Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Il Giudizio universale di Pietro Cavallini è un affresco dipinto sulla controfacciata della Basilica di Santa Cecilia a Roma.

Pietro Cavallini, Il Giudizio universale, affresco, 320 x 400 cm. Roma, Basilica di Santa Cecilia

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Indice

Descrizione de Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Cristo è raffigurato al centro del Giudizio universale e siede su un monumentale trono decorato da gemme incastonate. Gesù compare inoltre all’interno di una mandorla. Gli apostoli si dispongono ai lati, a sinistra e a destra, oltre le figure della Vergine e di San Giovanni Battista. Le schiere di angeli, di arcangeli di serafini e di cherubini si stringono intorno a Gesù a formare una corona. In basso è dipinto un altare.

Gli angeli accompagnano i Beati distribuiti su tre gruppi, nella fascia inferiore a destra di Cristo. Tra i Santi sono presenti santi diaconi Lorenzo e Stefano primo martire. Dietro i due santi si intravede un personaggio che indossa una corona, accompagnato da un angelo. Secondo l’interpretazione degli storici si tratta di Santa Cecilia, la titolare della Basilica.

Le anime dei dannati che tentano di accedere al Paradiso sono dipinte in gruppi alla sinistra di Cristo mentre gli angeli le respingono verso l’Inferno.

I Cherubini e gli Arcangeli indossano tuniche bianche dai riflessi perlati fasciate da pallii incrociati sul petto e decorati da gemme. In alto si vedono invece i Serafini. I loro volti sono coronati dalle ali piumate e dai colori brillanti, che si intravedono dietro i loro corpi.

Maria in preghiera è in piedi a destra di Gesù e si rivolge verso il centro dell’affresco. La prima fila di Apostoli si trova accanto alla Vergine. Gli Apostoli siedono su scranni marmorei. Si possono riconoscere Paolo apostolo, Taddeo Giacomo Maggiore, Matteo, Bartolomeo e Filippo. San Giovanni Battista invece è in piedi a sinistra si Gesù. Accanto alla sua figura si osserva poi una seconda fila di apostoli, Pietro, Tommaso, Giacomo minore, Andrea e Simone.

Interpretazioni e simbologia de Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Il Giudizio universale è un tema iconografico cristiano-cattolico che rappresenta la descrizione scritta nel Libro dell’Apocalisse. L’Arcangelo suonando una tromba celeste annuncia la venuta di Cristo che giudicherà l’umanità separando i giusti dai peccatori.

Pietro Cavallini propose una interpretazione coerente con i modelli della tradizione con qualche variazione nella disposizione delle figure. Secondo la tradizione iconografica al centro della scena siede Cristo-Giudice. L’altare che compare nella parte inferiore del dipinto è di ispirazione bizantina. Gli strumenti della passione invece si trovano sulla fascia principale.

Gli arcangeli sono riconoscibili dalla veste bianca. I cherubini invece indossano tuniche dal colore bianco perla fasciate da palli di colore verde. I Serafini si trovano in alto e mostrano i volti attraverso le ali aperte in primo piano colorate con toni intensi.

In seguito alla disposizione Gesù non è interpretabile come motore immobile ma diventa un attore del Giudizio al pari degli altri personaggi. Cristo quindi si avvicina all’umanità e partecipa al Giudizio allo stesso piano delle anime. Questa diversa interpretazione della figura di Cristo rende diversa l’opera di Pietro Cavallini dai precedenti bizantini.

I personaggi compiono gesti e producono una mimica espressiva da interpretare secondo precisi modelli iconografici. Questa caratteristica accomuna tutte le figure che però presentano tratti distintivi grazie alle espressioni visive e alla postura del corpo. Le espressioni sono curate individualmente e presentano un discreto naturalismo che rende i loro volti maggiormente reali rispetto alle raffigurazioni precedenti. I diversi attori della scena del Giudizio inoltre sono rappresentativi di valori morali e religiosi. Questi valori sono quindi espressi dalle fisionomie, dalle espressioni, dalle posture e dalla disposizione dei personaggi.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Il Giudizio universale di Pietro Cavallini si trova nella Basilica di Santa Cecilia a Roma. L’affresco di Pietro Cavallini si trova sulla controfacciata della chiesa, cioè la parte interna della facciata dell’edificio. L’ordine monastico, all’epoca della realizzazione del grande affresco, stava compiendo la trasformazione della Basilica di Santa Cecilia. Nel 1293 lo scultore Arnolfo di Cambio terminò il ciborio al suo interno.

