La madre morta di Egon Schiele

La madre morta di Egon Schiele fu uno dei dipinti preferiti dal giovane artista morto a soli 28 anni a causa dell’influenza spagnola nel 1918.

Egon Schiele, La madre morta, 1910, matita e olio su tavola, 320 x 257 cm. Vienna, Leopold Museum

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Indice

Descrizione de La madre morta di Egon Schiele

Nell’opera di Egon Schiele compaiono le figure di una donna e di un neonato. In alto, il viso della madre è reclinato verso la sinistra dell’osservatore e si appoggia al telo che avvolge il piccolo. Gli occhi della donna sono semichiusi e inespressivi. La bocca è serrata e immobile. Il colorito è pallido e grigio. I lunghi capelli bruni, leggermente mossi, incorniciano, a destra, il volto e il collo fino al bordo dell’abito scuro e scendono a sinistra.

Il neonato, dipinto al centro dell’opera, osserva in avanti. Il piccolo mostra uno sguardo sereno e apre le mani come per allargare il suo spazio vitale all’interno della fasciatura. La sua pelle è dipinta con colori caldi e accesi. In basso, infine, la mano sinistra della donna poggia inanimata e scheletrica sul pesante panno scuro. La scena è avvolta da uno sfondo scuro e incombente.

Interpretazioni e simbologia de La madre morta di Egon Schiele

Questo dipinto di Egon Schiele riproduce una scena molto drammatica. Il tono della rappresentazione infatti è già chiarito dal titolo che non lascia dubbi rispetto all’interpretazione dell’opera. Schiele ha saputo connotare di tragicità ogni aspetto del dipinto a partire dalla fisionomia della madre che mostra un viso ormai cadavere. La donna è di una magrezza malata, i lineamenti sono tirati e gli occhi semiaperti e spenti.

Anche la posizione della testa, abbandonata verso sinistra, ricorda un corpo ormai privo di vita. Nonostante questo, la madre abbraccia ancora il suo bambino come si vede dalla mano in primo piano. Questo dettaglio rende ancora più triste l’immagine perché rappresenta l’ultimo pensiero della donna, morta stringendo il suo piccolo. Inoltre, il corpo rannicchiato del neonato ricorda quello di un feto, avvolto dall’utero materno.

Il pesante telo nero che avvolge il bambino, nella tradizione occidentale rappresenta il lutto manifestato per la morte di una persona cara. Il nero che avvolge le figure indica quindi il buio della morte, ma risulta protettivo nei confronti del bambino. Il colore acceso e caldo del viso e delle mani contrasta infatti con quello terreo della madre. Nonostante il colore vitale del piccolo, sembra che il telo nero che lo avvolge come un bozzolo e la madre morta che lo stringe, conducano il piccolo verso un triste destino.

La figura materna nella pittura di Egon Schiele

Secondo gli esperti dell’opera di Schiele, nelle diverse interpretazioni che il pittore diede della figura materna, si coglie il suo rapporto con la madre. La donna era anaffettiva e aveva subito il lutto di due figli e del marito. Per questo il giovane pittore maturò fin da piccolo un difficile rapporto con la madre e se ne distaccò presto. Conseguente a questa lettura, il panno nero che avvolge il piccolo rappresenta anche il lutto che l’artistà subì dovendo rinunciare all’amore materno.

Quindi, l’assenza della figura materna amorevole e protettiva produsse una particolare visione artistica nel pittore austriaco. Anche la vita di sentimentale di Schiele fu segnata da disordine affettivo che lo portò a compulsione sessuale. Infatti, l’attenzione dell’artista nei confronti di una giovane lo portò alla condanna ad un breve periodo di detenzione.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La madre morta di Egon Schiele si trova al Leopold Museum di Vienna. Il pittore donò l’opera ad Arthur Roessler che la espose nel proprio studio.

L’artista e la società. La storia dell’opera La madre morta di Egon Schiele

Egon Schiele dipinse La madre morta nel 1910, intorno all’età di vent’anni. Nel 1911 il pittore lo indicò come una delle sue opere migliori in una lettera indirizzata ad Arthur Roessler.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile de La madre morta di Egon Schiele

La madre morta di Egon Schiele, oltre ad essere uno dei dipinti preferiti dall’artista, espone gli elementi linguistici tipici del giovane Schiele. Le forme dei volti e delle mani presentano la deformità spigolosa che si ritrova negli autoritratti e nei molti nudi, maschili e femminili. Inoltre, le dita della mano, in basso, sono disposte con la solita configurazione disegnata da Schiele. Le nocche sono nodose, le falangi scarne e le dita allungate e separate tra medio e anulare. La posizione dei corpi è innaturale e sgraziata.

Le pittura è tirata, realizzata con pennellate di colore ad olio molto diluito che seguono i leggeri volumi dei visi, delle mani e del panno che avvolge il neonato. Inoltre una debole linea di contorno segna i confini tra le forme.

La tecnica

Egon Schiele dipinse La madre morta utilizzando matita e olio su una tavola di legno di 320 centimetri di altezza e 257 cm di larghezza.

Il colore e l’illuminazione

Il dipinto di Schiele presenta uno sfondo molto scuro, tendente al bruno. Le figure della madre e del piccolo emergono così in grande evidenza perché molto più chiare. La pelle della donna è di colore terreo, ocra e grigio. Invece i colori dell neonato sono caldi e brillanti, rosa-arancio e rosso cremisi. Questa intensa colorazione, in contrasto con il colore scuro del pesante telo nero, rende quasi fosforescente l’immagine del piccolo.

Nell’immagine non è possibile cogliere una precisa fonte luminosa. Inoltre la figura del bambino, colorata intensamente, sembra emettere luce propria.

Lo spazio

Le figure della madre morta e del figlio neonato, avvolto nel panno, si trovano in primo piano, ritratte a mezzo busto. L’osservatore ha così l’impressione di trovarsi molto vicino al bambino e alla sfortunata donna. Non si coglie quindi l’ambiente perché lo sfondo è molto scuro e privo di dettagli.

La composizione e l’inquadratura

L’opera di Schiele è di forma rettangolare e l’inquadratura è verticale in modo da creare la sovrapposizione dei tre elementi principali dell’immagine. Infatti, a partire dall’alto, si sovrappongono il viso della madre morta, il neonato e la mano scheletrica della donna. L’allineamento di questi tre elementi crea una ideale linea obliqua.

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Bibliografia

  • Jane Kallir, Egon Schiele. L’opera completa, Leonardo (Milano) Collana: Grandi monografie, 1990, EAN: 2560643006626
  • Reinhard Steiner, Egon Schiele. 1890-1918. L’anima notturna dell’artista, Taschen, 1992, EAN: 2560008147445
  • Arthur Roessler, Egon Schiele. Diario dal carcere, Skira, Collana: Art stories, 2018, EAN: 9788857205977
  • Antonio Della Rocca, La bambina in rosso. Egon Schiele visto dalle sue donne e dai contemporanei, Gilgamesh Edizioni, Collana: Anunnaki. Narrativa, 2015, EAN: 9788868671167
  • Eva Di Stefano, Schiele, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016; 2017, EAN: 9788809994188
  • Egon Schiele, Ritratto d’artista, Abscondita, Collana: Miniature, 2017, EAN: 9788884166623
  • Otto Gabos, Egon Schiele. Il corpo struggente, Centauria, 2018, EAN: 9788869212512
  • Tobias G. Natter (a cura di), Egon Schiele. The paintings, Taschen, 2020, EAN: 9783836581257

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 27 aprile 2022.

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