Madonna di Santa Trinita di Cimabue

La Madonna di Santa Trinita di Cimabue presenta alcuni spunti stilistici che porteranno alle innovazioni di Giotto.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, tra il 1260 e il 1280, tempera su tavola, 385 x 223 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

Indice

Descrizione della Madonna di Santa Trinita di Cimabue

La Vergine è dipinta al centro della grande Pala seduta su un imponente trono architettonico. Maria porta in braccio Gesù Bambino seduto sulla sinistra del dipinto. Il manto di Maria è decorato con segni codificati dalla tradizione bizantina definiti crisografie bizantine. Sull’agemina poi sono presenti decorazioni dorate che imitano riflessi di luce sul manto e sulla veste di Gesù Bambino. Inoltre ai lati del trono quattro angeli a destra e quattro angeli a sinistra accompagnano i due personaggi sacri. In basso sono infine presenti quattro profeti raffigurati a mezzo busto. Il trono è monumentale e dorato come il fondo privo di particolari architettonici o ambientali.

Interpretazioni e simbologia della Madonna di Santa Trinita di Cimabue

La pala di Cimabue è indicata come La Maestà di Santa Trinita oppure come Madonna di Santa Trinita. Il titolo deriva dalla sede originale nella quale si trovava cioè la Basilica di Santa Trinità di Firenze.

L’immagine della Vergine nella Madonna di Santa Trinita di Cimabue

L’immagine della Vergine si avvicina al modello iconografico bizantino della Madonna Odigitria, cioè “che indica la via“. Il modello bizantino infatti prevede la Vergine indicante il Bambino, in piedi o seduta, come nel dipinto. La Madonna quindi simboleggia la Chiesa universale e Gesù Bambino la Via, la Verità e la Vita.

I quattro profeti e patriarchi

Nella fascia inferiore compaiono quattro profeti che reggono i cartigli con versi del Vecchio Testamento che li identificano. I testi fanno riferimento a Maria e all’Incarnazione di Cristo. La loro presenza testimonia la venuta del Messia come da loro profetizzato. Sono quindi i garanti storici della reale presenza di Gesù, Salvatore dell’umanità.

Il profeta Geremia è il primo personaggio dipinto a sinistra. Il suo cartiglio mostra la scritta “Creavit Dominus Novum super terram foemina circundavit viro“. Segue poi il patriarca Abramo che regge il cartiglio con scritto “In semine tuo benedicentur omnes gentes“. Quindi David che espone la scritta “De fructu ventris tuo ponam super sedem tuam“. Infine a destra si trova Isaia con “Ecce virgo concipet et pariet“.

I personaggi ritratti nella fascia inferiore del trono presentano una caratterizzazione fisionomica e posturale che rivela tratti del carattere. I due raffigurati in centro, Abramo e David, mostrano una postura tranquilla che trasmette solennità e sembrano comunicare tra loro. In profeti dipinti sui bordi, Geremia e Isaia, invece osservano verso l’alto. Queste particolari caratterizzazioni, poco consuete, indicano una scelta innovativa rispetto alla tradizione iconografica.

Secondo una interpretazione dottrinale cristiano-cattolica Abramo e David che si trovano al centro rappresentano la ragione che si interroga sul mistero dell’incarnazione di Cristo. Invece Geremia e Isaia ai lati opposti contemplano Gesù in quanto Dio fatto uomo.

Gli angeli

Gli angeli mostrano i visi rivolti frontalmente e inclinati. Cimabue evitò così di rappresentare i visi di profilo che era una rappresentazione tradizionalmente riservata a personaggi negativi quali il demonio o l’apostolo Giuda. Giotto più avanti infranse questa regola iconografica dipingendo gli angeli di profilo. Questi angeli sono molto simili a quelli rappresentati nella Maestà di Cimabue che si trovano nella Basilica inferiore di Assisi. Inoltre gli angeli indossano vesti dai colori simbolici. Infatti secondo la tradizione dell’iconografia cristiano-cattolica il rosso e il blu rappresentano il fuoco e l’aria. Gli angeli sono quindi espressione di questa fusione.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Gli storici non sono a conoscenza di documenti dell’epoca che permettano di stabilire i committenti dell’opera. Una ipotesi probabile potrebbe indicare l’Ordine vallombrosano che controllava la Basilica di Santa Trinità al tempo. Invece, considerando le usanze dell’epoca, il committente potrebbe essere stato una confraternita o una compagnia religiosa. La Maestà di Cimabue ora agli Uffizi infatti in origine era forse destinata ad un’altra chiesa e solo in seguito collocata presso la Basilica Santa Trinita.