L’artista e la società. La storia dell’opera Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

L’ordine proprietario della Basilica si Santa Cecilia fece ricoprire l’affresco nel Cinquecento per far posto al coro delle monache. In seguito a questo intervento solo la figura della Vergine rimase in vista. Gli affreschi delle navate laterali non furono interessati dalla ristrutturazione ma degradarono a causa di mancanza di cure conservative. Inoltre nel 1599 l’ordine decise di aprire alcune finestre nella navata centrale che danneggiarono le decorazioni. Infine nel 1725 gli affreschi furono coperti definitivamente. Infatti il cardinale Acquaviva ordinò la costruzione di un nuovo soffitto al fine di ristrutturare nuovamente le finestre.

La riscoperta del Giudizio universale di Pietro Cavallini

Il critico e storico dell’arte Federico Hermanin agli inizi del Novecento assistette alla demolizione del coro e scoprì l’affresco nascosto. Le autorità iniziarono così la ripulitura della superficie affrescata. Il restauratore Bortolucci procedette al restauro conservativo sotto la direzione di Hermanin.

I funzionari dello Stato Italiano iniziarono ad interessarsi degli affreschi presenti nella Basilica di Santa Cecilia a partire dai primi anni del Novecento. Questa riscoperta favorì poi l’approfondimento degli studi sulla pittura del Duecento romana. Infatti fino a quella data le ipotesi degli storici dell’arte in ambito di evoluzione delle ricerche artistiche consideravano due sole realtà stilistiche. La tradizione era rappresentata dalla pittura bizantina mentre la novità era favorita da Cimabue presente a Roma nel 1272.

I restauri

I tecnici esaminarono attentamente l’affresco a metà del Novecento e pubblicarono un rapporto molto dettagliato per conto dell’Istituto Centrale del Restauro. Nel rapporto si evidenziarono tutti i danni provenienti dalla degradazione della mura esterne e della superficie dipinta. Infine il restauratore Carlo Giantomassi nel  1980 operò con la supervisione dell’architetto Bernardo Meli per restituire l’aspetto originario all’opera di Pietro Cavallini.

Il Giudizio universale di Pietro Cavallini oggi

Nonostante l’intervento di recupero Il Giudizio del Cavallini è oggi molto rovinato nella parte bassa dove mancano le parti di alcune figure. Inoltre l’opera è priva di una terza fascia che si trovava in alto e raffigurava probabilmente la figura di Cristo risorto tra schiere di angeli. In seguito al degrado subito dell’affresco rimane un solo angelo.

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Lo stile de Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Gli storici dell’arte considerano il Giudizio universale di Pietro Cavallini un’opera determinante per comprendere la pittura romana di fine Duecento. Nell’affresco della Basilica emerge una nuova concezione dello spazio rappresentato. Infatti gli storici dell’arte considerano l’opera come l’evoluzione più articolata e completa del periodo. Quindi il Giudizio universale di Pietro Cavallini rappresenta un momento di svolta nella pittura del tardo Medioevo. Giotto probabilmente si ispirò proprio all’opera di Cavallini per elaborare le sue novità. Secondo le ultime interpretazioni degli storici Pietro Cavallini fu probabilmente protagonista di un rinnovamento della pittura a Roma dipingendo figure dall’inedito naturalismo. La data dei suoi affreschi precede inoltre gli interventi di Giotto a San Giovanni in Laterano.

Le figure dipinte da Pietro Cavallini suggeriscono un solido volume e una monumentalità che ricorda la statuaria classica. Da segnalare inoltre i passaggi cromatici molto raffinati che permettono di costruire i volumi delle forme anatomiche.

Il volto di Cristo presenta un modellato reso con un deciso chiaroscuro. Il contrasto tra parti in luce e zone in ombra intensifica inoltre lo sguardo che presenta una maggiore espressività se confrontato con i precedenti modelli bizantini.

Il maestro curò particolarmente la fisionomia dei volti che risultano caratterizzati individualmente. Per questo e l’assenza di tratti stereotipati, i visi assumono quasi l’aspetto di un ritratto.

Il classicismo de Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Le figure acquistano una consistenza fisica volumetrica grazie al chiaroscuro e si distinguono così dai modelli bizantini. Il dipinto di Pietro Cavallini presenta alcuni riferimenti stilistici all’arte classica. Intanto i volti sono particolarmente regolari e si avvicinano all’idealizzazione della statuaria greco-romana.  Le fisionomie sono infatti più tondeggianti e meno spigolose. Inoltre i visi sono più chiaroscurati e volumetrici. Il panneggio è costruito con una pittura decisa e ricca di contrasto tra luce ed ombra

I panneggi, cioè le pieghe delle vesti, non sono stereotipati e simili su ogni personaggio. Infatti variano rispetto alla posizione dei corpi e alla loro evidenza anatomica. Il panneggio è un indicatore importante nell’analisi di una figura dipinta. Infatti rivela la concezione estetica dell’artista, il suo stile e la sua capacità pittorica.

Gli angeli che compaiono nel Giudizio Universale di Pietro Cavallini sono considerati dagli storici dell’arte di nuova concezione rispetto alla tradizione. Infatti presentano un naturalismo fino ad allora inedito che si può valutare dalle gote gonfie dal fiato necessario a suonare le trombe.

