Arte e autobiografismo è un tema che attraversa tutta la storia dell’umanità, almeno da quando l’essere umano ha preso coscienza di sé stesso.
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Immagine: Roberta Toscano, Inibitori dell’aromatasi, 2024, installazione Roberta Toscano©. Courtesy Roberta Toscano
Arte e autobiografismo nell’artista moderno
L’opera d’arte parla sempre del proprio creatore anche se non rappresenta in prima istanza tratti biografici o autorappresentativi. Per questo, il tentativo di creare opere oggettivamente slegate dalla personalità del creatore, rimane una lontana utopia. Posta questa premessa, in alcune opere, la personalità dell’artista emerge dalle componenti stilistiche e tematiche. In altre, invece, l’autorappresentazione è il tratto principale, come nel caso dell’autoritratto.
Molti artisti, soprattutto in epoca moderna, hanno preso ispirazione dalla loro vita e dalle loro esperienze. Infatti, quando la personalità del creatore, il genio creativo romantico, ha preso il sopravvento, il dato personale è diventato degno di essere rappresentato. Si diffonde così un divismo premediatico che abitua il pubblico colto a seguire le vicende dell’artista.
Arte e autobiografismo nel contemporaneo
Il pubblico dell’arte contemporanea è molto interessato alla biografia dell’artista. Infatti, quando l’arte, nel corso dell’Ottocento, iniziò ad essere oggetto di divulgazione, assunse importanza la personalità dell’artista. Così, passando attraverso le istanze più emotive, Romanticismo, Preraffaelliti, Scapigliatura, la personalità dell’artista diventa un elemento conoscitivo dell’opera. Vincent Van Gogh è il caso più emblematico di autobiografismo artistico. Nei suoi dipinti, infatti, è possibile seguire il suo percorso esistenziale che si intreccia profondamente con l’evoluzione della sua pittura.
Questo continuo rimando alla sua esperienza quotidiana fa di Vincent Van Gogh l’artista più vicino alla sensibilità contemporanea. Infatti, come ormai siamo tutti abituati a fare ogni giorno, Vincent registrava ciò che si trovava di fronte o le persone con le quali passava le sue giornate. Dipingeva la sua camera, il suo cibo, gli ambienti che frequentava, bar, osterie, ogni tipo di locale. Questo, è molto vicino alle immagini che ognuno di noi posta sui social ogni giorno, per comunicare frammenti della propria vita alla comunità on line. L’artista argentina Frida Kahlo ha rappresentato sulle sue tele la sofferenza della sua condizione, trasfigurandola in una surreale narrazione esistenziale. Louise Bourgeoise ha utilizzato le sue opere come tramite per dialogare con la figura materna.
Autobiografismo nascosto o palese
Il tratto autobiografico, se non palesato, si nasconde tra simbolismi che spesso conoscono solo gli studiosi dell’artista. Altre volte, invece, l’artista si rappresenta esplicitamente creando una connessione e un dialogo con il suo pubblico. In genere, quando un autore decide di raccontarsi risponde ad un’urgenza profonda che lo porta a compiere un’esperienza catartica. Solitamente, la fonte della sua riflessione è un evento doloroso o una condizione difficile che trova nella rappresentazione una catarsi emotiva.
Altre volte l’artista compie un’operazione di autoanalisi che lo porta alla comprensione dell’evento attraverso il processo creativo. L’autobiografismo per un artista può essere un’opportunità per comunicare col proprio pubblico. Oppure può rappresentare l’occasione per sottolineare la propria individualità. In ogni caso, l’opera riflette l’immagine e la psicologia dell’artista e risponde alla sua necessità di essere ricordato.
Roberta Toscano l’autobiografismo effimero
La forza delle installazioni di Roberta Toscano è nella componente poverista che incontra per necessità il concettuale. Nel lavoro di Roberta non vi sono tentazioni oggettivamente artistiche che portano ai dipinti o alla scultura. Nelle sue opere, però, trovano posto la pittura, la scultura, la grafica, la fotografia, utilizzate come strumenti per evocare il significato, spesso complesso. Lo spazio di Roberta Toscano è quello intimo che si rivela con grande poeticità. Infatti, anche quando l’artista si occupa di temi sociali, instaura una relazione diretta con l’osservatore, non con un pubblico.