Nei primi anni dell’Ottocento, in seguito la riscoperta dell’arte primitiva italiana gli storici rivalutarono la Maestà. Nel 1810, così la pala d’altare giunse alla Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Firenze. Infine nel 1919 passò agli Uffizi.

La Maestà di Santa Trinita di Cimabue è esposta presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Nella stessa sala si trovano la Madonna di Ognissanti di Giotto e Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna.

L’artista e la società. La storia dell’opera

La Maestà di Cimabue esposta alla Galleria degli Uffizi di Firenze, secondo l’ipotesi più condivisa, risale al periodo di tempo compreso tra il 1280 e il 1300.

L’artista e biografo del Cinquecento, Giorgio Vasari lasciò una testimonianza sulla collocazione dell’opera in Le Vite di artisti. Secondo la sua testimonianza la Maestà rimase esposta sull’altare della Basilica di Santa Trinità fino al 1471. A quella data i curatori della chiesa decisero di sostituirla con la Trinità di Alesso Baldovinetti, opera del Rinascimento. I religiosi spostarono quindi la Maestà di Cimabue all’interno di una cappella laterale della Basilica e poi nell’infermeria del monastero. Questo rifiuto dell’opera, in seguito attribuita a Giotto, fu conseguenza del maggior credito dato, al tempo, alle opere d’arte rinascimentale.

L’attribuzione e la datazione della Madonna di Santa Trinita

Giorgio Vasari, l’artista biografo del Cinquecento e Antonio Billi attribuirono questa Maestà a Cimabue. Gli storici contemporanei, a loro volta, sono concordi con le antiche attribuzioni. Solamente Guglielmo della Valle nel Settecento e Langton Douglas nel Novecento dissentirono sul nome dell’artista. Gli Studiosi però non sono concordi circa la datazione della Maestà di Santa Trinita. La distinzione riguarda il periodo precedente o posteriore l’esecuzione degli affreschi della Basilica superiore di San Francesco d’Assisi. Occorre inoltre considerare che anche la datazione del ciclo di Assisi ha creato non poche incertezze. Attualmente storici sono in generale concordi sugli anni 1290-1300.

La Maestà di Santa Trinita secondo gli studiosi dell’opera dell’artista risale quindi alla fase matura dei Cimabue, tra il 1290 e il 1300. Per stabilire la data di realizzazione gli storici si sono basati su dettagli stilistici. Alcuni elementi infatti si sono evoluti in una certa direzione nei dipinti del Maestro. Le figure umane sono più estese in larghezza come negli affreschi di Assisi del 1288-1292 circa.

Il panneggio del manto di Maria non fascia le forme ma ricade con ampie e morbide pieghe sul corpo. Le pieghe del manto sul capo di Maria sono più naturali e non concentriche e stereotipate come nelle Maestà di Cimabue precedenti. Il manto si apre in avanti e si intravede il maphorion, l’indumento sottostante, di colore rosso. La canna del naso, nel viso della Vergine, presenta il contorno sinistro sfumato. Inoltre la narice mostra una incisione che prosegue nella pinna del naso. Le labbra si atteggiano infine ad un leggero sorriso.

I restauri della Madonna di Santa Trinita di Cimabue

Nel tempo, conservatori che non hanno lasciato traccia storica, tagliarono la pala di Cimabue in forma quadrangolare. L’opera assunse quindi l’aspetto di un dipinto mancante della parte superiore a forma di cuspide che ora è nuovamente presente. Inoltre un artista oggi sconosciuto aggiunse due ali laterali sulle quali dipinse due angeli. Il restauratore Oreste Cambi aggiunse nuovamente la cuspide nel 1890 in occasione del primo restauro dell’opera. Inoltre Cambi eliminò le aggiunte laterali inserendo l’opera all’interno della cornice gotica ancora oggi esistente. Il restauratore Marcucci operò poi un secondo restauro nel 1947-1948. Infine, Alfio Del Serra nel 1993 intervenne per la terza volta.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile

Secondo gli studiosi della vita e dell’opera  di Cimabue la Maestà di Santa Trinita è un esempio della sua pittura matura. Infatti si colgono alcune caratteristiche originali e innovative che il maestro sperimentò rispetto alla tradizione bizantina a lui precedente. Le figure umani infatti assumono un aspetto più naturale e meno stereotipato come nelle opere bizantine. Già il biografo e artista Giorgio Vasari indicò ne Le Vite, Cimabue come il primo maestro a superare la maniera greca.

