Lo Sposalizio della Vergine è una pala d’altare che Raffaello dipinse, a 21 anni, per la cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello.
Raffaello, Lo Sposalizio della Vergine, 1504, olio su tavola, 170 x 118 cm. Milano, Pinacoteca di Brera
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Indice
Descrizione de lo Sposalizio della Vergine di Raffaello
Il Sommo Sacerdote, al centro del dipinto tiene la mano destra di San Giuseppe e di Maria. I due sposi sono in piedi ai lati dell’officiante. A sinistra, San Giuseppe offre un anello a Maria che porge la mano. San Giuseppe è vestito con un lungo e sobrio abito blu scuro con un mantello giallo arancio. I suoi capelli sono corti e scendono sul collo. Sul mento cresce poca barba e la fisionomia è quella di un uomo maturo. Inoltre, con la mano sinistra, regge un ramoscello fiorito.
La Vergine ha un aspetto molto giovane. I capelli sono raccolti da una acconciatura modesta. Inoltre, un nastro trasparente è avvolto sulla nuca. Maria indossa un abito rosso, bordato di blu e scollato che arriva fino ai suoi piedi. Un mantello blu scuro avvolge quasi tutta la figura. Il sacerdote, invece, veste un ampio abito cerimoniale con decorazioni dorate. Il suo viso anziano è incorniciato da una lunga barba suddivisa in due parti.
La prova del ramoscello fiorito dei giovani pretendenti alle nozze
A destra, un ragazzo spezza un ramoscello contro il ginocchio. Inoltre, altri quattro giovani dietro a Giuseppe portano dei sottili ramoscelli secchi. A sinistra, invece, cinque ragazze accompagnano Maria. Sono abbigliate con vesti cinquecentesche. Infine, sul fondo, al centro, si erge un tempio classico a pianta centrale. Il peristilio è composto da sottili colonne che reggono archi a tutto sesto. L’edificio poggia su una gradinata che lo innalza. L’ingresso frontale apre sull’infinito. Alcuni gruppi di persone, sono disposti a destra e a sinistra. Sotto il colonnato circolare si nota una figura isolata a sinistra e due figure a destra. Ai lati del dipinto si apre il paesaggio.
Interpretazioni e simbologia de lo Sposalizio della Vergine di Raffaello
Ne lo Sposalizio della Vergine, soprattutto rispetto alle architetture, la bellezza ideale si manifesta come amore per i rapporti geometrici ordinati. È un modo per ricordare la struttura universale armonica e la perfezione divina.
Il dipinto di Raffaello rappresenta un episodio dei vangeli apocrifi. Infatti, dell’evento non si trova notizia nei quattro vangeli canonici. La narrazione si concentra sulla figura della giovane Maria che visse la sua adolescenza nel tempio di Gerusalemme. La giovane si era distinta grazie alla sua bravura nel ricamo. Venne, quindi, il tempo del matrimonio. Maria non riusciva a scegliere uno sposo tra i pretendenti. Così, in suo aiuto, il Sommo Sacerdote distribuì ad ogni giovane un ramo in attesa di un segno divino. Il ramo che fiorì fu quello di Giuseppe, il più anziano tra i ragazzi.
In realtà, nel racconto non viene specificata la sua età spesso interpretata dagli artisti come molto avanzata. Raffaello lo raffigurò, infatti, come un giovane uomo, non come un vecchio. Gli altri ragazzi mostrano i loro rami privi di vita. Il giovane sulla destra rompe il suo contro il ginocchio. Il centro prospettico si trova al centro delle porte del tempio che danno sul paesaggio. Simbolicamente, la prospettiva si apre, quindi, verso l’infinito.
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Lo Sposalizio della Vergine è una pala d’altare destinata alla cappella di San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. Si trova a Brera dal 1805.
Giuseppe e Teodoro Lechi furono due generali napoleonici. Giuseppe Lechi, giunto a città di Castello alla testa delle sue truppe ottenne dalle autorità della città il trasferimento de Lo sposalizio della Vergine di Raffaello. La famosa pala d’altare era infatti custodita all’interno della chiesa di San Francesco.
Giacomo Sannazzari della Ripa fu un personaggio molto influente della Milano di fine Settecento e primo Ottocento. Sannazzari acquistò il dipinto dal conte bresciano Teodoro Lechi. Il nobile milanese fu proprietario de lo Sposalizio della Vergine di Raffaello fino alla sua morte avvenuta un anno dopo l’acquisto. Tutte le sue opere vennero lasciate in eredità all’Ospedale Maggiore. In seguito, i dipinti vennero poi trasferiti nei musei della città.
