Il secolo dei lumi e il Neoclassicismo

di Margherita Curato. Durante il Settecento, il secolo dei lumi, venne messa in discussione l’autorità culturale e ideologica della Chiesa. Nell’arte le conseguenze di questo processo inarrestabile portarono alle esperienze europee del Neoclassicismo e del Romanticismo.

Il secolo dei lumi

Il secolo diciottesimo, definito il secolo dei Lumi, porta a compimento una evoluzione in senso laico e secolare, che già era in incubazione nel secolo precedente. L’atteggiamento critico nei confronti della tradizione, della Chiesa in quanto strumento di oscurantismo, già professato dai libertini nel Seicento, diviene nel Settecento un fenomeno culturale diffuso. Anche se non coinvolge consapevolmente tutti i ceti sociali, si può a buon diritto sostenere che tale atteggiamento promuove l’affermazione di un nuovo modello umano: da fenomeno culturale esso diviene fenomeno culturale in senso antropologico del termine.

La Ragione, o meglio il soggetto dotato di autonoma capacità di indagine sul mondo, ha raggiunto la maggiore età, come sostiene così compiutamente Kant nella sua Lettera sull’Illuminismo (1784), affrancandosi da quello stato di minorità in cui veniva tenuto dall’Autorità. E Autorità è qui da intendersi soprattutto nel senso scolastico del termine, cioè come Auctoritas, proveniente non solo dalle istituzioni, ma anche dai grandi sistemi filosofici del passato, riutilizzati anche in chiave teologica e, quasi tutti, convergenti sull’idea di un ordine universale di cui ci si impegna a scorgere le trame, senza dubitare in qualche modo della sua esistenza. L’Illuminismo rende la cultura occidentale critica nei confronti di questi riferimenti, e, nel bene e nel male, ciò sarà un passaggio obbligato per il definirsi delle peculiarità della civiltà europea contemporanea.

Innumerevoli percorsi …che coinvolgono anche l’estetica

Al di là di quanto abbiamo detto, Il secolo dei Lumi si pone come un contenitore di esperienze culturali diverse, assai difficili da catalogare secondo criteri univoci. Questo vale in generale e, segnatamente, per quelle filosofiche. Ottimismo e pessimismo convivono nell’approccio alla filosofia della storia; empirismi più e meno radicali si intrecciano per quanto riguarda la dimensione epistemologica, così come convivono concezioni morali molto distanti tra loro. Diversi fondamenti possibili si vanno ipotizzando anche per quanto riguarda l’estetica, nell’ambito della quale proprio ora si promuove una consapevolezza nuova.

Si deve a Baumgarten (1714-1762), rappresentante dell’Illuminismo tedesco, la fondazione filosofica dell’estetica come forma di conoscenza del sensibile, che affianca la conoscenza scientifica, avendo rispetto ad essa una sua peculiarità, quella cioè di essere una conoscenza di elementi che concorrono a formare un insieme, senza poter essere distinti gli uni dagli altri. La bellezza non può che essere colta attraverso una percezione olistica, in cui le singole componenti non sono distinguibili, come invece è prescritto in tutte le altre procedure di conoscenza. In questa direzione proseguirà la riflessione estetica di Kant nella Critica del giudizio (1790).

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Romanticismo e secolo dei Lumi

L’Illuminismo inglese contribuirà invece al dibattito sull’estetica ponendosi da un altro punto di vista, diverso rispetto a quello sopra citato e riconducendo l’esperienza estetica alla sua radice. Tale radice si identifica con i sentimenti, che possono comprendere piacere e diletto, ma che possono arrivare anche a sfiorare il turbamento che offusca la lucidità intellettuale. In tal senso si indirizza ad esempio la riflessione di Burke (1729-1797) sul bello e sul sublime. Ma l’individuazione di una matrice non del tutto conscia nella produzione e nella fruizione artistica e, nello stesso tempo, anche ambivalente in quanto portatrice di piacere e vertigine, non può essere certo esclusa, a ben vedere, neanche da alcuni ambiti della cultura tedesca, quanto meno dalla significativa esperienza dello Sturm und Drang (1770-1780),con tutto il peso dell’eredità di questo movimento.

Approfondisci con alcune opere romantiche intitolate: Viandante davanti al mare di Nebbia e Un uomo e una donna in contemplazione della luna di FriedrichIl Bacio, episodio della giovinezzaPietro Rossi e Malinconia di Francesco Hayez.