L’Autobiografismo dell’artista è effimero, non legato alla necessità di cristallizzare la sua sensazione nella materia, per creare un feticcio commerciale. Inoltre, la provvisorietà delle installazioni riflette il momento, l’attimo fuggente dell’esistenza. I lavori di Roberta Toscano sono severi, chiedono allo spettatore di fermarsi e riflettere. Non sono però privi di speranza, anzi, la loro provvisorietà ci ricorda che ogni giorno è diverso dall’altro. Seguendo questo fluire di sensazioni, e di pensieri, l’artista crea installazioni effimere, come un soffio di vita, che leggermente ci sfiora, e ci consegna un briciolo di verità.
Inibitori dell’aromatasi di Roberta Toscano
Arte e autobiografismo. Atto primo. La malattia irrompe
Nell’installazione Inibitori dell’aromatasi l’emozione e il coinvolgimento sono intrinsecamente legati a una vicenda biografica che ha scosso fortemente l’artista portandola a riflettere sul tema della malattia e della conseguente paura di morire. “I miei progetti dal 2015 non possono prescindere dal mio cancro. Mi è toccato affrontare quella che ognuno di noi teme e non si augura: una diagnosi di carcinoma. Sono ancora (dopo quasi nove anni) molto traumatizzata.
La malattia grave, quando irrompe nell’esistenza di una persona, si prende tutto lo spazio, diventa padrona del tempo, scandisce le giornate. Il malato deve necessariamente affidarsi ad altri e avere fiducia nei medici e nelle cure imposte dai protocolli. Deve confrontarsi con il suo dolore e quello di chi lo ama, con le difficoltà burocratiche, con la solitudine, con la superstizione, con la mancanza di energia, con il male, con la frustrazione, con la rabbia, con gli effetti collaterali dei farmaci, con la morte. Il cancro è soprattutto un affronto alla bellezza della vita. Questo mi rende e mi renderà come artista ancora più battagliera.”.
Arte e autobiografismo. Atto secondo. Una modalità artistica e liberatoria
Per sette lunghi anni Roberta Toscano, accogliendo l’invito del suo oncologo, si è “forzata” alla terapia ormonale per allontanare il più possibile il rischio di recidiva della malattia dopo le cure di prassi. Ogni sera la pastiglina estratta dal blister le ha ricordato di essere malata e l’impegno preso innanzitutto con se stessa (e con i propri cari) e per reagire allo sconforto sempre in agguato, ha cercato e individuato con il tempo una modalità che fosse artistica e liberatoria. Dal primo giorno di terapia ha così conservato ogni scatola dell’Arimidex in un cassetto, quasi come se le confezioni del medicinale fossero una sorta di diario della resistenza, della perseveranza.
Epilogo. La potenza della forza vitale racchiusa in ogni essere terrestre
All’ambitissima scadenza della cura ormonale ha trasformato, dopo alcuni mesi, il cartoncino in cartapesta e ha creato con questo materiale grossolano (e difficile da utilizzare per la presenza di molta plastica) tre statuette sedute su piccole seggiole scovate dal rigattiere. Al centro si vede una materna figura femminile, con lunghi capelli vegetali che tiene in grembo un piccolo nido reale con dentro un uovo schiuso.Ai lati due figure più piccole tengono tra le mani anch’essi un uovo di cartapesta. Le tre figure celebrano così la potenza della forza vitale racchiusa in ogni essere terrestre. In comunione con gli elementi naturali la figura femminile esprime la bellezza e la grazia dell’esistenza, la necessità di reagire e resistere per poter rinascere, trasformati ma vivi una volta passata la tempesta.
Prequel. MAinTERrNITÀ
Un vetro antisfondamento è collocato nel parco di Villa Cernigliaro a protezione di una piccola buca nel terreno. Nella fossa è stata posta una minuta scultura rappresentante una donna incinta. La figura è realizzata in cartapesta e (nella parte corrispondente al ventre ingrossato) sono mischiati alla carta del terriccio e dei semi di fiori locali pronti a germogliare a contatto con l’umido della terra.
Accanto alla lastra collocata parallelamente a due gradini presenti nel Parco storico altri semi di fiori della Valle Elvo sono stati seminati nella terra per formare una sagoma umana mentre un nido vuoto si ritrova tra i rami sovrastanti il reliquiario-terrario. Sarà quindi il processo naturale di germinazione a determinare la fioritura o il suo fallimento sotto o sopra la lastra di vetro.
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