Il Cenacolo vinciano o Ultima cena di Leonardo da Vinci

Il Cenacolo vinciano o Ultima cena è la raffigurazione dell’Ultima Cena di Cristo più famosa della storia dell’arte occidentale. Per rendere maggiormente coinvolgente la rappresentazione Leonardo si concentrò sulle espressioni ed i gesti degli apostoli.

Leonardo da Vinci, Il Cenacolo vinciano (Ultima cena), 1495-1499, tempera e olio su intonaco, 460 x 880 cm. Milano, Convento di Santa Maria delle Grazie, Refettorio

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Indice

Descrizione del Cenacolo vinciano o Ultima cena di Leonardo da Vinci

La scena dell’Ultima Cena rappresentata nel Cenacolo vinciano è ambientata all’interno di uno spazio architettonico chiuso. Il soffitto è decorato con un cassettone a lacunari. Sulle pareti invece sono appesi alcuni arazzi ora non più visibili. Sulla parete di fondo vi sono poi tre finestre. Sul tavolo sono presenti pietanze e stoviglie curate nei minimi dettagli. La grande tavola dietro la quale sono seduti gli apostoli e Cristo occupa tutta la porzione orizzontale. Gesù si trova al centro da solo. Le sue braccia sono posate sul tavolo e il viso è reclinato. Gli occhi sono semiaperti e le labbra appena scostate.

Gli apostoli sono disposti a gruppi di tre alla sua destra e alla sua sinistra. L’apostolo Pietro è il quarto da sinistra. L’uomo si sporge in avanti impugnando un coltello con la destra. Giuda ha con se una borsa con del denaro e nella sorpresa rovescia una saliera. A destra si trovano Matteo, Giuda Taddeo e Simone. Il quinto da destra è Giacomo Maggiore mentre Filippo stringe le mani al petto dichiarandosi innocente.

Interpretazioni e simbologia del Cenacolo vinciano o Ultima cena di Leonardo da Vinci

Nell’ambito della storia dell’arte e del Cattolicesimo Il Cenacolo vinciano è un una vera icona. Si tratta infatti della rappresentazione più famosa dell’Ultima Cena. Inoltre è una delle opere più note del Rinascimento italiano.

L’episodio rappresentato nel Cenacolo vinciano è quello dell’Ultima cena. Viene raccontato nel Vangelo di Giovanni (13:21). Gesù, in seguito alla lavanda dei piedi si riunisce attorno al tavolo con gli apostoli (Giovanni). L’episodio si svolse durante la Pasqua ebraica. Durante la cena Cristo istituì l’Eucarestia condividendo il vino e il pane come scritto anche nella nella Prima Lettera ai Corinzi (11,23-26) da Paolo di Tarso. In questo contesto Gesù annunciò anche il suo prossimo tradimento. L’annuncio creò una enorme confusione tra gli apostoli che chiesero al Maestro di indicare loro il traditore. Cristo però invece di proferire un nome intinse un boccone e lo porse a Giuda Iscariota dicendogli di eseguire il suo compito. Nella scena Leonardo da Vinci ha rappresentato il momento nel quale Gesù ha appena annunciato il suo tradimento.

La fisionomia quasi femminea dell’apostolo Giovanni è da interpretare con l’abitudine di Leonardo a rappresentare in tal modo i giovani uomini.

