Astrattismo classico

Astrattismo classico fu un gruppo italiano, di Firenze, che si costituì nel secondo dopoguerra inizialmente sotto il nome di Arte d’Oggi.

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Astrattismo classico fu il termine che riunì nel secondo dopoguerra un gruppo di artisti di Firenze.

La finalità degli artisti componenti fu quella di contribuire alla ricostruzione culturale e sociale della società italiana. Il gruppo Astrattismo classico fu in dialogo con Gruppo Forma 1 di Roma e il Movimento Arte Concreta MAC di Milano nato nel 1948.

Il contesto storico-artistico

Nel secondo dopoguerra il mondo dell’arte in Italia si adeguò al clima di ricostruzione civile e sociale del Paese distrutto dalla guerra. Inizialmente nelle diverse città italiane si costituirono gruppi locali di ispirazione militante.

Dopo pochi anni dal 1945 alcune di queste realtà isolate si unirono nel Fronte Nuovo delle Arti guidato dalla figura carismatica dell’artista Renato Guttuso. Nel 1946 a Venezia nacque la Nuova Secessione Artistica Italiana che riuniva artisti di Milano e Venezia. Proprio da questa formazione, su proposta di Renato Guttuso, nacque nel 1947 il Fronte Nuovo delle Arti.

La storia di Astrattismo classico

Le premesse di Astrattismo classico le posero gli artisti Nativi, Berti, Brunetti, Farulli, insieme al poeta Caverni nella primavera del 1945 fondando la rivista Torrente. Il quindicinale trattava di arte e letteratura e sopravvisse per un solo numero. Nel contesto della rivista nacquero così le idee fondanti del gruppo Arte d’Oggi.

1949. Con il nome originario di Arte d’Oggi, il gruppo nel 1949 organizzò una mostra alla Strozzina di Firenze. In questa occasione furono presenti molte realtà dell’arte del secondo dopoguerra in Italia. Esposero le loro opere Accardi, Attardi, Afro Basaldella, Bertini, Birolli, Bordoni, Bozzolini, Cagli, Davico, Dorazio, Dorfles, Farulli, Fontana, Garau, Guerrini, Maugeri, Monnet, Moreni, Moratti, Morlotti, Munari, Perilli, Pizzinato, Sanfilippo, Soldati, Turcato, Vedova, Veronesi, Viani e il francese Vasarely.

1950. Nell’immediato dopoguerra e per quasi tutta la seconda metà del Novecento la componente politica della società italiana determinò anche la cultura di Stato. Soprattutto nel campo dell’arte fu il Partito Comunista Italiano PCI a dettare le regole delle mostre pubbliche. Quindi l’attività sinergica dei critici allineati con il partito e la sua dirigenza, ostili verso l’Astrattismo, censurarono la partecipazione del gruppo alla XXV Biennale Internazionale di Venezia del 1950. Invece favorirono le esperienze figurative, di ispirazione post-cubista e neo-espressionista, come il Fronte Nuovo delle Arti.

Il filosofo Ermanno Migliorini, in seguito al rifiuto della politica, nell’estate del 1950, redasse Manifesto dell’Astrattismo Classico. Gualtiero Nativi, Vinicio Berti, Alvaro Monnini, Bruno Brunetti e Mario Nuti firmarono il manifesto.

1951. Il Gruppo Astrattismo Classico si sciolse nel 1951 e gli artisti intrapresero dei percorsi personali.

Il manifesto dell’Astrattismo classico

Nel manifesto dell’Astrattismo classico è evidente l’orientamento verso ideali di sinistra sociale. Infatti nel testo l’artista è concepito come un operatore culturale rivolto alla ricostruzione della società civile. Inoltre emerge la vocazione militante del gruppo finalizzata allo sviluppo di una nuova etica sociale. Questa componente fu comune a quasi tutte le realtà nate subito dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale. L’arte quindi diventa pratica artistica e non pura teoria articolata nella relazione attiva tra artista e fruitore.

