Site-specific, le opere e i luoghi

Per Site-specific si intende un intervento artistico, progettato per un determinato luogo fisico, nel rispetto della sua identità.

Pagina aggiornata il: 27 novembre 2024. Torna a visitarci e troverai nuovi contenuti.

Immagine: Elizabeth Aro, Santa Sangre, 2015, 18 elementi di broccato di velluto, di 9 metri ciascuno, dimensioni variabili, Moritzkirche, Augsburg, Germany ElizabethAro© Courtesy Elizabeth Aro

Cosa si intende per Site-specific?

Il termine Site-specific indica un intervento artistico allestito o progettato per un determinato spazio fisico. Questo spazio può essere un ambiente interno, galleria, museo, o uno spazio esterno urbano o naturale. Le diverse tendenze dell’arte contemporanea hanno selezionato i propri spazi d’elezione anche se le contaminazioni sono frequenti e tipiche dell’arte in evoluzione. Un tipico esempio è l’arte pubblica, street art, monumenti, grandi installazioni poste nel tessuto urbano che dialogano con l’architettura e lo spazio della città.

Storicamente, possiamo considerare alcuni grandi monumenti come opere site-specific, quando la loro progettazione rispetta il contesto urbano che li ospita. Infatti, il concetto chiave di questa operazione artistica è quella di mettere in relazione l’opera con l’ambiente. L’artista che progetta un’operazione site-specific osserva lo spazio e adegua il suo intervento al fine di rispettare l’ambiente e valorizzarne l’identità. In tal senso alcune operazioni urbanistiche sono site-specific quando l’edilizia è progettata nel completo rispetto dell’impatto ambientale.

Spazi e ambienti site-specific

È convenzione comune nel mondo artistico considerare site-specific un’opera destinata ad un ambiente non museale. Infatti, una delle finalità di questa operazione è quella di modificare la lettura dello spazio nel quale si inserisce l’opera. Tradizionalmente, lo spazio artistico, museo o galleria, si configura neutro per interferire il meno possibile con la lettura dell’opera. Invece, nel caso di una installazione site-specific lo spazio condiziona la sua progettazione. L’opera poi interviene nei confronti dell’ambiente sottolineandone alcune caratteristiche. I musei a cielo aperto sono esempi di ambienti che ospitano opere site-specific realizzate, a volte, con materiali naturali per integrarsi con il contesto naturale.

La Land Art utilizzò in modo esplicito queste operazioni artistiche che possiedono una forte componente concettuale. Le installazioni d’Arte povera, soprattutto nel caso di grandi interventi all’esterno, rispettano le specificità del luogo e spesso sono ben integrate con l’ambiente naturale.

Gli artisti

Kurt Schwitters è stato un pioniere della delocalizzazione dell’opera d’arte. Schwitters nato nel 1887 e morto nel 1948 fu protagonista di alcune esperienze della sua epoca quali il dadaismo, il costruttivismo, il cubismo. Nelle sue opere utilizzò effetti sonori, testi e soprattutto, il collage. Gli storici dell’arte sono concordi nel considerarlo così il precursore delle installazioni. L’artista fondò anche un proprio metodo definito Merz. Schwitters, inoltre, utilizzò l’assemblaggio di materiali di recupero, scarti quotidiani e rifiuti.

Christo e Jeanne-Claude, storici appartenenti della Land Art, allestirono enormi strutture mobili su svariati territori e impacchettarono celebri edifici. La loro opera è stata totalmente site-specific.

Giuseppe Penone è autore di importanti interventi integrati nel contesto naturale. Jannis Kounellis partì dalla sperimentazioni individualistiche di epressionismo astratto per arrivare a riflettere sul linguaggio e la comunicazione. Le sue installazioni poveriste sono vere e proprie scenografie naturali, che mettono al centro il visitatore della mostra. Michelangelo Pistoletto ha elaborato il concetto di Terzo Paradiso che viene concretizzato attraverso installazioni site-specific. La più grande opera di Land Art, quindi site-specific, è il Grande Cretto, realizzato da Alberto Burri a Gibellina.

