Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini

Il Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini è considerato dagli storici dell’arte il migliore tra quelli realizzati dal maestro veneto.

Giovanni Bellini, Ritratto del doge Leonardo Loredan, 1501-1502, olio su tavola, 62 x 45 cm. Londra, National Gallery

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Indice

Descrizione del Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini

Nel ritratto il protagonista è raffigurato con il corpo frontale e il viso di tre quarti, rivolto verso la sinistra dell’osservatore. Il volto del notabile è magro e segnato da sottili rughe che si notano sulla fronte e intorno agli occhi, sulla parte destra del volto.

Il doge Loredan indossa il “berretto dogale” un copricapo a forma di corno di tessuto damascato, decorato con un’alta fascia e munito di paraorecchie con laccetti. Inoltre veste un prezioso mantello in broccato bianco con decorazioni ricamate in oro, dal collo alto e chiuso con grandi bottoni dorati. I disegni eleganti e raffinati riproducono un motivo con melagrane stilizzate.

Sul parapetto è fissato un cartiglio sul quale si trova la firma dell’artista: IOANNES BELLINVS.

Interpretazioni e simbologia del Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini

Leonardo Loredan diventò doge di Venezia il 2 ottobre 1501 e rimase in carica fino alla sua morte nel 1521.

Il doge Loredan indossa un mantello da cerimonia destinato alle principali feste della Repubblica di Venezia come la Candelora e l’Annunciazione. Il copricapo a forma di corno smussato inoltre era tipico dell’abbigliamento ufficiale dei dogi. La fascia che decora il copricapo si chiama “camaura” ed è dotata di lacci. Inoltre l’abbigliamento simboleggia il potere anche nella scelta del motivo ricamato sul tessuto. Infatti la melagrana ricamata in oro è simbolo di unità e abbondanza. I grossi bottoni erano poi detti campanoni perché erano simili a campanelle e suonavano come tali. Infine l’abbondanza di decorazioni in oro rappresentava proprio lo status di regnante. Infatti era consentito indossare tale materiale solo al doge e alla sua famiglia.

Un ritratto autorevole

Dal ritratto del doge Loredan gli storici riconoscono che emerge un senso di saggezza e autorevolezza necessarie per ricoprire il suo ruolo. Il protagonista assume un atteggiamento formale e autorevole. Infatti il doge non guarda in direzione dell’osservatore. Giovanni Bellini propose una immagine del sovrano consapevole di essere osservato nel dipinto ma che non entra in contatto con chi lo osserva. In questo modo si crea un distacco reverenziale e il doge acquista la giusta distanza dai cittadini. Inoltre il taglio compositivo del busto ricorda quelli degli imperatori romani spesso sostenuti da plinti.

Giovanni Bellini nel ritrarre il doge Loredan scelse una posa che non era solitamente utilizzata nella tradizione iconografica dell’ambiente veneziano. Infatti i notabili erano rappresentati di profilo e ricordavano i ritratti degli imperatori romani effigiati nelle medaglie. Il parapetto dipinto di fronte al busto del doge è un elemento che appartiene alla tradizione del ritratto Quattrocentesco. È visibile infatti in molte opere di altri artisti quali Antonello da Messina. Dietro la figura del doge compare uno sfondo azzurro. In primo piano invece un parapetto marmoreo offre il sostegno per il cartiglio con firma dell’artista.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

I ritratti dei dogi furono realizzati nella Sala Consiliare del Palazzo del doge a Venezia. Gentile Bellini, dal 1474, lavorò ad alcuni di questi ritratti. Purtroppo un incendio li distrusse solo cento anni dopo. Il ritratto realizzato da Giovanni Bellini però non faceva parte di quella serie e forse fu commissionato privatamente. L’opera di Giovanni Bellini è custodita ora a Londra presso la National Gallery dal 1844.

L’artista e la società. La storia del Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini

Giovanni Bellini dipinse il Ritratto del doge Leonardo Loredan intorno al 1501-1502. L’artista nacque intorno al 1433 e dipinse il ritratto intorno all’età di 69 anni. L’artista realizzò così il ritratto in occasione dell’elezione del notabile che aveva allora circa 65 anni. L’opera è quindi il primo ritratto ufficiale del doge Loredan.

