Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino

Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino è un dipinto frutto della collaborazione tra Masolino e il suo celebre allievo.

Masaccio e Masolino, Sant’Anna Metterza, 1424-1425, tempera su tavola centinata, 175 x 103 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

Indice

Descrizione dell’opera Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino

La Vergine è seduta su un trono con il Bambino tra le braccia. Sant’Anna invece è dietro di lei e poggia la mano destra sulla spalla della Vergine. Due angeli in basso agitano un turibolo mentre altri due scostano le cortine di lato e uno le solleva in alto.

Interpretazioni e simbologia di Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino

Questa tavola è anche detta Sant’Anna con la Madonna, il bambino e cinque angeli.

L’opera si può considerare una Maestà in trono, come descritta in tanti dipinti religiosi del Rinascimento.

Questa Maestà rappresenta una delle molte opere che Firenze dedicò alla Verginee a sua madre. Infatti la città toscana professava una particolare venerazione per Sant’Anna. Inoltre in una delle sue ricorrenze, il 26 luglio del 1343, i cittadini di Firenze insorsero per cacciare il podestà-tiranno Gualtieri di Brienne, duca di Atene. La libertà ottenuta in coincidenza della data dedicata a Sant’Anna, consolidò così il culto nei suoi confronti.

Sant’Anna metterza

Sant’Anna assume il termine che appartiene al dialetto toscano del Duecento, di ‘Metterza’. Letteralmente si può tradurre in lingua italiana come “mi è terza” e descrive la posizione assunta da Anna nel dipinto L’anziana Santa infatti è collocata in terzo piano in quanto, madre di Maria e progenitrice di Gesù.

Secondo questo modello iconografico, la figura di sant’Anna, nonostante si trovi in terzo piano, acquista maggiore evidenza. Sant’Anna è accompagnata da un’aureola più grande e stende la mano per proteggere e benedire Maria e Gesù.

Solo l’illuminazione centrata su Maria e il Bambino crea un maggiore interesse nei loro confronti. Infine sull’aureola di sant’Anna appare la scritta: “Sant’Anna è di Nostra Donna fastigio“. Anche la Vergine è accompagnata da un saluto scritto però anche alla base del trono con la frase “Ave Maria Gratia Plena Dominus Tecum [Benedicta Tu]” (Luca 1,28).

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Si tratta di una delle opere più importanti conservate presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.

Il biografo Giorgio Vasari scrisse ne Le vite che Sant’Anna metterza si trovava nella chiesa fiorentina di Sant’Ambrogio. Secondo Vasari, che vide l’opera nel 1568, era destinata alla “cappella che è allato alla porta che va al parlatorio delle monache“. Nel 1813 giunse nelle collezioni della Galleria dell’Accademia. Infine, nel 1919 l’amministrazione dei Beni Culturali trasferì il dipinto alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

Secondo gli studi degli storici dell’arte, i documenti dell’epoca rivelano che l’altare dove si trovava la pala era intitolato a Sant’Anna. Inoltre Nofri Del Brutto Buonamici, esponente di una famiglia di tessitori di drappi, commissionò il dipinto per via della tradizionale devozione verso la Vergine della sua famiglia. La tavola infatti riportava gli stemmi fella famiglia in basso ma ora non sono più visibili.

L’artista e la società. La storia dell’opera Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino

Secondo gli storici è frutto della collaborazione tra Masaccio e il suo maestro Masolino da Panicale. Masolino realizzò l’intera tavola mentre Masaccio dipinse la Madonna, il Bambino e l’angelo che regge la cortina in alto a destra.

Lo storico dell’arte italiano Roberto Longhi, in uno studio del 1940 assegnò a Masolino una parte che invece Giorgio Vasari aveva assegnato a Masaccio. Così, secondo questa valutazione, Masolino dipinse Sant’Anna interpretandola come una severa donna anziana. Invece Masaccio dipinse la Madonna e il Bambino dall’apparenza massiccia. Lo stile dell’allievo, infatti, è ben evidente nei volumi pieni e solidi. Inoltre di sua mano è anche l’angelo reggicortina mentre gli altri sono di Masolino perché più tradizionali. Gli storici che approfondirono lo studio dell’opera in seguito alle attribuzioni di Longhi non smentirono le sue considerazioni.