La tecnica

Il Giudizio universale di Pietro Cavallini è un affresco di 320 centimetri di altezza e 400 cm in larghezza.

Il colore e l’illuminazione

Le ali dei Serafini sono coperte da piume turchesi e color rosso vivo.

Lo spazio

La profondità della scena è limitata alle figure dipinte ma è viene efficacemente suggerita dal colore delle ali degli angeli che differenzia i piano spaziali.

L’organizzazione dello spazio non è di tipo gerarchico infatti la figura di Cristo si trova sullo stesso piano degli altri personaggi. Nelle rappresentazioni precedenti invece Gesù si trova in alto isolato rispetto alle figure di contorno.

La composizione e l’inquadratura

La scena del Giudizio universale è suddivisa in fasce orizzontali. La disposizione dei personaggi crea una successione ritmica che favorisce la progressione dello sguardo dell’osservatore. Infatti le loro figure non sono raggruppate ma separate da brani di sfondo. Questa organizzazione dello spazio pittorico trasmette un senso di ordine e crea un efficace equilibrio compositivo.

La struttura compositiva del dipinto presenta quindi importanti spunti innovativi. Le novità compositive si colgono ancora di più se si confrontano precedenti opere di Giudizio quello del Duomo di Torcello di stile veneto-bizantino e quello  della chiesa di Sant’Angelo in Formis (Capua), di stile campano-bizantino.

La narrazione si distribuisce su fasce orizzontali. Inoltre le figure che si alternano all’interno delle fasce creano una successione ritmica che dinamizza la scena. Questa scelta compositiva suggerisce una sensazione di pace e le masse dei personaggi e delle figure risultano così ben equilibrate.

Il valore simbolico della struttura compositiva

La disposizione ordinata e strutturata secondo una successione regolare delle figure trasmettono un senso di tranquillità. Cavallini non utilizzò semplicemente uno schema compositivo funzionale allo spazio architettonico o di tradizione. Infatti la serenità espressa dal Giudizio universale, che potenzialmente rappresenta aspetti drammatici, è di natura etico-religiosa.

Confronti. I Giudizi universali all’epoca di Pietro Cavallini

Nel Giudizio universale di Pietro Cavallini, diversamente dalle rappresentazioni già esistenti al suo tempo, i gruppi di personaggi sono disposti su fasce sovrapposte. Esempi di rappresentazione più tradizionale di matrice bizantina si trovano nel Duomo di Torcello, in Veneto e quello di Sant’Angelo in Formis, in Campania. I colori dell’affresco sono poi molto vicini a quelli dei mosaici di Santa Maria in Trastevere.

Approfondimento. La ricostruzione fotografica di inizio Novecento

Nel 1917, l’archeologo e iconografo tedesco Joseph Wilpert progettò una ricostruzione fotografica dell’intero affresco integrando le parti perdute. Lo studioso, per le parti mancanti, si basò su altre opere leggermente posteriori a quella di Pietro Cavallini. La ricostruzione risultò quindi molto simile al Giudizio universale di Giotto e del Giudizio presente nella controfacciata della chiesa di Santa Maria Donnaregina a Napoli.

Approfondimento. La difficile attribuzione de Il Giudizio universale di Pietro Cavallini

Lo storico dell’arte Hermanin presente alla riscoperta dell’affresco agli inizi del Novecento, avanzò dei dubbi circa la completa attribuzione dell’opera a Pietro Cavallini. Anche altri storici del presente sono d’accordo con questa ipotesi. Secondo Hermanin i tre angeli dipinti sulla destra di Cristo pur identici formalmente non sono armonizzati cromaticamente con quelli a sinistra. Secondo l’ipotesi di Hermanin fu quindi Pietro Cavallini a disegnare le figure ma un aiuto le dipinse.

Hermanin aggiunse che anche il colore dei beati non era all’altezza della pittura del Cavallini mentre suoi erano probabilmente i reprobi. Infine segnalò come estranei allo stile del maestro anche i quattro angeli tubicini.

Secondo gli storici gli aiuti del maestro operarono soprattutto nella fascia inferiore dell’affresco ma gli interventi non sono di facile identificazione. La mano di Pietro Cavallini si coglie però nella struttura compositiva, nel disegno di alcune figure quali i panneggi degli angeli tubicini. Anche le anime dei dannati presentano uno stile classicheggiante romano tipico di Pietro Cavallini.

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Bibliografia

  • Alessandro Tomei, Pietro Cavallini. Pictor de Roma, Silvana, 1999, ISBN-10 ‏ : ‎ 8882151654 ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8882151652

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 25 settembre 2021.

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Consulta la pagina dedicata al dipinto di Pietro Cavallini, Il Giudizio universale, sul sito della Basilica di Santa Cecilia di Roma.

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