Gli angeli, rispetto alle figure di precedenti Maestà, sono concepiti tridimensionalmente. I corpi presentano infatti una solidità diversa dalle figure della tradizione bizantina. Il chiaroscuro delicato permette di creare un modellato che suggerisce il volume dei corpi e dei panneggi delle vesti.

Anche il panneggio in questa Maestà rivela una concezione maggiormente efficace nel restituire l’impressione di volume. Nella Maestà del Louvre di Cimabue del 1280 risultano ancora incollate all’anatomia. Invece nella Maestà di Santa Trinita le pieghe sono più morbide e sembrano rispondere alla gravità tenendo morbidamente verso il basso. In questa rappresentazione la rappresentazione del panneggio trasmette il peso e la consistenza del materiale. Il maggiore realismo si nota nel velo e nell’abito della Vergine. Infatti le linee non presentano un andamento astratto e regolare ma seguono l’anatomia e assecondano il peso del tessuto.

Le novità della Madonna di Santa Trinita di Cimabue

Le ali degli angeli presentano una distribuzione dei colori molto precisa e inedita. Le penne delle ali in basso sono di colore scuro mentre in alto le copritrici sono più accese e si scuriscono in alto. Gli studiosi hanno analizzato l’evoluzione del colore delle ali nelle Maestà del Louvre (1280 circa) di Bologna (1281-1285 circa) e i fine di Assisi (1288 circa). La scelta delle tonalità con le quali rendere le ali sembra confermare la sequenza temporale delle Maestà di Cimabue. 

I tratti innovativi rispetto ai modelli bizantini presenti nella Maestà di Cimabue sono il trono rappresentato frontalmente e un maggiore chiaroscuro delle forme. Inoltre il volto della Vergine è sereno e la sua fisionomia risulta più morbida e meno spigolosa. I visi sono costruiti con un chiaroscuro che permette di ottenere un volume maggiore grazie al contrasto tra luce e ombra. Le fisionomie sono dettagliate e i tratti dei visi più morbidi rispetto a quelli bizantini. La Vergine sembra inoltre accennare un sorriso.

Infine l’aureola conferma la datazione della Maestà di Santa Trìnita posteriore agli affreschi di Assisi. Infatti il disco presenta punti scuro nel margine destro. Questa caratteristica, tipica degli anni Novanta del Duecento, non è presente nei dipinti di Assisi e in quelli precedenti

La tecnica

La Madonna di Santa Trinita di Cimabue è un dipinto realizzato con colori a tempera su una tavola in legno di 385 centimetri di altezza e 223 cm di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

I colori sono limitati rispetto alle Maestà di Duccio di Buoninsegna di Giotto. Nella Maestà di Cimabue non è presente la riproduzione di una unica fonte luminosa.

Lo spazio

Lo spazio in questa Maestà di Cimabue è caratterizzato da una profondità maggiore suggerita grazie alla prospettiva applicata al trono. Si individuano infatti tre piani verticali che si succedono in profondità. Invece le Maestà della tradizione presentano due soli piani. Una novità della Maestà di Cimabue è la visione frontale e non più in tralice. La prospettiva quindi mette in risalto anche i lati interni che si vedono scorciati e restituiscono un maggiore realismo.

La Vergine è leggermente ruotata in una posizione di tre/quarti, cioè non completamente frontale. In trono sul quale siede Maria invece è frontale. Questa scelta di Cimabue è innovativa rispetto alle Maestà precedenti. Anche la prospettiva intuitiva con la quale è rappresentato permette di ottenere un maggiore senso di tridimensionalità dello spazio. Gli angeli assumono una disposizione maggiormente strutturata spazialmente in profondità. Infatti nelle precedenti rappresentazioni le loro figure sono semplicemente sovrapposte e danno l’impressione di sagome bidimensionali.