Masaccio e Masolino collaborarono ad altre opere come la Pala Colonna e gli affreschi che decorano la Cappella Brancacci di Firenze.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del dipinto Sant’Anna Metterza di Masaccio e Masolino

Questo dipinto realizzato in collaborazione tra Masolino e il suo allievo più giovane Masaccio rappresenta una diversa e netta concezione della rappresentazione della realtà. La leggenda racconta che Masolino avvelenò Masaccio sentendosi minacciato dalla sua bravura. Infatti Tommaso Cassai, detto Masaccio, nato a San Giovanni Valdarno nel 1401, morì a Roma nel 1428 a soli 27 anni.

Le parti dipinte da Masaccio nella Sant’Anna Metterza sono state determinanti per porlo a capo di tutta la trasformazione della pittura del Rinascimento italiano. Masaccio infatti cambiò la concezione dello spazio e la determinazione dei volumi attraverso un corretto chiaroscuro.

La mano dei due maestri è evidente poiché la concezione dello spazio e dei volumi è diversa. Masaccio fu un innovatore e introdusse un netto chiaroscuro nelle tre figure, che dipinge rendendole maggiormente solide e realistiche. Masolino invece fu un artista ancora legato alla concezione dello spazio del gotico Fiorentino. Il modellato del corpo di Gesù Bambino sembra essere ispirato invece alle statue della classicità.

La tecnica

Il dipinto è realizzato a tempera su una tavola in legno centinata di 175 x 103 cm.

Il colore e l’illuminazione

I colori sono tutti caldi e tendenti al rosso. Il trono spicca per la sua colorazione verde-grigio. Il manto della Madonna è molto scuro e lumeggiato sul panneggio lasciando intravedere la solidità del corpo sottostante. Le vesti degli angeli, soprattutto quella arancione in alto a sinistra hanno delle ombre colorate che li rendono leggeri e impalpabili.

Le ombre e i colori dei volti invece sono tendenti al verde, colore complementare al rosso e al rosa, che crea un chiaroscuro deciso ed efficace. La luminosità intensa proviene frontalmente da sinistra e modella i volumi, soprattutto della Madonna con Bambino in modo molto deciso e marcato.

Lo spazio

Lo spazio concepito da Masaccio è già di tipo brunelleschiano sebbene persistono ancora delle attenzioni ai ritmi lineari. Infatti la profondità si percepisce attraverso il basamento del trono. Le solide strutture lo chiudono poi lateralmente. Lo spazio si legge anche nella sovrapposizione dei personaggi, a partire da Gesù Bambino in primo piano, dal volto della Madonna e, dietro di lei, da Sant’Anna. Fa da sfondo alle tre figure divine il manto e la cortina decorata finemente e sostenuta dagli angeli che si pongono dietro di essa suggerendo quindi un quinto piano prima del fondo dorato.

La composizione e l’inquadratura

La Madonna è contenuta in un blocco piramidale molto pesante visivamente. La composizione in alto termina con un arco a sesto acuto come nella tradizione gotica. Si tratta, comunque, di una composizione fortemente centrale che si riflette lungo l’asse che unisce il centro del basamento del trono che viene verso lo spettatore, il volto della Madonna, il volto di Sant’Anna e l’angelo reggicortina in alto.

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Bibliografia

  • Alessandro Salucci, Masaccio e la cappella Brancacci. Note storiche e teologiche, 2014, Polistampa, EAN: 9788859613923
  • Gloria Fossi, Masaccio. Ediz. illustrata, 6 aprile 2016, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, EAN: 9788809993655

La scheda è completa. Periodicamente troverai ulteriori approfondimenti, a presto!

La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 4 febbraio 2022.

Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Masaccio intitolate:

Leggi La vita e tutte le opere di Masaccio e Masolino

Consulta la pagina dedicata al dipinto di Masaccio e Masolino, Sant’Anna Metterza, sul sito della Galleria degli Uffizi di Firenze.

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