Il viceré d’Italia dell’Impero Napoleonico, Eugenio di Beauharnais, riconobbe il valore dell’opera e la destinò alla futura Pinacoteca di Brera. Furono Andrea Appiani e Giuseppe Bossi, commissari di Brera, che visionarono l’opera presso la Ca’ Granda, sede dell’Ospedale Maggiore di Milano. Lo Sposalizio della Vergine fu, così, esposto in occasione dell’inaugurazione della Pinacoteca di Brera il 15 agosto 1809.
La storia dell’opera Sposalizio della Vergine di Raffaello
Raffaello dipinse l’opera intitolata Sposalizio della Vergine a 21 anni. Fu il suo primo lavoro realizzato senza interventi di altri artisti. Il dipinto si ispira all’opera del Perugino che si trova al Musée des Beaux-Arts di Caen.
Sul fregio del tempio, che è sullo sfondo, al centro della piazza, si legge “Raphael urbinas”. Inoltre, sui Pennacchi dell’Arco compare la data M/CIII scritta in caratteri latini. Il carattere latino della data, probabilmente, rimanda alla sua formazione nella città di Urbino.
Tradizionalmente si indica la Pala di Pietro Perugino come la fonte di ispirazione di quella di Raffaello. Le due opere, però furono realizzate quasi negli stessi anni. Comunque Raffaello sembra si sia ispirato ad opere precedenti di Perugino. Lo testimonia la figura della Vergine, simile a quella dipinta dal Perugino ne La Madonna che appare a San Bernardo, del 1488-1489.
Presso la chiesa di Santa Maria Nuova di Fano si trova la Pala di Fano del Perugino, del 1497. Nella predella, secondo alcuni studiosi è presente un’opera del giovanissimo Raffaello. Al suo interno è raffigurato uno Sposalizio della Vergine nel quale si riscontrano alcuni spunti sviluppati in seguito dal maestro.
Nel 1958 Lo Sposalizio della Vergine fu oggetto di un atto vandalico. Un artista situazionista conficcò un punteruolo nella tela creando due fori. Il dipinto fu poi restaurato nel 2009 con le più avanzate tecniche del settore.
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Lo stile del dipinto Sposalizio della Vergine di Raffaello
Raffaello nel dipingere Lo sposalizio si dimostra ormai pienamente autonomo rispetto al suo maestro Perugino. Infatti, non imita più la natura, ma crea, un modello perfetto che va oltre la realtà. Raffaello è, quindi, artefice del bello ideale.
I personaggi che Raffaello dipinse rappresentano una mediazione tra lo studio della natura e i modelli classici che il pittore studiò attentamente. Nella costruzione del tempio e dello spazio prospettico Raffaello utilizzò invece gli studi degli architetti del Quattrocento, quali Leon Battista Alberti.
Le posizioni dei personaggi sono particolarmente eleganti come di tradizione per i quadri di Raffaello. Inoltre, le vesti sono morbide, avvolgono i corpi modellandoli e ricadono con eleganti panneggi. Infine, i volti sono ideali, come in tutti i lavori di Raffaello, e quasi perfettamente ovali.
La tecnica
Lo Sposalizio della Vergine è un olio su tela dipinto con velature di 170 x 118 cm.
Il colore e l’illuminazione
I colori dell’opera sono saturi, brillanti e autonomi rispetto ai diversi elementi della scena. Prevalgono così i rossi degli abiti, il giallo del mantello di Giuseppe e il blu di quello della Vergine. L’ambiente è poi condizionato dall’ocra che decora il lastricato e colora il tempietto. I colori freddi sono infine riservati allo sfondo, alle colline e al cielo.
La luce che avvolge la scena è particolarmente calda, pomeridiana. Lo rivelano, infatti, le ombre proiettate ai piedi dei personaggi.
Lo spazio
La scena è rappresentata con una rigorosa prospettiva geometrica. Il punto di fuga si trova infatti in corrispondenza delle due aperture sovrapposte al centro del tempio circolare. Lo sposalizio si svolge nello spazio esterno, antistante l’edificio religioso rappresentato sul fondo. Infine, i personaggi dipinti verso lo sfondo sono di grandezze progressivamente minori e sono distribuiti in modo da dare una chiara lettura dello spazio prospettico geometrico.
