Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci

Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci ispirò importanti intellettuali e perfino Sigmund Freud che elaborò una teoria psicoanalitica sulle opere di Leonardo.

Leonardo da Vinci, Madonna con Bambino e Sant’Anna, 1513-1519, olio su tavola, 168 x 130 cm. Parigi, Museo del Louvre

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Indice

Descrizione di Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci

Sant’Anna tiene sulle ginocchia la figlia Maria. La Madonna, intanto, si sporge verso destra in basso per abbracciare il figlio Gesù. Il Bambino si regge appena sulle gambe e sta giocando nudo con un agnellino. Il terreno sul quale sono posti i personaggi è formato da rocce stratificate. Sulla destra, in secondo piano, si scorge un piccolo albero isolato. Sul fondo infine si alza una possente catena di montagne molto simili alle Alpi.

Interpretazioni e simbologia di Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci

L’agnellino col quale gioca Gesù Bambino è il simbolo del futuro sacrificio che da grande compirà. Infatti l’agnello era l’animale sacrificato durante la Pasqua ebraica. Sant’Anna e Maria vengono raffigurate come due donne della stessa età. Sembrano infatti coetanee e paiono molto somiglianti grazie ai connotati del volto. La grande importanza che Leonardo assegna alla figura di Sant’Anna si spiega con il significato ampio dell’opera. Il braccio destro della madre si fonde con quello della Madonna. Il braccio sinistro di Maria si unisce poi a quello di Gesù Bambino. Attraverso questa dinamica visiva Leonardo da Vinci rappresenta la successione delle generazioni. Inoltre tale processo si conclude con il sacrificio abbracciato da Cristo sotto forma di agnello. La genialità inventiva di Leonardo fu quella di creare un efficace meccanismo compositivo unito ad una sapiente resa iconografica.

Interpretazioni psicoanalitiche di Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci

La scelta di rappresentare madre e figlia con l’apparente medesima età, secondo alcuni storici, fu da ricercare nella storia personale di Leonardo. L’artista non fu cresciuto dalla madre naturale ma dalla nuova moglie del padre. Fu Sigmund Freud che elaborò la teoria sulla base di studi condotti sui codici scritti da Leonardo da Vinci. Altri scienziati come Carl Gustave Jung criticarono invece tale lettura psicanalitica. Secondo Jung infatti la rappresentazione di madre e figlia della stessa età è spiegabile con un archetipo che riguarda la rinascita.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Il dipinto di Leonardo intitolato Madonna con Bambino e Sant’Anna fu, probabilmente, un ex voto. Luigi XII infatti commissionò l’opera a Leonardo da Vinci in occasione della nascita della figlia Claude nel 1499. L’artista però impiegò molto tempo nella realizzazione dell’opera che non venne consegnata in tempo. Sembra che Leonardo abbia portato il dipinto non terminato in Francia. Fu poi venduto a Francesco I da Salai l’assistente del maestro. Il cardinale Luigi d’Aragona lo ammirò nel 1517 presso il castello Castello di Cloux-Lucé, residenza di Leonardo vicino ad Amboise. La documentazione ufficiale risale al 1629. Il cardinale Richelieu ritrovò il dipinto a Casale in occasione della guerra del Monferrato. Venne così offerto nel 1636 al re di Francia Luigi XIII. Nel 1801 fu infine trasferito al Louvre.

L’artista e la società. La storia dell’opera

La versione del 1501

Madonna con Bambino e Sant’Anna è un dipinto realizzato nell’ultima parte della vita di Leonardo. L’artista partì da Roma nel 1516 per raggiungere la corte di Francesco I di Valois in Francia. La sua permanenza presso la corte di Papa Leone X de Medici infatti non era stata facile per Leonardo da Vinci. Il dipinto Madonna con Bambino e Sant’Anna è frutto di una progettazione della quale esiste un disegno realizzato a Firenze all’inizio del Cinquecento. Il progetto anche se non ancora trasformato in dipinto era già molto apprezzato dai suoi contemporanei per via della composizione innovativa. Il cartone che raffigura il gruppo di figure dipinte nell’opera del Louvre era forse destinato ad un dipinto perduto. Si tratta di un lavoro del 1501 per per la basilica della Santissima Annunziata a Firenze. La descrizione ci viene tramandata da un carmelitano, Pietro da Novellara, e sembra corrispondere al dipinto rimasto.

