Venere allo specchio o Venere Rokeby di Diego Velázquez

Venere allo specchio di Diego Velázquez è l’unico nudo rimasto dell’artista e fu esposto accanto alla celebre Maja desnuda di Goya.

Diego Velázquez, Venere allo specchio, 1648 circa, olio su tela, 122,5 x 175 cm. Londra, National Gallery

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Indice

Descrizione di Venere allo specchio di Diego Velázquez

Venere è distesa con le spalle rivolte verso l’osservatore su un letto ricoperto da lenzuola di raso. La dea ha poi le ginocchia piegate in avanti e il busto è sollevato e girato verso la sinistra dell’opera. Venere osserva la sua immagine riflessa in uno specchio che Cupido regge sulla sinistra. Infine la parete di fondo è coperta a sinistra da un ampio tendone rosso.

Interpretazioni e simbologia di Venere allo specchio di Diego Velázquez

Venere e Cupido è anche detta Venere allo specchio o ancora Venere Rokeby ed è un dipinto di Diego Velázquez. La Venere allo specchio di Diego Velázquez prese il soprannome di Venere Rokeby dalla collezione privata di John Morritt alla quale apparteneva.

Il dipinto di Velázquez ritrae Venere, la dea della bellezza, dell’amore e della fecondità femminile. Nella tradizione iconografia la Venere distesa si ritrova in diverse opere d’arte. Nel dipinto di Velazquez però la dea non presenta gli attributi iconografici che solitamente accompagnano le sue raffigurazioni. Infatti Venere ha i capelli biondi ed è circondata da fiori gioielli e frutti. Nel dipinto di Diego Velázquez la dea ha i capelli molto scuri ma è presente Cupido che ne chiarisce l’identità. Infine il piccolo dio non porta con sé la faretra con le frecce.

I nastri annodati sulla cornice dello specchio rappresentano forse i nastri che secondo la tradizione Cupido utilizza per bendare gli innamorati.

La Venere distesa nella tradizione figurativa

La Venere Rokeby è l’unico nudo che rimane di Diego Velázquez. Secondo gli inventari dell’epoca l’artista avrebbe dipinto altri tre nudi però ora scomparsi. Le fonti di ispirazione di Velázquez  nel dipingere questo nudo furono probabilmente i nudi di Tintoretto, Tiziano e Rubens. Velázquez però disponendo la Venere di spalle si allontanò notevolmente da questi modelli.

Probabilmente il modello più vicino all’opera è quello di Tiziano che dipinse diverse opere raffiguranti questa dea. La più famosa fra queste infatti la Venere di Urbino. Sono poi da citare nudi dipinti da Jacopo Palma Il Vecchio e la Venere dormiente di Giorgione.

Velázquez si ispirò inoltre alle opere del Rinascimento nelle quali lo specchio era una fonte di creatività per dipingere originali ritratti femminili. Gli specchi sono presenti anche in altri ritratti di Veneri di Tiziano e Rubens. Infine la posizione di spalle rispetto all’osservatore era già stata utilizzata in alcune stampe da altri autori.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione della Venere allo specchio o Venere Rokeby di Diego Velázquez

Gaspar Mendes de Haro, marchese del Carpio e politico spagnolo era considerato un tempo il committente dell’opera. Secondo gli studi della storica Angela Aterido, condotti nel 2001 sembra che il primo proprietario della Venere fu invece Domingo Guerra Coronel. Il marchese del Carpio acquisì la Venere dello specchio solo del 1652. I dettagli di questa nuova scoperta però non sono stati del tutto accertati.

Dopo essere stato proprietà di Gaspar Méndes de Haro il dipinto passò alla figlia Catalina de Haro y Guzmán e al genero Francisco Álvarez de Toledo. Carlo IV di Spagna nel 1802 ne ordinò poi la vendita a favore di Manuel Godoy. Il nobile favorito di Spagna custodì l’opera nel suo gabinetto privato insieme alla Maja vestida e alla Maja desnuda di Francisco Goya. John Morritt la acquistò poi per 500 sterline nel 1813 trasportandola in Inghilterra e la inserì nella propria collezione a Rokeby Park nello Yorkshire. La National Art Collection Found acquistò infine l’opera nel 1906 che quindi entrò nelle collezioni della National Gallery di Londra. Il re Edoardo VII fu un gran sostenitore dell’acquisizione e contribuì con una somma di 8000 sterline.