Minimalismo e Arte narrativa

Richard Serra fu autore di grandi installazioni ambientali dai toni minimalisti, realizzati con materiali industriali e metallici che ricodificano gli spazi. Il fotografo Christian Boltanski fu un esponente della Narrative Art, grazie all’uso della fotografia senza un testo di accompagnamento. Le sue installazioni site-specific sono spesso legate al tema della morte e della perdita. Molto noti sono i suoi memoriali, anche anonimi, che ricreava con oggetti e materiali di recupero. Le sue installazioni sono momenti di vita ricreata con gli oggetti e ricordi ripescati da vite altrui.

Tra gli artisti che hanno utilizzato questa forma di installazione ci sono Gordon Matta-Clark, Michael Asher, Guillaume Bottazzi, , Niele Toroni, Daniel Buren, Andy Goldsworthy, Anish Kapoor, Richard Long (artista), Ólafur Elíasson, Elastic Group of Artistic Research, Tomás Saraceno, Rafael Lozano Hemmer, JR (artista), Gian Carlo Riccardi.

Site-specific negli anni Duemila

Negli anni Novanta del Novecento, gli autori di Arte Relazionale hanno coinvolto intere comunità territoriale intorno alla realizzazione di un’opera. Prima di loro, negli anni Sessanta del Novecento, sono stati i situazionisti ad intervenire sul territorio. Nelle esperienze artistiche degli anni Duemila l’operazione site-specific è assoluta protagonista. Infatti, la riqualificazione di ex fabbriche, o grandi complessi produttivi, ha lasciato spazio a contaminazioni artistiche. Questi interventi, spesso, sottolineano la specificità del luogo e ne conservano la memoria.

Site-specific e amministrazioni territoriali

In quanto opera che si colloca nel territorio, quella site-specific apre una serie di riflessioni che riguardano il rapporto con le amministrazioni pubbliche. Così, dopo i primi anni di spontanea interazione con il territorio, negli anni Novanta del Novecento, alcuni studiosi hanno storicizzato le esperienze precedenti. Il site-specific è quindi diventato oggetto di attente e approfondite riflessioni accademiche.

Miwon Kwon, nel 2002, ha pubblicato, per MIT Press (2002, edizioni hardcover, 2004, paperback), una ricerca fondamentale che fa il punto sul site-specific nell’arte. Francesca Guerisoli nella prefazione all’edizione italiana del 2020 precisa: “con una serie di nuovi termini legati al sito (site-determined, site-oriented, site-referenced, site-conscious, site-responsive, site-related) e a una particolare specificità (context-specific, debate-specific, audience-specific, community-specific), locuzioni che se da un lato sono state utilizzate per rifarsi all’anti-idealismo e alla critica del mercato tipiche del primo concetto di site-specific, dall’altro hanno voluto distinguersi dal passato e dall’uso acritico che è stato fatto del termine da parte, in primo luogo, delle istituzioni culturali”.

Le installazione Site-specific di Elizabeth Aro

Il lavoro di Elizabeth Aro è un interessante esempio di applicazione contemporanea dell’installazione Site-specific. Intanto, Elizabeth allestisce grandi installazioni che si integrano perfettamente con gli ambienti di destinazione e rispettano l’identità del luogo. Poi, le tematiche di Elizabeth interessano i grandi temi dell’umanità e del contemporaneo, come il sacro e la questione femminile, le migrazioni e le crisi climatiche. Inoltre, l’artista è particolarmente interessata alle possibilità espressive del materiale tessile che viene così liberato dalla sua connotazione funzionale e quotidiana.

Come ha attentamente rivelato Miwon Kwon nel suo testo, il luogo scelto per l’installazione, in questo caso, assume un’importanza fondamentale. In alcune situazioni, l’artista progetta un intervento adatto a concretizzare il tema affrontato. In altri casi, invece, l’artista incontra un luogo e confeziona l’intervento per quello spazio, utilizzando il proprio linguaggio e la propria sensibilità.