Il Cartone di Burlington House del 1506

Un altro disegno preparatorio, fu realizzato qualche anno dopo, nel 1506, a Milano. Si pensa sia questo il progetto di Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino. Il Cartone di Burlington House è conservato alla National Gallery di Londra. Vi sono poi alcuni disegni preparatori conservati al Louvre di Parigi. Secondo queste testimonianze al posto dell’agnello vi era in origine San Giovannino. Inoltre il Bambino si trovava sulle gambe di Maria. Sant’Anna assunse così maggiore importanza.

Gli storici non sono in grado di ricostruire la storia dell’opera. Una ipotesi è quindi che Leonardo abbia dipinto il suo capolavoro durante il secondo soggiorno milanese tra il 1508 e il 1513. La realizzazione venne poi interrotta per il viaggio a Roma e ripresa poi dopo il viaggio in Francia. Da qui fu poi venduta dall’artista a Francesco I. L’opera fu di ispirazione per molti artisti quali Raffaello, Solario e Andrea del Sarto.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile del dipinto Madonna col Bambino e Sant’Anna di Leonardo da Vinci

Lo stile dell’opera risulta originale grazie a due elementi importanti. La disposizione delle figure, la relazione tra di esse e il paesaggio realizzato con la prospettiva aerea. Inoltre lo sfumato è utilizzato al meglio. Questa tecnica che consente di fondere figura e paesaggio venne proprio elaborata da Leonardo e quindi definita sfumato leonardesco. La tecnica con la quale Leonardo realizzò il primo piano e lo sfondo sono identiche e si può parlare di sfumato unito alla prospettiva aerea. Il paesaggio in primo piano è rappresentato con maggior cura dei particolari ma con l’utilizzo dello sfumato.

Il disegno delle rocce ai piedi delle figure è più dettagliato e vengono rappresentati i particolari delle rotture sulla superficie rocciosa. Leonardo utilizzando piccoli tratti di colore sfumò poi i confini tra una forma e l’altra per ricreare la visione offuscata determinata dal pulviscolo atmosferico. Man mano che si approfondisce il paesaggio l’offuscamento aumenta fino ad arrivare al quasi completo dissolvimento nelle montagne lontane.

Lo sfumato leonardesco

Attraverso lo sfumato Leonardo da Vinci ottenne un grande realismo. Anche nel primo piano le figure sono leggermente sfumate in tutti i particolari. Gli abiti, il volto e le parti del corpo scoperte sembrano dissolversi nell’ambiente e amalgamarsi con il paesaggio che le circonda. Le fisionomie della Madonna, di Sant’Anna del Bambino sono particolarmente ambigue. Infatti la sfumatura rende poco leggibili i bordi degli occhi e gli angoli della bocca che sono le zone del viso che esprimono maggiormente stati d’animo e sentimenti. Lo stesso effetto creato dallo sfumato nella fisionomia del volto si ritrova nel dipinto che ha reso famoso Leonardo intitolato la Gioconda. Anche i volti dei tre personaggi sacri presentano una espressione ambigua e dolce. Fu proprio questo aspetto dei volti leonardeschi ad ispirare le interpretazioni psicanalitiche.

Il colore e l’illuminazione

Il colore nel primo piano è caldo e terroso mentre nel secondo e all’orizzonte diviene grigio e azzurro.

Lo spazio

Il gruppo di personaggi in primo piano condiziona fortemente tutto lo spazio. La decisa impressione di profondità nasce dalla prospettiva di grandezza tra figure, albero e monti sullo sfondo. La prospettiva aerea, elaborata proprio da Leonardo, permette inoltre di rappresentare la profondità in modo molto efficace.

