Sulla grande tomba classica, scoperta dai Pastori dell’Arcadia, è riportato il monito Et in Arcadia Ego. Nicolas Poussin ci ricorda che la fine giunge anche per coloro che coltivano la bellezza.
Nicolas Poussin, Pastori dell’Arcadia, 1650, olio su tela, 85 x 121 cm. Parigi, Musée du Louvre
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Indice
Descrizione di Pastori dell’Arcadia di Nicolas Poussin
Tre pastori scoprono una tomba classica e uno di loro legge l’iscrizione scolpita. Il suo compagno di destra indica la scritta alla giovane donna che li accompagna e che si trova in piedi di fronte al sarcogafo. I tre pastori, di tradizione bucolica, hanno un aspetto vigoroso e robusto. Sono giovani e indossano vesti classiche, una tunica e dei sandali. Due di loro intorno al capo portano una corona di foglie. I loro volti ricordano, inoltre, le fisionomie di eroi e di dei scolpite nelle statue greche.
Anche la figura della giovane donna di profilo è un riferimento alla statuaria classica. La ragazza indossa una tunica e un ampio mantello. La sua capigliatura è avvolta con un nastro e raccolta in un panno chiaro. La scena è ambientata nel pieno di un paesaggio ideale. La tomba, infatti, si trova al centro di una zona piana circondata da alberi mentre l’orizzonte è chiuso da una linea di alte montagne. Il cielo è attraversato da scenografiche nubi ampie e luminose.
Interpretazioni e simbologia di Pastori dell’Arcadia di Nicolas Poussin
Il dipinto Pastori dell’Arcadia di Nicolas Poussin è associato alla nota frase “Et in Arcadia ego”. Si tratta di un’iscrizione tombale e la sua traduzione letterale può essere “Anche in Arcadia io”. Rimangono sottintesi “eram” o “sum”. Le interpretazioni della frase sono diverse in relazione al tempo suggerito dal verbo sottinteso. Nel caso si ipotizzi l’uso del presente “sum” la frase potrebbe essere interpretata come “io, morte, sono presente anche in Arcadia”. Diversamente, con “eram” cambia il soggetto “io, defunto, ero in Arcadia”.
Si tratta, quindi, di un “memento mori” che ricorda al viandante l’ineluttabilità della morte, anche per coloro che attingono ai piaceri raffinati della cultura. Per comprendere a pieno il senso della frase occorre conoscere il significato del termine Arcadia, luogo mitico e citato in opere letterarie e dipinti.
L’età dell’oro e il paradiso dell’Arcadia classica
L’Arcadia fu un luogo fantastico, collocato nell’antica Grecia, popolato da pastori e contadini. Geograficamente e storicamente corrisponde al Peloponneso centrale e deriva il suo nome dal personaggio mitico Arcade. Si trattava del mito collettivo di un gruppo di ristretti intellettuali che sognavano un’età incontaminata e di perfetta comunione con la natura. Fu trattato in molti poemi bucolici dell’epoca. Virgilio ambientò le sue bucoliche nel mitico tempo dell’Arcadia. Nel Rinascimento, poi, ebbe una certa fortuna con la pastorale Arcadia di Jacopo Sannazaro del 1504. Nel 1690 a Roma venne fondata l’Accademia dell’Arcadia. Si trattava di un gruppo di letterati che favorivano il Classicismo rispetto alle componenti realistiche del Barocco.
Le scene dipinte nelle opere che rimandano al concetto del memento mori, come Pastori dell’Arcadia di Nicolas Poussin, suscitarono grandi interesse. Furono, soprattutto, gli studiosi di iconologia che tentarono di decifrare gli eventuali messaggi nascosti dell’opera. Recentemente sono state avanzate alcune ipotesi che rimandano a significati esoterici sottesi nel rapporto tra l’iscrizione e le figure dipinte.
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L’artista e la società. La storia dell’opera
Il tema dei Pastori dell’Arcadia, come rappresentato nel dipinto di Nicolas Poussin fu, per primo, rappresentato dal Guercino, intorno al 1618 – 1622 nel dipinto Et in Arcadia ego conservato presso la Galleria Nazionale di Palazzo Barberini a Roma. Nel dipinto due pastori fissano un teschio in decomposizione. Sotto di esso, su una maceria classica compare la scritta.
