Cleobi e Bitone di Polimede di Argo

Cleobi e Bitone di Polimede di Argo sono due statue greche che rappresentano i gemelli addormentati per sempre dalla dea Hera.

Polimede di Argo, Koùros, Seconda metà del VII secolo a.C., marmo pario, h 216 cm. Delfi, Museo Archeologico

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Indice

Descrizione di Cleobi e Bitone di Polimede di Argo

Le statue rappresentano due giovani uomini in posizione eretta. I loro visi sono molto regolari. Le bocche poi sembrano accennare un sorriso. Inoltre, gli occhi sono chiusi. Gli zigomi sono alti e molto pronunciati come si nota dall’ombra che si crea al di sotto. I capelli sono riuniti in piccole treccine annodate e cadono dietro la schiena. Le spalle sono ampie e forti mentre le braccia sono distese lungo il corpo. Le mani sono strette a pugno. La gamba sinistra avanza mentre la destra è in fase di spinta. La muscolatura infine è robusta ma appena accennata.

Interpretazioni e simbologia di Cleobi e Bitone

Erodoto fa riferimento alla vicenda di Cleobi e Bitone nel primo libro delle Storie (1.31). I due fratelli erano figli di Cidìppe una sacerdotessa consacrata alla dea Hera della città di Argo. Durante un rito celebrato dalla madre in onore della dea, i due ragazzi trainarono il carro con la madre per 45 stadi, circa 8,3 km fino al sommo della collina dove si trovava il santuario. La sacerdotessa fu commossa da tale sacrificio e chiese ad Hera di ricompensare i due ragazzi. La dea così dopo la notte di festeggiamenti li fece addormentare per un sonno piacevole ed eterno.

Tale racconto illustra in termini mitologici un’usanza religiosa di Argo relativa a sacrifici umani. Infatti durante la cerimonia di consacrazione di un edificio alla dea Hera una coppia di gemelli doveva trainare il carro divino. In seguito i ragazzi venivano sacrificati alla dea e sepolti nei pressi del tempio per tenere lontani gli spiriti negativi. Secondo Erodoto gli abitanti di Argo avevano eretto due statue in loro onore. Le statue appartengono al genere dei kouroi, termine greco traducibile come ragazzi. Le due figure sono nude ma indossano delle calzature. Questo particolare ricorda forse il modo di gareggiare degli atleti greci.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

I due kouroi di Polimede di Argo si trovano nel Museo Archeologico di Delfi. Si presume che la loro collocazione originaria fosse il santuario di Delfi situato nei pressi del Tesoro degli ateniesi.

L’artista e la società. La storia dell’opera Cleobi e Bitone di Polimede di Argo

I due kouroi identificati come Cleobi e Bitone risalgono a 585 a.C. circa. Gli archeologi ritrovarono le sculture a Delfi durante una campagna di scavi organizzata tra il 1893 e 1894. Si trovavano nel santuario di Delfi nei pressi del tesoro degli ateniesi. Una incisione sul plinto del kouros di destra riporta il nome dello scultore: «[Pol]imedes l’argivo mi ha fatto».

Nel 1895 il direttore degli scavi Théophile Homolle identificò le due sculture come Cleobi e Bitone. In seguitò, però, nel 1900 ipotizzò che si trattasse dei Dioscuri. Nel 1907 gli archeologi ritrovarono una seconda base con incise alcune lettere che possono indicare il nome di Bitone oppure di un secondo autore. Claude Vatin e Paul Faure, intorno agli anni Settanta del Novecento, avallarono nuovamente la tesi dei Dioscuri. Nel tempo furono ritrovate numerose versioni di kouroi che diventarono un modello iconografico della scultura arcaica.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile delle sculture Cleobi e Bitone di Polimede di Argo

Le statue di Cleobi e Bitone appartengono alla scuola dorico-peloponnesiaca che presenta caratteri arcaici. Gli storici, inoltre, considerano le due sculture come le opere migliori del modello kouroi. Questa tipologia rappresenta un ragazzo nudo e stante. Infatti il soggetto non compie alcuna azione. Inoltre alla figura non sono associati attributi e simboli.

Le mani sono chiuse e le braccia distese lungo il corpo. Il viso è fortemente squadrato e rappresentato su un piano mentre le proporzioni del capo sono sovradimensionate rispetto al corpo. Gli occhi sono a mandorla e ricordano i volti delle statue egizie mentre le arcate sopracciliari sono molto accentuate. I capelli e le linee anatomiche dei kouroi inoltre, sono semplificate come decorazioni. Infatti sulla fronte i ricci sono rappresentati come una fila di dischi regolari. La muscolatura delle gambe è tozza. Infine, la gamba sinistra si trova in posizione avanzata rispetto alla destra nella posizione detta “finto passo”.

La tecnica

Le due sculture di Cleobi e Bitone sono realizzate in marmo pario. L’altezza delle statue è di 216 cm che diventano 235 cm con la base.

La luce sulla scultura

La luce ambientale illumina ogni parte della statua poiché la posizione delle membra non crea sovrapposizioni. Si formano così deboli chiaroscuri in prossimità delle incisioni che dividono le principali masse muscolari.

Rapporto con lo spazio

Cleobi e Bitone sono scolpiti in posizione stante, con il corpo allineato verticalmente e le braccia leggermente flesse lungo i fianchi. La prospettiva che rende meglio la loro fruizione è quindi quella frontale. Pur essendo una scultura a tutto tondo, le visioni laterali e quella posteriore non presentano la cura compositiva che li caratterizza frontalmente.

La struttura

I due kouroi presentano una forte simmetria rispetto all’asse verticale centrale e ad altre linee parallele al terreno. Una di queste ad esempio passa attraverso le ascelle e crea una simmetria tra le linee che disegnano le clavicole e le linee che segnano i pettorali.

Approfondimento. La tradizione dei kouroi

Inizialmente, i kouroi erano statue utilizzate nei santuari e per questo erano definiti anche apollini. In seguito però gli archeologi scoprirono che solo alcuni di essi erano posti nei templi dedicati al dio Apollo altri invece si  trovavano presso i santuari di altri dei.

Le statue del kouroi ereditano le impostazioni formali dalle statue egizie note attraverso gli scambi commerciali. I kouroi inoltre derivano da altri tipi di statue precedenti chiamate xoana. Si trattava di statue di culto che evocavano la presenza del dio. La gamba sinistra è leggermente in avanti come nelle statue egizie. Il blocco di pietra al quale si appoggiano i soggetti egizi però è assente.

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Bibliografia

  • Photini N. Zaphiropoulou, Capolavori della scultura greca antica, Ist. Poligrafico dello Stato Collana: Archeologia, 2007, EAN: 9788824011358
  • Giorgio Bejor, Marina Castoldi, Claudia Lambrugo, Arte greca, Mondadori Università; Nuova Edizione edizione (1 ottobre 2013), ISBN-10: 8861842968 ISBN-13: 978-8861842960
  • Luigi Rocchetti, Le gioie sepolte. Scultura greca del periodo arcaico, Arbor Sapientiae, 01/01/2018, EAN:9788894820850

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 19 aprile 2021.

Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di statuaria greca intitolate:

Consulta la pagina dedicata al sito archeologico di Delfi offerta dall’UNESCO.

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