Arte e Nazismo descrive le caratteristiche e le linee guida dettate dai teorici del Regime che imposero il rispetto di canoni classici e celebrativi.
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Le influenze del passato nell’arte nella Germania nazista
In molte opere realizzate nel periodo del Nazionalsocialismo sono presenti aspetti che riguardano la costruzione dell’ideale politico nel futuro del Regime in Germania e nei territori occupati. Infatti in molti dipinti e sculture ufficiali è evidente l’intento di esplicitare ideali politici, sociali e razziali in modo prevalente. I teorici dello Stato Nazista per legittimare tale orientamento fecero riferimento al passato storico vero o presunto. Artisti e intellettuali attinsero così al mondo dell’Antichità classica, al Medioevo e al Mito. In tale ottica gli storici elaborarono una narrazione storica che pur considerando la scansione cronologica dei fatti univa in un’unica visione idealizzata passato, presente e futuro.
I pittori che realizzarono immagini di propaganda attinsero ad un immaginario religioso o mitologico sedimentato nella cultura del popolo Germanico. La predisposizione dei teorici dell’ideologia Nazista e quindi del suo immaginario narrativo può essere spiegata dalle teorie dell’antropologo Michael Kerney. Lo studioso descrive le civiltà in base all’orientamento culturale delle loro narrazioni religiose e morali. Alcune sono più predittive a guardano al futuro come quelle ebraico-cristiane. Altre invece vivono la contemporaneità. Altre invece si basano sul passato concepito come fondante e determinante.
Arte e Nazismo. Le fonti storiche
Formalmente le principali fonti di ispirazione storica dell’arte di Regime furono così la pittura italiana e fiamminga del XVI e XVII secolo. Adolf Hitler inoltre amava in particolare i, pittori rinascimentali tedeschi quali Albrecht Dürer, Lucas Cranache Albrecht Altdorfer. Anche alcuni pittori tedeschi del XIX secolo rientravano tra gli autori indicati quali Carl Spitzweg, Caspar David Friedrich, Hans von Marées e Hans Thoma.
Arte e nazismo. I temi delle opere
Per quanto riguarda i temi e i messaggi delle opere d’arte si faceva riferimento all’ideologia ufficiale. Le scene dovevano essere facilmente comprensibili e inequivocabili nell’esprimere l’essenza universale e atemporale della superiorità tedesca. Le figure umane inoltre dovevano mettere in evidenza la perfezione e la superiorità dell’individuo ariano. Nell’insieme l’arte doveva contribuire ad alimentare l’utopia politico-sociale del Mondo perfetto.
Arte e nazismo. Gli ideali del Nazionalsocialismo
I costituenti dell’ideologia Nazista
Gli studiosi contemporanei hanno segnalato alcuni costituenti in comune tra i Regimi totalitari di destra. Innanzitutto l’anticomunismo in politica e l’antiliberalismo in economia per favorire un maggiore controllo dell’apparato nei confronti di tutte le componenti sociali. I regimi totalitari si contraddistinguono proprio per l’imposizione di valori nazionalistici e della tradizione. In ambito culturale e filosofico l’antimodernismo e l’antirazionalismo.
L’azione di governo si manifesta quindi nella positiva applicazione della violenza internamente e della guerra di conquista. In campo sociale l’ideologia del Regime Nazista si espresse con il Darwinismo sociale, il maschilismo, la dominanza del soggetto ariano e la condizione subalterna della donna limitata a ruolo di procreazione. Grande importanza ebbero i riti, la liturgia politica e il richiamo alla mitologia nelle riunioni politiche. Queste cura della forma portò ad una grande enfasi sulla struttura estetica del Regime. La componente emotiva fu quindi determinante nell’adottare una leadership dominante e basata sul carisma del capo.
L’anti-intellettualismo e il sentimento cameratesco
Questi elementi fondanti dei Regimi di destra non sono tutti contemporaneamente presenti nelle diverse manifestazioni nazionali. Inoltre gli storici segnalano che a sostegno delle ideologie naziste non vi furono importanti studi filosofici o sociologici quale invece il marxismo nei Regimi di sinistra.
Questa debolezza teorica è motivata probabilmente dall’approccio anti-intellettuale dei leader e quindi da azioni volte a suscitare forti risposte emozionali. L’establishment del Regime tendeva quindi a suscitare forti passioni per creare legami di gruppo, nel caso del Nazismo definiti cameratismo.
Lo storico Robert Paxton ha individuato le forme assunte dai legami emotivi di legame tra i membri del Regime. Intanto il primato assoluto del gruppo vissuto come superiore rispetto ai diritti universali o dell’individuo. Poi la condizione di persecuzione del gruppo nei confronti degli avversari interni o esteri che giustifica l’uso della violenza e della guerra. Quindi il senso di appartenenza che rafforza l’autostima dell’individuo membro. Una validazione estetica dell’azione di selezione darwiniana che garantisce la purezza etnica del gruppo. Per questo il Nazionalsocialismo favorì la costituzione di organizzazioni giovanili che in parte sostituivano l’autorità della famiglia naturale. Lo scopo di tali organizzazioni era quello di impostare comportamenti camerateschi e aggressivi.