Nicolas Poussin dipinse altre opere dello stesso tema. Precedente a Pastori dell’Arcadia del 1650 è una versione conservata in Chatsworth House preso la Devonshire Collection, del 1627, nella quale i pastori scoprono l’antica tomba coperta di rovi e vegetazione. Questo primo dipinto, intitolato Et in Arcadia Ego, rappresenta, forse, una rivisitazione del dipinto del Guercino. Il dipinto del 1640, versione più pacata e formalmente classica del tema ebbe una grande influenza su molti artisti del tempo.
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Lo stile di Pastori dell’Arcadia di Nicolas Poussin
Nicolas Poussin fu un protagonista, con Claude Lorrain, del paesaggio ideale. Inoltre, il suo classicismo lo portò a rifiutare con decisione il naturalismo popolare di Caravaggio. Il tono serio e compassato del dipinto è, poi, diverso da quello, precedente del 1627 nel quale le nudità dei pastori e della giovane assumono un aspetto maggiormente provocante. I modellati delle figure sono ben accentuati e chiaramente percepibili. Infatti, prevale l’aspetto scultoreo dei corpi piuttosto che quello ambientale di fusione con il paesaggio. I personaggi risultano, quindi, ben definiti e, quasi, ritagliati, dal paesaggio nel quale sono immersi. Nicolas Poussin fu influenzato dalle opere di Raffaello e da alcune istanze del Manierismo.
Il colore e l’illuminazione
La luce naturale rappresentata nel dipinto scolpisce i corpi morbidamente. L’illuminazione diffusa, inoltre, crea contrasti, non forti, ma sufficienti a mettere in evidenza le figure rispetto al paesaggio nel quale sono immerse. Infatti, soprattutto i panneggi sono notevolmente chiaroscurati e il contrasto fra scuri colorati e chiari saturi e luminosi produce una maggiore definizione delle forme.
Gli abbigliamenti dei personaggi, inoltre, realizzati con colori primari, giallo, rosso e blu, contrastano con i colori naturali di tipo secondario. La muratura della tomba e il terreno sono dipinti con un ocra tendente al bruno (viraggio verso il grigio del giallo-arancio). In secondo piano, poi, emerge il grigio-verde della vegetazione e, infine, il grigio-azzurro delle montagne armonizzato con il cielo, di poco più saturo.
Lo spazio
L’azione dei quattro personaggi del dipinto di Nicolas Poussin, Pastori dell’Arcadia, si svolge intorno alla tomba classica. Gli sguardi dei protagonisti sono, infatti, rivolti verso il fianco sul quale si trova l’iscrizione come la loro posizione, orientata verso lo stesso centro di interesse. Perfino le mani dei due pastori chinati guidano lo sguardo dell’osservatore verso tale obiettivo. La grande arca funebre, coperta quasi interamente dalle figure, non contribuisce ad una descrizione geometrica dell’ambiente. In ogni caso, basta la sua presenza, evocata dalle poche ma solide parti di essa in vista, ad ordinare tutto lo spazio e a renderlo ordinatamente solido e misurabile.
La composizione e l’inquadratura
Le diagonali del dipinto si incrociano in prossimità degli indici dei pastori che richiamano l’attenzione sulla scritta. L’intera composizione, inoltre, è strutturata in modo accurato e simmetrico. Le due figure in piedi, ai lati del gruppo, formano due triangoli compositivi con i vertici verso le mani dei pastori chinati. La linea dell’orizzonte, poi, disegna un arco, convesso verso l’alto, che separa l’immagine in due parti orizzontali. Le figure dei due pastori chinati, infine, sono speculari ma disposte lungo la diagonale che sale da sinistra in basso.
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Approfondimenti di Pastori dell’Arcadia
Consulta la pagina dedicata al dipinto di Nicolas Poussin, Pastori dell’Arcadia, sul sito del Musée du Louvre di Parigi.
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