Et in Arcadia ego di Nicolas Poussin

La prima versione del dipinto Et in Arcadia Ego di Nicolas Poussin. In Arcadia tre pastori scoprono un sepolcro con una misteriosa scritta.

Nicolas Poussin, Et in Arcadia ego, 1627, olio su tela, 101 x 82 cm. Chatsworth House, Devonshire Collection

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Indice

Descrizione di Et in Arcadia ego di Nicolas Poussin

Tre pastori, accompagnati da una fanciulla scoprono un sepolcro nascosto da rampicanti e vegetazione. Due di loro rimuovono i rami e trovano, sul lato esposto della tomba, una iscrizione. L’Epigrafe recita “Et in Arcadia Ego” e si tratta di una frase che diverrà un noto tema rappresentato da artisti e celebrato dai poeti. I due pastori, quindi, sono in piedi, e scostano la vegetazione dalla tomba mentre il terzo è disteso a terra, nudo, con le gambe coperte da un mantello.

Alla loro sinistra si trova una fanciulla che indossa una tunica classica. La giovane con la mano destra solleva un lembo della veste e scopre la gamba. L’ampia scollatura, d’altronde, lascia anche intravedere un seno. I suoi lunghi capelli, poi, ricadono dietro la schiena e lasciano in vista la parte superiore del corpo. Il pastore seduto a terra ha capelli bianchi ed una lunga barba. È raffigurato nell’atto di versare dell’acqua a terra da un cratere. Il sepolcro si trova addossato ad un gruppo di alti alberi che lo riparano e lo nascondono. A sinistra, un piccolo scorcio di paesaggio guida lo sguardo all’orizzonte dove le colline incontrano le nuvole color oro.

Interpretazioni e simbologia di Et in Arcadia ego di Nicolas Poussin

Il titolo del dipinto Et in Arcadia Ego, si rifà ad una frase, presente in un altro lavoro, per la prima volta, dallo stesso titolo, del Guercino. La traduzione in italiano della frase latina potrebbe essere “sono anche io in Arcadia” con soggetto la morte, oppure “in Arcadia ci fui anche io” cioè il poeta morto. Si tratta, quindi, di un memento mori (ricordati che devi morire), indirizzato, in questo caso ai cultori del bello.

L’Arcadia, zona della Grecia corrispondente al centro dell’antico Peloponneso, fu un luogo mitico. Lo celebrarono gli intellettuali a partire da Virgilio con le bucoliche, poi i poeti e i musicisti alla corte rinascimentale di Lorenzo il Magnifico. Infine, fu ripreso dagli artisti classicheggianti del Seicento contrari all’estetica di Caravaggio e alla corrente naturalista. Si trattò di un tema ripreso ed elaborato da un gruppo di intellettuali che concepivano l’Arcadia come un luogo passato nel quale l’uomo viveva in contatto armonioso con la natura.

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Lo stile di Et in Arcadia ego di Nicolas Poussin

Il dipinto di Nicolas Poussin fu, probabilmente, una rivisitazione dell’opera dipinta dal Guercino nel 1618 – 1622 che per prima riporta la scritta e illustra il tema del ritrovamento del sepolcro. Per cogliere gli aspetti stilistici del dipinto di Poussin è opportuno far riferimento a quello del Guercino e alla versione che lo stesso Poussin dipinse, successivamente, nel 1640.

Rispetto al dipinto del Guercino, nel quale i pastori assumono un aspetto di giovani del seicento, in quello del Poussin si nota un evidente clima classicheggiante. I corpi dei Pastori sono forti e scultorei come le loro posture, soprattutto quella del pastore sdraiato a terra. Anche la presenza della figura femminile, in tunica, contribuisce ad enfatizzare il tono classico del dipinto. Inoltre, se nella versione del Guercino il riferimento funebre è rappresentato dal teschio posto su una base, nell’opera di Poussin è presente un sepolcro classico monumentale.

Rispetto alla versione che sarà dipinta dallo stesso Poussin nel 1640, si è in presenza di una immagine meno rigorosa. Infatti la giovane donna, con il seno scoperto, sembra assumere un aspetto provocante mentre scopre la gamba. Inoltre, il giovane pastore, a terra è nudo e pare in una posizione giustificata solo dal fatto di esibire l’elegante modellato del suo corpo.

Il colore e l’illuminazione

Il gruppo di figure è caratterizzato da un tono caldo e un incarnato tendente all’ocra-arancio. La giovane e il pastore a terra assumono, invece, un colore più chiaro e luminoso. Il sepolcro e gli alberi sono scuri e in controluce. Questo forte contrasto di luminosità aumenta il senso drammatico del ritrovamento e crea una certa fusione delle figure con il paesaggio. Infatti, la giovane, di colore chiaro e con la tunica bianca, rappresenta una zona di raccordo cromatico tra il primo piano e le nuvole dorate che si addensano nel cielo.

Lo spazio del dipinto Et in Arcadia Ego

Nella zona centrale lo spazio attivo sembra contrarsi verso il gruppo, soprattutto nella zona di contatto tra i pastori e il sepolcro. In basso, invece, la figura del pastore seduto sembra quasi essere estranea all’evento e ritaglia per se tutta la zona del primo piano in basso. Comunque, la descrizione della scena crea una nicchia spaziale descrivendo la metà destra del dipinto. La metà sinistra, invece, rimane un rapido accenno al paesaggio lontano che si stacca di netto dalla scena e completa la descrizione dell’ambiente senza distrarre dal centro primario di interesse.

La composizione e l’inquadratura

Sebbene il gruppo di figure, i pastori e la fanciulla, sia posto in centro al dipinto, la metà destra del quadro è il centro di interesse dell’immagine. La diagonale compositiva principale è, quindi, quella che sale da sinistra a destra. Infatti il corpo del pastore che scopre la scritta si trova posizionato proprio su tale linea ascendente.

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