La composizione e l’inquadratura

In Madonna con Bambino e Sant’Anna le figure assumono uno schema piramidale. Sant’Anna sostiene la figlia Maria sulle ginocchia. Questa poi si sporge verso Gesù, in piedi a terra, avvolgendo le sue mani intorno al busto del piccolo che gioca con un agnellino. Una grande invenzione compositiva e tecnica è riservata all’ambiente nel quale si svolge la scena. La natura è rappresentata sovrapponendo le due fasce orizzontali del paesaggio. Nel gruppo di figure Leonardo da Vinci creò un effetto di movimento apparente.

Grazie alla disposizione da sinistra verso destra delle quattro figure e alle loro posizioni si coglie una caduta dell’azione verso il basso. Una curva direzionale guida lo sguardo dell’osservatore dal viso di Sant’Anna fino all’agnellino in basso. Questa novità compositiva dinamica ed efficace fu di esempio per la generazione successiva di artisti. Il paesaggio montano fantastico e la presenza di un abisso tra l’osservatore e personaggi sono due importanti invenzioni scenografiche. Leonardo le usò già nella Vergine delle rocce.

Approfondimenti. La prospettiva aerea nei dipinti di Leonardo

Nel dipinto di Leonardo, Sant’Anna, la Vergine e il bambino con l’agnello è particolarmente evidente la prospettiva aerea. Inoltre le figure sono realizzate utilizzando la tecnica dello sfumato. Applicando il principio per il quale l’aria densa di umidità diventa più pesante e offusca la vista vicino al suolo, Leonardo raffigurò i monti più nitidi progressivamente verso la cima. Il maestro studiò a fondo i fenomeni naturali. Elaborò quindi delle teorie che lo aiutarono a raffigurare al meglio l’atmosfera in natura.

Le invenzioni per le quali alcuni suoi dipinto furono presi a modello da artisti successivi sono la prospettiva aerea e lo sfumato. La prospettiva aerea fu elaborata da Leonardo in seguito alla considerazione che l’atmosfera non è trasparente. Il pulviscolo atmosferico a distanza crea degli effetti sulla visione. I contorni tendono a dissolversi e le figure diventano quindi meno nitide. I colori diventano meno saturi e prevale il tono azzurro in lontananza. Le superfici degli oggetti naturali si compattano e si perdono le tessiture superficiali.

Approfondimenti. Lo sfumato nei dipinti di Leonardo

Lo sfumato elaborato da Leonardo interrompe la tradizione degli artisti fiorentini del disegno minuzioso che crea una linea di contorno intorno alle figure. La tecnica elaborata dal maestro consiste nello sfumare morbidamente le forme con lo sfondo che le circonda. Leonardo ottenne questo risultato utilizzando microscopiche pennellate di molte gradazioni di colore fuse tra loro. L’effetto sulle forme è quello di creare un’atmosfera avvolgente che integra sfondo e figura. Rispetto alle fisionomie poi i lineamenti risultano sfuocati e quindi le espressioni diventano difficili da interpretare. Proprio per questo molti dei volti rappresentati da Leonardo con la tecnica dello sfumato paiono enigmatici. La loro espressione non è chiaramente leggibile a causa dei contorni poco netti degli occhi e delle labbra.

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Bibliografia

  • Carlo Pedretti, Domenico Laurenza, Paola Salvi, Leonardo. L’anatomia, 2006, Giunti Collana: Dossier d’art, ISBN: 9788809040861
  • Carlo Pedretti, Leonardo. Il disegno, Giunti Collana: Dossier d’art, 2017, ISBN: 9788809994195
  • Carlo Pedretti, Sara Taglialagamba, Leonardo, l’arte del disegno, Giunti, 2014; 2019, ISBN 978 88 09 78759 2
  • Pierluigi Panza, L’ultimo Leonardo. Storia, intrighi e misteri del quadro più costoso del mondo, UTET, (28 agosto 2018), ISBN-10: 885116620X ISBN-13: 978-8851166205
  • Ben Lewis, L’ultimo dipinto di Leonardo. Storia del Salvator Mundi, Mondadori, (3 settembre 2019), Collana: Le scie, ISBN-10: 8804715189 ISBN-13: 978-8804715184

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 22 agosto 2020.

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