La concezione circolare della storia e la decadenza dei costumi
Sempre secondo gli studiosi i leader dei Regimi totalitari di destra concepirono la storia come un fenomeno circolare. Invece nelle società marxiste o liberali prevale l’idea di uno sviluppo progressivo. Un esempio di tale concezione è la l’idea che i teorici del fascismo avevano sulla caduta dell’Impero romano che costituiva un fondamento storico del regime. Secondo la loro interpretazione il declino della grandezza imperiale fu determinato dal clima di decadenza morale e sociale a causa del venir meno di ordine e disciplina. Ecco quindi la necessità di applicare l’ideologia del regime per rinnovare la nazione. Il modello era quindi la grandezza politica e morale dell’Impero Romano per Benito Mussolini e del Sacro Romano Impero per Adolf Hitler. Lo storico Roger Griffin coniò il termine di ultranazionalismo populista palingenetico per descrivere l’ideologia Nazista.
Arte e Nazismo. L’arte di Stato
Nell’Italia fascista la politica culturale del regime rimase piuttosto ambigua. Infatti non fu identificata un’arte di Stato e la situazione nonostante le pressioni rimase abbastanza pluralistica. Nella Germania nazista la cultura e quindi l’arte furono rigidamente regolamentate anche a causa della passione artistica di Adolf Hitler.
L’arte di ufficiale nazista o nazionalsocialista ebbe caratteristiche ben precise. Il regime infatti richiedeva agli artisti di attingere a fonti classiche, al Rinascimento, al Neoclassicismo e alla pittura borghese dell’Ottocento.
Molti artisti incaricati di realizzare opere pubbliche o incentivati nel loro lavoro erano ormai anziani e non appartenevano alla generazione che diede avvio alle Avanguardie. Quindi acquistarono fortuna critica gli artisti ancora legati a canoni di raffigurazione tradizionale o che avevano rifiutato l’astrazione e le sperimentazioni.
Arte e Nazismo. L’arte Degenerata
Inizialmente i capi del nazionalsocialismo non furono dichiaratamente avversi al modernismo. Infatti il ministro della propaganda Joseph Goebbels, nel 1934, dichiarò che lo Stato era contrario a dettare restrizioni verso il lavoro degli artisti. Per questo apprezzò ufficialmente il lavoro degli espressionisti in quanto rappresentativi di un’arte nazionale e innovativa.
Hitler però qualche anno dopo ribaltò questa dichiarazione. Nel 1937 il regime organizzò una mostra rappresentativa dell’arte ariana germanica a Monaco di Baviera. Contemporaneamente organizzò la mostra intitolata Entartete Kunst cioè arte degenerata. In questo contesto furono esposte opere di artisti considerati fuori legge tra i quali Pablo Picasso, Wassily Kandinsky, Paul Cézanne, Marc Chagall, Emil Nolde, Edvard Munch, Paul Gauguin e Oskar Kokoschka.
L’arte degenerata fu condannata inoltre in quanto ebrea, bolscevica. Lo stesso Adolf Hitler dichiarò che l’arte doveva essere compresa da tutte le componenti sociali senza sollevare problemi di interpretazione. La facile comprensione inoltre delle opere d’arte era necessaria perché i dipinti e i grandi monumenti urbani diventarono i mezzi di rappresentazione dell’utopia sociale nazionalsocialista.
Adolf Hitler dichiarò il programma culturale del regime in occasione dell’inaugurazione della Casa dell’Arte tedesca nel luglio del 1937.
Arte e Razza di Paul Schultze-Naumburg
L’architetto Paul Schultze-Naumburg, nel 1928, pubblicò le sue tesi razziali nel testo Kunst und Rasse (Arte e Razza). Secondo il teorico solamente gli artisti razzialmente puri potevano produrre arte sana e ariana, portatrice di valori eterni di bellezza classica. Invece gli artisti moderni e misti razzialmente evidenziavano la loro inferiorità producendo opere distorte e anti-classiche.
Nel suo testo, Paul Schultze-Naumburg pubblicò anche un apparato fotografico confrontando fotografie di individui con deformità fisiche a immagini di arte moderna. Questo atteggiamento rivelava quindi un doppio preconcetto nei confronti della disabilità e delle sperimentazioni dell’arte moderna. L’ideologia estetica nazionalsocialista fu quindi un sintomo delle teorie suprematiste. Si giunse così al programma di eliminazione nei campi di concentramento di milioni di individui considerati inferiori per razza e per stato sociale.
Le opere con argomento Arte e Nazismo in Germania
Busto di Adolf Hitler di Arno Breker
Arno Breker, Busto di Adolf Hitler, bronzo. 1938
Arno Breker fu lo scultore preferito da Adolf Hitler e fu nominato scultore ufficiale del Regime. Le sue opere infatti furono apprezzate dai leader del nazismo perché rappresentavano a pieno gli ideali estetici del Terzo Reich. Nel ritratto di Adolf Hitler, Arno Breker interpreta lo statista come un essere quasi divino dal potente carisma personale. L’espressione è decisa e la fronte aggrottata denota profondità di pensiero e decisionalità.
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Berufung (Vocazione) di Arno Breker
Arno Breker, Berufung (Vocazione), 1940-41. Nörvenich, Germany, Museum Arno Breker
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Josef Thorak, Kameradschaft (Cameratismo), 1937, bronzo. Padiglione Tedesco alla Fiera internazionale del 1937
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