Un intero secolo, un intero continente

La collocazione delle idee nello spazio esprime l’influenza delle culture nazionali, i cui protagonisti sono altresì molto spesso dominati da una smania di valicare tali limiti, realizzando quella auspicata coinè intellettuale che li renda cittadini del mondo. L’Illuminismo in Francia, in Italia, in Germania o in Inghilterra nasce tuttavia dai rispettivi humus culturali, di cui recano evidenti tracce che contribuiscono all’originalità di ogni esperienza.

Ma anche la collocazione delle idee nel tempo richiede molta accortezza, poiché un secolo determina un arco cronologico sufficientemente vasto da non consentire il tentativo di collocare tutto sotto uno stesso comune denominatore, o comunque sotto etichette troppo consonanti. Insomma l’Illuminismo è una delle fasi più policrome della storia o, quanto meno, della storia della filosofia. Questa consapevolezza costituisce dunque premessa necessaria ad ogni indagine che si indirizzi ad analizzare singoli aspetti.

Sulle tracce di un passato che non opprime, ma ispira

Per quanto riguarda il Neoclassicismo, inteso sia come canone estetico sia come modello creativo, esso si sviluppa nel Settecento a seguito dei rinnovati contatti con le vestigia della civiltà classica ed ellenistica attraverso la mediazione dei siti archeologi soprattutto italiani, che costituivano una tappa irrinunciabile del “grand tour”. Il “grand tour” rappresentava un percorso di conoscenza e di crescita intellettuale che nobili e borghesi più o meno ricchi solevano compiere viaggiando per l’Europa e ciò era considerato uno strumento quasi indispensabile per la formazione culturale. Tale percorso, che quanto più era articolato, tanto più contribuiva allo sviluppo della personalità, non poteva escludere l’Italia, per la sua ricchezza artistica e l’importanza dei suoi siti archeologici, ma poteva spingersi anche fino alla Grecia stessa, culla della classicità.

Il secolo dei lumi e il Neoclassicismo

A Winckelmann (1717-1768), cultore della classicità e pittore lui stesso, si deve l’elaborazione del canone estetico che pone a fondamento della produzione artistica l’equilibrio, l’armonia, la serenità mutuabili dall’arte classica. Anche il neoclassicismo può essere dunque ricondotto alla cultura dell’Illuminismo, come precedentemente l’abbiamo definita: contenitore di numerose esperienze che si connotano autonomamente rispetto ad ambiti teorici e pratici diversi tra loro, accomunati da un unico orizzonte di rifondazione culturale.

Approfondisci con le alcune opere neoclassiche intitolate: Venere e AdoneAmore e Psiche di CanovaEdipo e la sfinge e l’Apoteosi di Omero di Ingres. Napoleone al passaggio del Gran San Bernardo e I littori portano a Bruto i corpi dei suoi figli di David. Aurora e Cefalo e Marte e Venere di Andrea Appiani.

Modelli estetici e paradigmi epistemologici ed etici

La prospettiva dell’arte neoclassica ben si coniuga tuttavia con una delle opzioni epistemologiche che mantenne nel Settecento un grande prestigio e che andrà a confluire anche nella filosofia kantiana. Non si tratta certo di una opzione dominante in senso assoluto, ma sicuramente molto autorevole in quanto legata alla fisica di Newton. Intanto Newton aveva una personalità poliedrica che non esauriva nella scienza il suo approccio con il mondo: egli era grande ammiratore della filosofia greca, considerata come depositaria di grandi intuizioni, tra le quali la visione della natura intesa come espressione di rapporti armonici ispirati all’ordine e alla proporzione. Abbastanza evidente diviene dunque il nesso che collega la convinzione che esista un’intima armonia nella natura, in cui si riflettono leggi matematiche, all’ispirazione dell’artista ad esprimerle e riprodurle nella sua opera.

Modelli di comportamento virtuoso nel secolo dei lumi

Anche per quanto riguarda i modelli di comportamento virtuoso, soprattutto nella sfera della collettività, l’antichità si costituisce come paradigma, certo con una certa dose di idealizzazione. Ma la riproduzione figurativa della virtù del passato indica sicuramente la volontà di marcare un ambito di virtù laica e civile, evidenziando come sia possibile fondare un modello di convivenza che esuli dalla religione: ciò in contrapposizione con assai meno virtuosi modelli politici ancora vigenti nell’età dei lumi o appartenenti ad un recente passato.

Il secolo dei lumi sul sito della Treccani.

In copertina La Bottega del Fabbro di Joseph Wright of Derby, 1771, olio su tela. Derby Museum and Art Gallery.