Una scultura affettuosa dedicata alla figlia Maria di Arturo Martini. L’opera intitolata La Convalescente è un ritratto molto partecipe della ragazza che riposa in attesa della guarigione.
Arturo Martini, La Convalescente, 1932, pietra di Finale, 137 x 120 cm. Milano, Museo del Novecento
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Arturo Martini, La Convalescente, 1932 (bozzetto), terracotta refrattaria chiara, cm. 93 x 132 x 60. Genova, Galleria d’Arte Moderna
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Indice
Descrizione de La Convalescente di Arturo Martini
Una giovane donna è adagiata comodamente su una massiccia sedia a dondolo. La sua testa poggia su di un cuscino e sotto di lei è disposta una coperta che ricade ai bordi della sedia. Il suo viso è rivolto in alto e gli occhi sono chiusi. Sembra dormire di un sonno tranquillo e composto. Sulle gambe è abbandonato un grande libro aperto. La ragazza indossa un abito allacciato sul seno che lascia scoperte le spalle. Nel bozzetto in terracotta il volto è più dettagliato ed espressivo. Le labbra infatti sono semiaperte e il naso più pronunciato. Anche i capelli risultano più lavorati e riuniti in ciocche.
Interpretazioni e simbologia de La Convalescente di Arturo Martini
La giovane esile abbandonata sulla sedia a dondolo è Maria, la figlia dell’artista convalescente in seguito ad una malattia.
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Una seconda versione in terracotta de La Convalescente si trova presso la Galleria d’Arte Moderna di Genova. Una terza versione è in terra refrattaria sempre a Genova. La scultura di Arturo Martini fu esposta per la prima volta presso la Galleria Milano nel febbraio del 1933. Il bozzetto in terracotta fu acquistato nel 1932 presso l’artista dalla GAM di Genova.
L’artista e la società. La storia dell’opera
L’opera è firmata sul fianco destro.
Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.
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Lo stile de La Convalescente di Arturo Martini
Secondo gli storici La Convalescente di Arturo Martini è ispirata all’opera di Medardo Rosso intitolata Malato dell’ospedale. Fu esposta nella mostra retrospettiva dedicata allo scultore alla Quadriennale romana del 1931. Nel concepire la scultura Arturo Martini fu guidato dall’intenzione di cogliere l’azione durante il suo svolgimento. Inoltre il maestro concepì un medesimo trattamento formale per le diverse parti della scultura. Così le pieghe leggere del tessuto sono formalmente simili alle fiancate della poltrona. Non si distinguono così i pesi dei materiali riprodotti. Questo aspetto si nota più chiaramente sul bozzetto conservato presso la GAM di Genova (Fergonzi 1989, p. 927).
Il bozzetto in terracotta di Genova progetta e saggia la possibilità di rendere monumentale l’opera. In questa scultura infatti sono messe in evidenza le forme in modo più volumetrico. Nella versione in pietra refrattaria invece Arturo Martini sfruttò le qualità del materiale. Predomina infatti il colore delle varie parti del corpo e della sedia, come l’incarnato delle braccia.
La luce sulla statua
La luce colpisce la figura della ragazza distesa e ne rivela l’apparenza senza creare profondi chiaroscuri. Infatti il corpo della giovane è trattato come un rilievo della massa che contiene la sedia a dondolo.
Interazione con lo spazio
Soprattutto nel bozzetto in terracotta è possibile osservare l’opera da più punti di vista. Questa tecnica è infatti più duttile e ha permesso all’artista di lavorare con maggiori dettagli nelle varie parti della scultura.
La struttura della statua
La Convalescente è una scultura molto compatta. Tutte le forme si ancorano alla massa che rappresenta la sedia a dondolo. Emerge la grande onda della fiancata tonda della poltrona e anche il corpo della giovane aderisce a questa direttrice strutturale. L’opera è apprezzabile da diverse angolazioni.
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Consulta la pagina dedicata alla scultura di Arturo Martini, La Convalescente, sul sito del Museo del Novecento di Milano e il bozzetto in terracotta sul sito della GAM di Genova.
La scheda dell’opera sul sito dei beni culturali della Regione Lombardia.
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