Lidio Catti, poeta e giurista di Ravenna, pubblicò una poesia a Venezia nel 1502 menzionando Giovanni Bellini come il ritrattista del doge Loredan. Questa citazione documenta così l’esistenza dell’opera prima del 1502.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del Ritratto del doge Leonardo Loredan di Giovanni Bellini

Gli storici considerano questo ritratto come il migliore tra quelli dipinti da Giovanni Bellini. L’opera di Bellini rivela inoltre la conoscenza da parte dell’artista delle opere di Antonello da Messina. Anche la posizione di tre quarti del viso fu utilizzata da Antonello che fu a Venezia dove fece conoscere la sua arte. Il maestro siciliano utilizzò nei suoi ritratti un’attenzione al dettaglio che lo avvicina ai pittori fiamminghi dell’epoca. Questo realismo infine fu ottenuto dall’utilizzo della pittura ad olio che permette maggiori finezze esecutive.

Giovanni Bellini così ottenne una efficace resa fisiognomica e dettagli di grande realismo come le sottili rughe della fronte. Il chiaroscuro inoltre permette di costruire efficacemente i volumi e la grana delle superfici. L’artista infatti ricorse ad alcuni espedienti per sottolineare la sua perizia tecnica come il contrasto fra i materiali. La sua firma, infatti, è scritta su un foglietto di carta dispiegato e fissato sul parapetto che ne esalta la leggerezza contro la pesantezza del marmo

Per realizzare un’immagine ufficiale Bellini sacrificò la profondità psicologica del personaggio anche se alcuni tratti trapelano dalla descrizione del viso.

La tecnica

Il ritratto del nobile veneziano è un olio su tavola di 62 x 45 cm. Bellini utilizzò la novità dell’olio per legare le polveri colorate. Infatti sul finire del Quattrocento artisti italici come Antonello da Messina diffusero grazie ai loro viaggi, la pratica della tempera grassa e dell’olio su tavola. Bellini seppe poi sperimentare le diverse possibilità del colore ad olio che permetteva di ottenere una notevole descrizione dei materiali. Oltre alla tecnica della velatura trasparente, l’artista agì modificando l’evidenza della superficie dipinta per descrivere la consistenza del tessuto. Bellini utilizzò pigmenti raffinati come il blu di lapislazzuli per il fondo, un materiale molto costoso.

Il colore e l’illuminazione

Il colore azzurro e molto brillante dello sfondo crea un contrasto con la veste bianca e dorata esaltando l’importanza della carica istituzionale.

Le due metà del volto sono leggermente differenti. A destra il viso è in ombra. Il chiaroscuro evidenzia le rughe intorno agli occhi e la guancia scavata. A sinistra invece la luce leviga maggiormente la pelle illuminandola. Bellini utilizzò una illuminazione che si ritrova in opere fiamminghe dell’epoca e nei dipinti di Antonello da Messina. Il maestro ottenne così un modellato volumetrico che permette di descrivere le forme del volto e la superficie della pelle.

Lo spazio

Il doge è ritratto con il busto frontale ma il viso di tre quarti. Non è presente alcun dettaglio ambientale e la sua immagine si sovrappone allo sfondo azzurro. Questa uniformità dello sfondo e la sua brillantezza permettono poi di immaginare la concretezza del busto e di poterlo vedere interamente come con una scultura.

La composizione e l’inquadratura

Il ritratto è di forma rettangolare con inquadratura verticale. Il busto del doge, immobile e monolitico, crea una base monumentale alla rappresentazione del suo volto. La struttura compositiva è quindi caratterizzata dalla immobilità del personaggio. Alcuni particolari, però, permettono di suggerire un minimo movimento compositivo quali il corno del copricapo che punta morbidamente verso l’alto. Anche le decorazioni dell’abito, grazie alle loro volute, dinamizzano la composizione.

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Bibliografia

  • Augusto Gentili, Giovanni Bellini, 1998, Gruppo Editoriale, Collana: ART Dossier, EAN: 2560846170520
  • Mariolina Olivari, Giovanni Bellini, in AA.VV., Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2007. ISBN 88-8117-099-X
  • M. Lucco, G. C. Villa (a cura di ), Giovanni Bellini. Catalogo della mostra (Roma, 30 settembre 2008-11 gennaio 2009), 9 ottobre 2008, Silvana editore, EAN: 9788836611331
  • Roger Fry, Giovanni Bellini, Castelvecchi, Collana: Cahiers, Edizione: 2016, 1 dicembre 2016, EAN: 9788869447624

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 19 agosto 2020.

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