Questa descrizione non presenta ancora un solo punto di fuga ma si avvicina maggiormente alla visione umana dell’assonometria usata in precedenza. Il trono assume così una massa volumetrica più decisa e assume un valore architettonico. Questo effetto è suggerito anche dalle decorazioni cosmatesche, cioè tipiche dei maestri scalpellini eredi dalla famiglia Cosmati che decorarono le chiese romane dal XII e il XIII secolo. Sono presenti inoltre decorazioni dette calligrafiche perché presentano un aspetto grafico piuttosto che plastico e somigliano alla scrittura.

Il trono scenografico

La rappresentazione del trono offre una una fruizione che si avvicina a quella del palcoscenico di un teatro. Infatti, nella fascia inferiore i profeti compaiono tra gli archi e si mostrano all’interno di uno spazio descritto geometricamente. I personaggi a mezzo busto assumono così una presenza scenica ben evidente. Inoltre lo sfondo in oro acquista la valenza di sfondo atmosferico e perde la piattezza bizantina. Questo effetto ottico e psicologico si determina grazie alla prospettiva degli archi.

La composizione e l’inquadratura

Gli sguardi dei due profeti dipinti a sinistra e a destra creano un triangolo compositivo con vertice in alto. Gli angeli inclinano le teste con un ritmo alternato verso l’interno e verso l’esterno. Frontalmente la base del trono insieme ai gradini presenta una concavità che movimenta la sua struttura architettonica.

Confronti. Le Maestà

Giotto, in seguito, ripropose nella sua Maestà la prospettiva centrale e intuitiva del trono. Anche Duccio di Buoninsegna e poi dagli artisti del trecento adottarono questo modello che offre una cornice teatrale alla scena. Nonostante le novità stilistiche introdotte da Cimabue il dipinto non presenta l’evoluzione formale di Giotto o il decorativismo della Madonna Rucellai di Duccio di Buoninsegna.

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Lettura per immagini alla LIM della Madonna di Santa Trinita di Cimabue

Si tratta di una Maestà in trono, Madonna con Bambino in grembo.

I profeti con i cartigli, in basso, sono un tema iconografico ancora medioevale.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

L’aureola è solida e dorata.

Gli angeli hanno ali di uccello ma colorati come farfalle.

I colori sono a tratti intensi e con un accenno di chiaroscuro. Il fondo è dorato.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

La luce è ideale e proveniente frontalmente dall’alto. Si nota sul trono dove le parti interne sono ombreggiate in modo deciso.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

La composizione è simmetrica e fortemente articolata lungo l’asse centrale rappresentato dalla colonna ascendente che contiene i profeti e la Madonna.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

La figura della Vergine si trova all’interno di una mandorla ideale, creata dalle due schiere di angeli ai lati.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

Lo spazio è decisamente prospettico, disegnato grazie al robusto e complesso trono le cui diagonali convergono verso un asse centrale creando una prospettiva a spina di pesce.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare

Gli angeli, in piani sovrapposti, creano un effetto di profondità, appena accennato.

Cimabue, Madonna di Santa Trinita, particolare
Gli angeli

Cimabue inizia a rendere le figure solide e realistiche. La Madonna è monumentale e solenne.

Di Cimabue, Cenni di Pepo, vi sono notizie dal 1272 al 1302. È, prima di Giotto, l’artista che avvia un percorso di rinnovamento della pittura sul territorio dell’attuale Italia centrale.

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Bibliografia

  • Cimabue, Rizzoli, Collana: Classici arte Rizzoli, EAN: 9788817273817
  • Luciano Bellosi, Cimabue, 9 febbraio 2012, 24 Ore, Cultura Collana: Grandi libri d’arte, EAN: 9788866480471

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 4 ottobre 2021.

Approfondisci la lettura consultando le schede delle altre opere di Cimabue intitolate:

Leggi La vita e tutte le opere di Cimabue

Consulta la pagina dedicata al dipinto di Cimabue, Madonna di Santa Trinita, sul sito del Museo degli Uffizi di Firenze.

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