Gli apostoli intorno a Cristo

Leonardo da Vinci non seguì la tradizionale rappresentazione dell’Ultima Cena. Infatti il tema veniva solitamente rappresentato con una precisa interpretazione iconografica. Il maestro si concentrò sul tentativo di rappresentare la sorpresa degli apostoli. In seguito all’annuncio del tradimento ognuno ha una propria reazione che si esprime con la postura, il gesto e l’espressione del viso. Inoltre l’apostolo Pietro anticipa il taglio dell’orecchio di Malco, il servo del Sommo Sacerdote, al momento dell’arresto di Cristo. L’apostolo infatti impugna un coltello in modo minaccioso apparentemente rivolto al traditore seduto tra i commensali. Giuda non è rappresentato come nella tradizione isolato e all’opposto degli altri apostoli. L’uomo è in mezzo ai compagni. L’apostolo Giovanni che di solito è raffigurato adagiato sul petto o sul grembo di Cristo, da Leonardo viene dipinto in atto di ascoltare le parole di Pietro.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La commissione giunse a Leonardo da Ludovico il Moro. L’incarico era di dipingere la parete del refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie . Il condottiero infatti elesse la chiesa domenicana adiacente al convento come sede di celebrazione della messa per gli Sforza. Appena terminati i lavori sovvenzionati dal duca di Milano a Bramante si pensò di decorare il refettorio. Oltre al cenacolo fu commissionata a Donato Montorfano una Crocifissione. Entrambe gli affreschi erano destinati ai lati minori della stanza. Leonardo realizzò molti studi preparatori per la sua opera. Presso la Pinacoteca di Brera è conservata una Testa di Cristo.

L’artista e la società. La storia dell’opera

Sembra che alcuni dettagli rappresentati nel Cenacolo Vinciano siano stati suggeriti dal priore del convento. Il domenicano Vincenzo Bandello potrebbe aver chiesto a Leonardo di restare fedele all’idea dell’ordine di libero arbitro dell’umanità. Secondo questa concezione il singolo non è destinato a peccare ma può scegliere. In seguito a studi attenti condotti sull’opera la figura di Tommaso non sembra coerente con le altre. L’apostolo è raffigurato a destra di Cristo dietro a Giacomo Maggiore. Di lui si vedono solo il volto di profilo contro il cielo e la mano con l’indice puntato in alto. Una delle ipotesi è che sia stata aggiunta in seguito in modo posticcio.

Leonardo aveva fretta di terminare il dipinto quindi ricorse ad una tecnica già utilizzata nell’antichità. L’artista infatti non si attenne strettamente alla procedura che prevedeva la tecnica dell’affresco. Inoltre nel tentativo di far asciugare il dipinto velocemente accese un fuoco alimentato da fascine nella stanza. Questa sperimentazione causò però il precoce deterioramento dell’opera già dopo alcuni decenni. In monaci nel tentativo di riparare i danni commissionarono ritocchi integrativi ad altri artisti. L’Ultima cena di Leonardo da Vinci si stratificò così di interventi che nel tempo ne hanno cancellato l’apparenza originaria.

Il maestro fiorentino come altri artisti della sua epoca era solito utilizzare i volti dello stesso modello per più personaggi. Infatti il viso di Cristo si ritrova forse nell’apostolo di profilo.

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Lo stile del dipinto Il Cenacolo vinciano di Leonardo da Vinci

Il grande dipinto fu realizzato da Leonardo da Vinci con l’utilizzo di diverse tecniche. Il supporto è l’intonaco della parete dell’ex refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie. Nel complesso si può definire una tecnica mista a secco. Leonardo infatti volle sperimentare una nuova procedura e fin dall’inizio la superficie dipinta diede molti problemi al maestro. Il problema più importante fu causato dall’ambiente molto umido che non permetteva una giusta asciugatura della superficie. Da considerare che Leonardo procedeva per ritocchi continui e velature per aggiustare l’immagine. La tecnica dell’affresco non era quindi congeniale al maestro. Tale tecnica ha permesso al maestro di dipingere opere molto raffinate come La vergine delle rocce e la Gioconda.

Leonardo decise quindi di procedere con una tecnica vicina a quella della tempera su tavola. La preparazione consistette nella stesura di un intonaco ruvido. Sulla base venne quindi rappresentata la composizione in modo essenziale. Invece di dipingere con pigmenti acquosi sull’intonaco umido Leonardo utilizzò come base una pasta proteica sull’arricciato. Era composta da carbonato di calcio e magnesio mesticati con una colla animale. Prima della stesura del colore il maestro stendeva una mano di bianco di piombo per illuminare le tinte. La materia pittorica era costituita dai pigmenti uniti con tempera all’uovo con oli. La fattura simile alla tempera su tavola permise a Leonardo di intervenire sul dipinto più volte. Attraverso pennellate piccole e dettagliate fu quindi possibile rappresentare molti particolari.