Alla lettura geometrica dello spazio contribuiscono anche i rettangoli dipinti nel pavimento antistante il tempio. Le decorazioni si susseguono poi in maniera rigorosamente prospettica. Il paesaggio, oltre il tempio, è minimale e presenta una natura appena accennata, ma già con un inizio di prospettiva aerea.
La composizione e l’inquadratura
Il dipinto di forma rettangolare è sviluppato in verticale e l’inquadratura centrale valorizza il gruppo di figure in primo piano e il tempio.
La struttura del tempietto è circolare e sembra ruotare ai confini della piazza. Costituisce, quindi, il centro ideale della composizione. Le figure hanno un andamento ritmico circolare che sembra creare una parabola inversa rispetto alla circolarità del tempio.
La congiunzione delle mani dei due personaggi, la Vergine e San Giuseppe, crea il punto di unione tra le due parti del gruppo. Le ali di personaggi sono, così, simmetriche e unite al centro dal Sommo Sacerdote che celebra lo sposalizio.
I personaggi, che Raffaello rappresenta all’interno della scena, sono organizzati in modo gerarchico. Allo stesso modo l’artista realizzò, poi, anche gli elementi della struttura architettonica del tempio.
Approfondimenti. Raffaello a Città di Castello
Il giovane Raffaello, realizzò cinque famosi capolavori a Città di Castello. Una lapide, posta sulla parete della chiesa, al posto dello Sposalizio della Vergine, ricorda la sottrazione della pala. Di queste opere rimase, sul posto, solo un dipinto ormai gravemente danneggiato. La Crocifissione commissionata dalla famiglia Gavari si trova ora alla National Gallery di Londra.
Confronti. Lo sposalizio della Vergine di Raffaello e di Pietro Perugino.
Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello si confronta spesso con la pala d’altare realizzata da Pietro Perugino. L’opera si trova in un museo francese poiché fu prelevato da Napoleone dal Duomo di Perugia. È poi di maggiori dimensioni rispetto al dipinto di Raffaello. Le due opere inoltre presentano molte affinità nella concezione dell’immagine.
Lo Sposalizio della Vergine fu realizzato da Raffaello nel 1504 all’età di 21 anni. L’artista operava già da almeno cinque anni e quando iniziò a dipingere con Pietro Perugino, possedeva ormai un proprio stile. Perugino concepì invece la sua pala come un’opera di grandi dimensioni e iniziò a dipingerla nel 1502. La commissione gli pervenne dal Duomo di Perugia nel quale è conservato un reliquiario con la vera che Giuseppe mise al dito di Maria. Il maestro terminò la sua opera dopo il 1504. Intanto, Raffaello aveva già terminato la sua.
Pietro Perugino schierò i personaggi sul fronte della scena con i piedi paralleli fra loro. Quelli di Raffaello invece sono organizzati in un semicerchio che avvolge e accoglie l’osservatore. Le posture inoltre risultano meno eleganti di quelle di Raffaello.
I personaggi dipinti da Raffaello comunicano ed entrano in relazione tra di loro. La posizione dei gruppi, poi, è invertita nei due dipinti. Il tempio raffigurato sul fondo presenta dimensioni maggiori ed è più monumentale. La sua cupola è tagliata dalla centina superiore della tavola.
Il dipinto di Pietro Perugino risente molto del suo precedente intitolato Consegna delle chiavi a San Pietro. In questa opera però le entrate del tempio sono chiuse da porte. Si presume, quindi, che il maestro, ne lo Sposalizio della Vergine si sia ispirato alla soluzione di Raffaello. Infine il tempio di Perugino presenta quattro pronai. Raffaello creò, invece, un motivo architettonico circolare dal quale si genera la decorazione pavimentale.
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Bibliografia
- Pierluigi De Vecchi, Raffaello, Rizzoli, Milano 1975
- Sylvia Ferino Pagden, M. Antonietta Zancan, Raffaello. Catalogo completo, Firenze 1989.
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- Eugenio Gazzola, La Madonna Sistina di Raffaello. Storia e destino di un quadro, Quodlibet 2013
- Claudio Strinati, Raffaello, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016, EAN: 9788809994218
- Claudio Strinati, Raffaello. Ediz. a colori, 2016, Scripta Maneant, EAN: 9788895847498
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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 29 marzo 2021.
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