Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio

Il Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio è considerato il secondo monumento a cavallo dopo quello di Donatello

Andrea del Verrocchio, Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni, 1480-1488, fusione in bronzo, altezza della statua 395 cm. Venezia, Campo Santi Giovanni e Paolo (popolare Campo San Zanipolo)

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Indice

Descrizione del Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio

Bartolomeo Colleoni monta impettito sul cavallo. Il condottiero tiene saldamente le redini con la mano sinistra mentre con la destra impugna il bastone di comando. Il busto è leggermente inclinato indietro e rivolto verso la sua destra mentre le gambe sono rigidamente affondate nelle staffe. Colleoni indossa un’armatura da parata come anche il cavallo che porta bardature preziose. Il capo inoltre è coperto da un elmo cesellato finemente L’uomo volge fieramente il capo alla sua sinistra. L’animale infine procede alzando la gamba anteriore sinistra e ruota la testa anch’esso verso sinistra.

Interpretazioni e simbologia del Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni

Bartolomeo Colleoni fu un condottiero che combatté con il suo esercito di mercenari per il Regno di Napoli e per la Serenissima.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Il Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni si trova in Campo San Zanipolo a Venezia. La Repubblica di Venezia decretò nel 1479 la realizzazione di un monumento in onore del condottiero Bartolomeo Colleoni. L’opera inoltre fu destinata ad essere collocata in Campo Santi Giovanni e Paolo.

Andrea del Verrocchio ottenne la commissione nel 1480 e realizzò la Statua di Bartolomeo Colleoni tra il 1480 e il 1488. L’opera è considerata la seconda statua di un condottiero a cavallo del Rinascimento. La prima invece è quella dedicata al Gattamelata a Padova, realizzata da Donatello intorno al 1446-1453.

L’artista e la società. La storia del Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni di Andrea del Verrocchio

L’artista iniziò a progettare la scultura nel suo studio di Firenze. Verrocchio terminò nel 1481 un modello in cera che inviò a Venezia. Infine si trasferì nella città veneta nel 1486 per completare il suo progetto e assistere alla fusione del monumento.

L’avventurosa realizzazione del Monumento a Bartolomeo Colleoni

Andrea del Verrocchio dopo aver spedito il modello in cera partì per Venezia nel 1486. Secondo il Vasari i committenti però decisero di assegnare la figura del capitano a Vellano da Padova e il cavallo al Verrocchio. L’artista furibondo fece a pezzi l’opera che stava già predisponendo per la fusione dell’animale e tornò a Firenze.

La Signoria minacciò così di giustiziare lo scultore se catturato a Venezia. Dopo uno scambio di lettere Verrocchio tornò in laguna per terminare l’opera. Riassemblato il modello che aveva distrutto si apprestò a creare l’armatura per la fusione. Il Monumento a Bartolomeo Colleoni fu terminato nel 1488 poco tempo dopo la morte di Andrea del Verrocchio morto lo stesso anno.

Probabilmente l’artista aveva ancora assistito alla realizzazione del modello in creta. Nel testamento Verrocchio aveva designato come esecutore del monumento il suo allievo e collaboratore Lorenzo di Credi. La Signoria che governava Venezia incaricò invece Alessandro Leopardi.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del Monumento equestre a Bartolomeo Colleoni

I modelli per la statua di Bartolomeo Colleoni furono le statue equestri degli imperatori romani. Inoltre Andrea del Verrocchio si ispirò ai cavalli di San Marco e ad un’opera ora perduta il Regisole di Pavia. Altre fonti probabili furono Giovanni Acuto di Paolo Uccello, lo stesso personaggio di Andrea del Castagno che si trova in Santa Maria del Fiore a Firenze. Anche il Gattamelata di Donatello fu un’opera di riferimento.

La figura di Bartolomeo Colleoni risulta determinata ed energica. Inoltre il cavallo rappresenta vigore e forza. Questo monumento quindi esprime il carattere dinamico e la posa aggressiva del cavaliere.