Il colore e l’illuminazione

I colori che si osservano oggi nel Cenacolo vinciano non sono più quelli originali. Durante i secoli, in seguito ai distacchi della superficie, i vari interventi hanno aggiunto e cambiato addirittura le fisionomie. Anche il soffitto con lacunari è opera di una ricostruzione del Settecento che ha modificato colore e forma dei cassettoni. L’illuminazione virtuale della scena corrisponde a quella che proveniva da una finestra presente nel refettorio.

Lo spazio

La forte resa prospettica dello spazio virtuale che ospita l’Ultima Cena è ottenuta con diversi espedienti. Il soffitto a lacunari, la quadratura del pavimento, gli arazzi appesi e le finestre di fondo sono rappresentati in modo rigoroso. Questi accorgimenti prospettici e la studiata illuminazione concorrono a creare un forte effetto di sfondamento. In primo piano si trova il tavolo in posizione frontale. Questa disposizione crea una dilatazione in tal senso dello spazio.

La composizione e l’inquadratura

Il tavolo traversa orizzontalmente tutto il dipinto. Al centro e seduto frontalmente si trova Cristo. La sua figura è compresa all’interno di una piramide compositiva. Le braccia distese e poste sul tavolo infatti creano una simmetria e rappresentano i lati ascendenti della figura. Gli apostoli riuniti in gruppi di tre scandiscono lo spazio in modo ritmico e contribuiscono a dilatarlo in senso orizzontale.

Nel complesso considerando la figura di Cristo disposta sull’asse centrale l’immagine è fortemente simmetrica. Gli apostoli inoltre sono progressivamente meno espressivi a partire dalla vicinanza a Gesù. Questo espediente è da considerarsi come un elemento della composizione “espressiva” del dipinto. Infatti il clima emotivo si raffredda con la lontananza dal Messia. Alla realizzazione di questo aspetto dell’opera contribuiscono tutti i personaggi.

Approfondimenti. Il degrado e i restauri

Il Cenacolo vinciano iniziò immediatamente un processo di degrado a causa delle tecniche non compatibili con l’umidità della stanza. La parete che ospita il dipinto è a nord e facilmente vittima di condensa. Inoltre confinava con le cucine che causavano sbalzi termici. Anche l’utilizzo della sala come refettorio fu devastante. Nel corso dei secoli quindi si succedettero molti interventi di restauro. L’intervento più lungo e più dispendioso si è protratto dal 1978 al 1999. Sono state inoltre utilizzate le tecniche più all’avanguardia del settore.

Leonardo si accorse dei primi segni di degrado quando si creò una crepa sulla parte sinistra in basso. Da qual momento la superficie del Cenacolo vinciano iniziò a rovinarsi in modo inarrestabile. Circa venti anni più tardi, nel 1566, Vasari testimoniò la quasi completa sparizione dell’immagine. Un altro testimone scrisse, intorno al 1642, che del cenacolo non si scorgeva più alcuna figura. Gravi danni furono causati dalle truppe di napoleone che usarono il cenacolo come stalla. Infine durante la seconda guerra mondiale il tetto del refettorio crollò e il cenacolo fu esposto per diversi giorni alle intemperie.

Nei secoli gli interventi dei pittori restauratori furono di ogni tipo e spesso cambiarono l’aspetto di alcune figure. Il volto di Pietro ora chinato in avanti pare fosse invece all’indietro e di scorcio. Stessa sorte fu riservata alle teste di Giuda, Andrea, e Giacomo Minore.

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Bibliografia

  • Carlo Pedretti, Domenico Laurenza, Paola Salvi, Leonardo. L’anatomia, 2006, Giunti Collana: Dossier d’art, ISBN: 9788809040861
  • Carlo Pedretti, Leonardo. Il disegno, Giunti Collana: Dossier d’art, 2017, ISBN: 9788809994195
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  • Ben Lewis, L’ultimo dipinto di Leonardo. Storia del Salvator Mundi, Mondadori, (3 settembre 2019), Collana: Le scie, ISBN-10: 8804715189 ISBN-13: 978-8804715184

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 17 marzo 2020.

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