il Leone Verde è giovane e rappresenta l’alba e il Leone Rosso, il vecchio e malato rappresenta il tramonto. Sulla destra è rappresentato il forno dell’atanor e sotto il vaso del prodotto finale, i due elisir di lunga vita dell’oro e dell’argento.

Brescia, 18 settembre 2021

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