Secondo gli autori del manifesto la colpa dei movimenti artistici nati nei primi anni Venti del Novecento fu la componente distruttiva dell’oggetto e della forma. Pur considerando positivamente l’aspetto interventista e attivista, dei movimenti passati, gli autori rifiutano la visione formale degli artisti precedenti. In alternativa l’Astrattismo Classico propose un intervento attivo e costruttivo. Il loro impegno dichiarato fu quello di chiarire per mezzo della vita alcuni problemi dell’arte, e non viceversa. Nell’interpretazione storica dell’arte, l’Astrattismo classico sottolineò come dall’Impressionismo in avanti l’arte cessò di essere una manifestazione per diventare un fatto concreto. Le Avanguardie storiche poi secondo, il manifesto, non riuscirono a tradurre le loro sperimentazioni in linguaggi specifici a causa della necessità di esibire un contenuto figurativo.

La fondazione di Astrattismo classico e le prime mostre

Gli artisti si riunirono inizialmente sotto il nome di Arte d’Oggi. Con questo identificativo organizzarono tre mostre a Firenze nel maggio 1945, nel marzo 1948 e nel giugno 1949.

Poi Vinicio Berti, Bruno Brunetti (pittore), Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti, firmarono il Manifesto dell’Astrattismo Classico redatto dal filosofo Ermanno Migliorini.

Ancora con il nome di Arte d’Oggi gli artisti nel 1947 entrarono in dialogo con altri gruppi in Italia che conducevano una sperimentazione astratta. Arte d’Oggi fu in contatto soprattutto con il Gruppo Forma 1 di Roma con il quale partecipò nel 1948 alla mostra intitolata Arte Astratta in Italia a Roma.

1948. Nel marzo del 1948 il Gruppo Arte d’Oggi organizzò la seconda mostra dopo quella di Roma. A questo evento partecipò anche Renato Guttuso, anima militante del Fronte Nuovo delle Arti.

Nel maggio 1948 la Galleria Bergamini di Milano ospitò una mostra del gruppo alla quale parteciparono gli artisti Berti, Brunetti, Monnini, Bozzolini e Parmisari.

1949. A Millano, nell 1949, gli artisti organizzano un evento presso la libreria Salto dal titolo Pittura Concreta a Milano e strinsero contatti con i membri del Movimento Arte Concreta MAC.

L’eredità  di Classicismo Classico

Astrattismo Classico nel contesto della cultura dell’epoca ebbe una grande influenza nei confronti degli artisti della generazione successiva. I gruppi del secondo astrattismo fiorentino tennero conto della rottura degli schemi formali operati dal gruppo per elaborare il proprio linguaggio. Nei primi anni Sessanta del Novecento a Firenze fu poi attivo il gruppo Segno Rosso, nato nel 1964 con l’artista Vinicio Berti tra i fondatori. Un altro raggruppamento si riunì poi presso lo Studio d’Arte il Moro nel 1970. Nel 1972 fu pubblicato il manifesto di Morfologia Costruttiva.

Il linguaggio di Astrattismo classico

Inizialmente gli artisti adottarono un linguaggio neorealista per passare poi al post-cubismo che caratterizzò gran parte della pittura del secondo dopoguerra in Italia. Il gruppo, privo del pittore Nativi, organizzò quindi la prima mostra presso la Galleria Firenze nel 1947.

Le opere di Astrattismo classico

In preparazione

Bibliografia

  • Cesare Brandi, Scritti sull’arte contemporanea, Torino, 1976.
  • G. Massobrio, Paolo Portoghesi, Album degli anni cinquanta, Bari, 1977.
  • G. Nonveiller, Le arti figurative dal 1930 al 1950, in Immagine di popolo e organizzazione del consenso in Italia negli anni trenta e quaranta, Venezia 1979.
  • AA.VV., Origine dell’astrattismo. Verso altri orizzonti del reale (1885-1919), Catalogo della mostra a Palazzo Reale, a cura di G.Ballo, Milano, 1980.
  • AA.VV., Arte astratta italiana 1909-1959, Catalogo della Mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna,a cura di G.De Marinis, Roma, 1980.
  • Paolo Fossati, Movimento arte concreta 1948-1958, Torino, 1980.

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