La tecnica

La statua in bronzo che ritrae Bartolomeo Colleoni fa parte di un monumento che celebra il condottiero. La sola figura del Colleoni è alta 3,95 metri.

La luce sulla scultura

La superficie della statua in bronzo di Bartolomeo Colleoni è molto scura. Questa caratteristica approfondisce le ombre sulle figure. Le parti illuminate esaltano così il modellato robusto. La collocazione esterna del monumento inoltre permette diverse fruizioni. Con la luce diretta del sole i chiaroscuri risultano molto intensi. In giornate nuvolose invece la luce diffusa smorza i contrasti e le rilevanze si fanno meno evidenti.

Rapporto con lo spazio

La statua equestre di Bartolomeo Colleoni è posta al di sopra di un alto basamento. Inoltre si trova a sinistra della facciata della chiesa che fa da sfondo al gruppo. La sua fruizione impone quindi al passante di alzare lo sguardo. Questo vincolo determina così l’autorevolezza monumentale dell’opera. Inoltre il particolare della testa del condottiero voltata verso la sua sinistra condiziona tale lato ad essere quello principale che offre la visione migliore.

La struttura

Andrea del Verrocchio realizzò brillantemente il gruppo con il cavallo che poggia su sole tre zampe per dare maggiore eleganza alla scultura. Infatti nei monumenti equestri il problema della stabilità dell’opera è più complicato. Le sole zampe devono sostenere cavallo e cavaliere. Verrocchio riuscì però a trovare una soluzione per dare stabilità al monumento.

Il condottiero è impostato su una rigida linea verticale. Il cavallo invece crea una orizzontale che si rapporta ortogonalmente con la figura del cavaliere. Questa rigorosa originalità contribuisce ad esprimere il carattere marziale della statua equestre.

Approfondimento. Bartolomeo Colleoni

Bartolomeo Colleoni nacque a Solza nel 1395 o nel 1400 e morì a Malpaga, nei pressi di Bergamo, il 3 novembre 1475. Prestò servizio presso alcune corti della penisola italica e ottenne quindi diversi titoli nobiliari quali signore di Antegnate, Calcinate, Castell’Arquato, Cavenago d’Adda, Cologno al Serio, Covo, Malpaga, Martinengo, Mornico al Serio, Romano di Lombardia, Solza e Urgnano. Bartolomeo Colleoni fu un capitano mercenario che prestava servizio dietro compenso a signori bisognosi di incrementare il proprio esercito.

I capitani di ventura

Il fenomeno sociale dei mercenari fu particolarmente diffuso negli ultimi secoli del Medioevo a causa della minore importanza assunta dai cavalieri feudali e dalle milizie cittadine. Le milizie dei capitani di ventura quindi sostennero fedelmente i prìncipi che avevano bisogno di uomini più preparati al combattimento. Le Signorie si appoggiarono così in modo determinante agli eserciti di mercenari che nel Trecento provenivano soprattutto dall’Europa del Nord. Nel Quattrocento invece i più importanti eserciti mercenari furono guidati da capitani provenienti dai territori dell’attuale nord Italia. A causa della evidente monetizzazione della loro professionalità, i condottieri di ventura si attirarono giudizi negativi da parte di commentatori del tempo. Inoltre furono giudicati avidi e spietati. A parte i giudizi morali o politici, gli uomini di questi capitani sconfissero eserciti invasori cosa che riuscì anche a Bartolomeo Colleoni.

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Bibliografia

  • Paola Grifoni e Francesca Nannelli, Le statue dei santi protettori delle arti fiorentine e il Museo di Orsanmichele, in Quaderni del servizio educativo, Firenze, Edizioni Polistampa, 2006.
  • Beatrice Paolozzi Strozzi, Museo Nazionale del Bargello. Guida ufficiale, Giunti Editore, 1 marzo 2014, EAN: 9788809759626
  • F. Caglioti, A. De Marchi (a cura di), Verrocchio, il maestro di Leonardo, 1° ed. 2019, Cataloghi / CATALOGHI, 978-88-297-0033-2

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 3 gennaio 2022.

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