Santa Sangre di Elizabeth Aro un esempio di installazione Site-specific

L’installazione Santa Sangre si presenta allo spettatore come una serie di appendici vivide, lunghe nove metri ciascuna, realizzate in lussuoso broccato di velluto e seta con ricami pregiati. Queste appendici si irradiano in modo barocco e sinuoso da un punto centrale, fungendo da chiara metafora dei canali sanguigni e del sangue stesso, rappresentato nel suo intenso rosso, simbolo del flusso vitale. L’opera si integra nell’ambiente, adattandosi visivamente e fisicamente agli spazi che occupa, evocando una fusione di carnalità e spiritualità. Si tratta di un simbolo potente che richiama il contesto liturgico, come suggerito dal titolo.

L’installazione è stata esposta nel 2015 nella chiesa cattolica di Moritzkirche ad Augsburg, in Germania, un raro esempio di arte contemporanea all’interno di un luogo di culto consacrato. Collocata sull’altare, da cui si espande con drammaticità, l’opera suggerisce la diffusione del Sangue di Cristo durante il suo martirio e il suo incessante fluire verso i fedeli. Questa iniziativa ha suscitato stupore e una partecipazione emotiva intensa, poiché Elizabeth, attraverso i linguaggi dell’arte contemporanea, è riuscita a restituire con rispetto ed efficacia la sacralità del sangue e il suo immediato legame con l’umanità e il messaggio messianico, ricco di significati profondi.

Elizabeth Aro

Nata a Buenos Aires, Elizabeth Aro ha vissuto a Madrid dal 1990 al 2005 e attualmente risiede a Milano. Ha studiato all’Università di Belle Arti Prilidiano Pueyrredón di Buenos Aires prima di trasferirsi a Madrid. Nel 1991 è stata la più giovane artista a essere presente nell’innovativa mostra “La Escuela del Sur, el taller de Torres García y su legado” al Museo Reina Sofía e nel 2004 è diventata la prima donna argentina a tenere una mostra personale in questo museo.

Nel corso della sua carriera, Aro ha esplorato numerosi temi, con un focus centrale sulle donne. Indaga costantemente le realtà quotidiane attraverso soggetti ricorrenti che diventano percorsi di ricerca specifici: la condizione femminile, la memoria, il viaggio, la migrazione, la vulnerabilità della natura e la ricerca di identità sono prevalenti nel suo lavoro. Questi argomenti complessi sono stati analizzati e interpretati in modo sottile nel corso degli anni utilizzando ampie metafore e ricerche visive. Il suo utilizzo del cucito come mezzo espressivo simboleggia una rivendicazione del lavoro tradizionalmente associato alle donne. Aro esalta e illumina questo mezzo con particolare eleganza.

Nel 2021, ha collaborato con la Babs Art Gallery per creare il pendente “La Rosa Herida” per la Fondazione Francesca Rava, che sostiene le donne che soffrono di violenza domestica. Con la capacità di catturare lo spirito dei tempi, Aro impiega diversi codici espressivi: disegno, scultura, fotografia, arte tessile, incisione e pittura diventano strumenti versatili nelle sue mani, ognuno interpretando i suoi pensieri in base al contesto e al momento storico.

Vai al sito di Elizabeth Aro

https://www.instagram.com/elizabeth.aro/?hl=en
https://www.facebook.com/Elizabetharovisualartist
https://en.wikipedia.org/wiki/Elizabeth_Aro

Bibliografia

  • Miwon Kwon, Un luogo dopo l’altro. Arte site-specific e identità delocalizzata, Postmedia Books, Milano 2020, ISBN 9788874902606

© 2017-2024 ADO – analisidellopera.it – Tutti i diritti riservati. Approfondisci

Grazie per aver consultato ADO

Le immagini pubblicate su ADO sono state prodotte in proprio e quindi sono di proprietà dell’autore.

ADO content