L’aratura di Giovanni Segantini

L’aratura è un dipinto di Giovanni Segantini dallo stile divisionista che mette in risalto la luminosità del paesaggio di campagna.

Giovanni Segantini, L’aratura, 1890, olio su tela, 117,6 x 227 cm. Monaco, Neue Pinakothek

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Indice

Descrizione de L’aratura di Giovanni Segantini

Un contadino guida l’aratro trainato da due cavalli. Un altro suo compagno di lavoro dirige, invece, il giogo al collo degli animali lungo una traiettoria lineare. Il campo che i due stanno arando è già stato parzialmente rivoltato. Infatti, si notano profondi solchi paralleli nella parte di destra.

La scena è ambientata in un paesaggio naturale circondato da alte montagne. In primo piano, si notano delle pietre disseminate sul prato. A sinistra, invece, un grosso masso riporta la firma di Segantini e l’anno di realizzazione del dipinto. Una donna sta lavorando sul fondo, a destra, vestita con abiti del luogo.

I due contadini vestono anch’essi divise tradizionali di lavoro. Sul capo portano un cappello con visiera e indossano una giacca azzurra. I cavalli sono imbrigliati con un robusto giogo, in uso all’epoca. Sullo sfondo, a destra, si intravedono alcune costruzioni di un centro abitato. Sono ben evidenti un campanile con il tetto a punta e basse abitazioni a due piani. Altri contadini, di fronte al villaggio, stanno arando i loro campi. Sulla sinistra, ai piedi delle montagne, si scorgono altre piccole abitazioni. La neve, in alto riflette la luce intensa del cielo terso di primavera.

Interpretazioni e simbologia de L’aratura di Giovanni Segantini

I critici definiscono lo stile di Segantini “Simbolismo naturalista”. Questa definizione si riferisce alle grandi tele in cui l’artista raffigura ampi paesaggi di campagna. In seguito, dipingerà la montagna animata da contadini al lavoro e animali al pascolo. Nel dipinto L’aratura si nota, ancora, una componente fortemente realistica del dipinto. I critici fanno notare, però, che compaiono già elementi simbolisti che saranno sviluppati nelle opere successive.

Segantini fu un anticlericale convinto ma nutrì una profonda fede nello spirito della natura considerata madre e matrigna. Nei suoi dipinti, infatti, è assente la filosofia cristiana della salvezza attraverso la figura di Cristo. Piuttosto, in L’aratura si coglie il rapporto tra i contadini e i cavalli che racconta della fatica dell’uomo nel tentare di dominare la natura. La grande madre, rappresentata anche dagli animali, è eterna e impone, attraverso la successione delle stagioni, le attività lavorative ed esistenziali dell’uomo.

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Giovanni Segantini elaborò L’aratura durante il soggiorno a Savonino dove abitò dal 1886 al 1894.

L’artista e la società. La storia dell’opera

Segantini si rese conto, all’inizio del 1890, che la pittura da lui praticata non era efficace per descrivere la luminosità della montagna. Adottò, così, lo stile divisionista. La prima versione del dipinto fu realizzata negli anni tra il 1887 e il 1888. Segantini lo ridipinse poi completamente con la nuova tecnica nel 1890.

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Lo stile de L’aratura di Giovanni Segantini

Le pennellate filiformi dello stile divisionista di Segantini creano, in primo piano, i fili d’erba intrecciati e fitti. Sui cavalli, definiscono il mantello che luccica al sole. Sul campo, le pennellate si confondono con le stoppie secche del raccolto precedente. Invece, sui prati del fondo, i tratti più brevi e orizzontali creano una superficie più compatta. Sulle montagne, le pennellate brevi modellano il rilievo e arrivano fino a confondersi con le nevi perenni. Il cielo, è, invece, dipinto con tratteggio orizzontale. Lo stile divisionista di Giovanni Segantini è spesso messo a confronto con il puntinismo francese. Diversamente dalle figure e dagli ambienti rigidi e cristallizzati di Georges Seurat quelli di Segantini sono più ampi e animati.

Il colore e l’illuminazione

Il tono caldo dell’immagine è rappresentato dal vasto prato e dalle montagne con i loro pendii verdi e color ocra. Al centro, inoltre, il mantello fulvo dei cavalli diventa più scuro in ombra. Il campo crea una lunga fascia curvilinea color ocra chiaro con toni scuri sulle parti arate. Le zone più fredde, invece, sono rappresentate dalle rocce, dalle casacche degli agricoltori, dai tetti e dalle fiancate delle abitazioni del villaggio e infine, dal blu indaco del cielo. L’illuminazione ambientale è intensa e il sole brillante della primavera di montagna appiattisce il paesaggio annullando le ombre. Solamente in primo piano, il sole che proviene da sinistra produce un’ombra portata sulle parti inferiori degli animali e sul campo coperto di stoppie.

Lo spazio

In L’aratura di Giovanni Segantini, in primo piano, la grande roccia di sinistra crea un punto di riferimento spaziale per valutare le distanze. In secondo piano, si trova poi il gruppo di lavoro con i cavalli che trainano l’aratro. Da questi personaggi, si può valutare la distanza fino alla prima figura di donna sulla destra e da questa, considerare la progressiva diminuzione delle figure fino al villaggio. Il paesaggio si apre, quindi, con l’ampia catena di montagne all’orizzonte. È, così, la prospettiva di grandezza che permette di misurare le distanze e creare una dimensione spaziale realistica.

La composizione e l’inquadratura

L’aratura di Giovanni Segantini presenta, come molte delle sue opere, uno sviluppo panoramico e rasserenante. L’inquadratura pone al centro i cavalli che trainano l’aratro guidati dai due contadini. Questa scena avanza su una superficie curva rappresentata dal campo arato. Il paesaggio sullo sfondo crea una linea orizzontale che si ritrova sulla catena montuosa e sulla fascia, in alto, del cielo. I contadini, con il loro lavoro, inoltre, creano un movimento verso sinistra sottolineato dalla ritmica scansione delle zampe dei due cavalli. Sul fondo, infine, le cime delle montagne irregolari e lontane, contribuiscono a movimentare il profilo del paesaggio con una spontanea modulazione ritmica.

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