Il dipinto intitolato Venere allo specchio di Velázquez è custodito ora presso la National Gallery di Londra.

L’artista e la società. La storia dell’opera Venere allo specchio di Diego Velázquez

Il dipinto di Velázquez risale al 1648 circa. L’opera è una delle ultime dipinte dall’artista spagnolo. La data di realizzazione non è certa e l’unica sicurezza è l’indagine tecnica sui colori che porta a pensare che Velázquez abbia realizzato quest’opera in tarda età. Secondo gli storici quindi l’opera potrebbe risalire ad un periodo compreso più probabilmente tra il 1647 e 1651.

Anche rispetto all’identità della modella sono presenti forti dubbi. Qualche storico ha ipotizzato che si possa trattare di Flaminia Triunfi, una giovane pittrice romana di 23 anni. Forse il pittore ebbe una relazione con la ragazza dalla quale nacque un figlio di nome Antonio Da Silva. Velázquez tornò poi in Spagna su richiesta di Filippo IV e il piccolo fu adottato da Juan de Córdoba amico dell’artista.

Lo sfregio del dipinto da parte di Mary Richardson

La femminista inglese di nome Mary Richardson il 10 marzo 1914 sfregiò la tela con un coltello da macellaio. L’aggressione provocò diversi squarci nell’opera che fu restaurata attentamente da Helmut Ruhemann. La donna subì una condanna a sei mesi di detenzione come prevedeva la legge. Secondo le sue stesse ammissioni la suffragetta agì per distruggere l’immagine della Venere dipinta da Velázquez in segno di protesta contro l’arresto di Emily Pankhurst. Quest’ultima era la fondatrice della Women’s Social and Political Union che rivendicava i diritti delle donne e cercava di ottenere il suffragio femminile. L’attivista era stata arrestata la sera prima alla Saint Andrews Hall di Glasgow.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile di Venere allo specchio di Diego Velázquez

Il panneggio del lenzuolo sottolinea le linee che descrivono il corpo della Venere.

La tecnica

La Venere allo specchio di Diego Velázquez, è un olio su tela di 122,5 x 175 cm di grandezza.

Il colore e l’illuminazione

Nel dipinto sono presenti diverse tonalità di colore rosso. Il letto è descritto dai bianchi delle lenzuola e dai grigi della coperta di seta. L’incarnato di Venere è reso con leggere tonalità di rosa e grigio.

Le indagini sul colore hanno rivelato che in realtà il grigio del telo era un acceso viola che si è sbiadito nel tempo.

La composizione cromatica dell’opera alterna fasce di colore scuro a quelle di colore chiaro. Il telo infatti contrasta con il lenzuolo inferiore più chiaro e il corpo della Venere sopra di esso.

Lo spazio

Il riflesso nello specchio non è coerentemente prospettico. Infatti se immaginato nella realtà,  in tale posizione non rifletterebbe il viso di Venere. Si può quindi considerare una licenza poetica, cioè una forzatura prospettica utilizzata dall’artista per organizzare una composizione più efficace.

La composizione e l’inquadratura

L’opera è di forma rettangolare. L’inquadratura orizzontale ospita il corpo di Venere che occupa l’intera larghezza del dipinto.

La figura della dea crea una curva sinuosa che àncora l’intera composizione. Infatti anche i panneggi del telo e delle lenzuola assecondano le curve della dea.

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Bibliografia

  • Maurizio Marini, Velázquez, Giunti Editore. Collana: Dossier d’art, 2017 EAN: 9788809992450
  • Vincenzo Gambardella, Las Meninas allo specchio. Saggio su Diego Velázquez, Ensemble, Collana: Varia, 2020, EAN: 9788868816339
  • Carl Justi, Diego Velázquez, Parkstone Press Ltd, Collana: Mega Square, 2020, EAN: 9781783105571

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 23 dicembre 2020.

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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Diego Velázquez, Venere allo specchio, sul sito della National Gallery di Londra.

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