Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio

Cacciata dei progenitori dall’Eden è un affresco di Masaccio presente all’interno della Cappella Brancacci della Chiesa di Santa Maria del Carmine di Firenze. L’intera decorazione venne commissionata da Felice Brancacci a Masolino da Panicale, maestro di Masaccio.

Masaccio, Cacciata dei progenitori dall’Eden, 1424-1425, affresco, 214 x 88 cm. Firenze, Chiesa di Santa Maria del Carmine, Cappella Brancacci

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Indice

Descrizione di Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio

Adamo ed Eva hanno peccato e disubbidendo a Dio hanno colto il frutto del sapere. Nel dipinto Cacciata dei progenitori dall’Eden, Masaccio rappresenta il momento in cui i due peccatori vengono allontanati dal Paradiso Terrestre. Adamo ed Eva sono nudi, indifesi e non più sereni e felici di vivere in un contesto privilegiato. I due personaggi biblici varcano una soglia in muratura e si dirigono verso destra. In alto il cherubino li conduce all’esterno con atteggiamento deciso brandendo una spada con la destra. Intorno a loro il paesaggio è spoglio e privo di vita.

Interpretazioni e simbologia di Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio

La scena rappresentata da Masaccio  nell’affresco del ciclo della cappella Brancacci evoca la cacciata dal paradiso terrestre di Adamo ed Eva. I progenitori biblici in seguito alla tentazione del demonio sotto forma di serpente colgono il frutto proibito. Dio punisce la trasgressione e un cherubino li guida fuori dalle porte dell’Eden. Nonostante il maestro si sia ispirato alle Sacre Scritture modificò certi aspetti della descrizione. Nella bibbia Adamo ed Eva varcano la soglia del Paradiso vestiti. Vi sono poi diversi cherubini che cacciano i progenitori. Nel testo infine non è riportata la presenza di una porta che separi il Paradiso dal mondo mortale.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Felice Brancacci commissionò probabilmente a Masolino da Panicale la decorazione della cappella di famiglia. Il tema era le storie della vita di San Pietro, protettore dei Brancacci. Della commissione non vi sono documenti dell’epoca e le fonti provengono da fonti indirette. Felice Brancacci decise di commissionare la decorazione intorno al 1423 di ritorno dal Cairo dove si era recato come ambasciatore. Con la ripresa dei lavori nel 1480 fu poi incaricato Filippino Lippi a portare a termine la decorazione. L’artista fu scelto perché figlio di Filippo Lippi che fu uno dei primi allievi di Masaccio.

L’artista e la società. La storia dell’opera

Cacciata dei progenitori dall’Eden è un affresco realizzato da Masaccio sulle pareti della Cappella Brancacci nella Chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze. Masaccio collaborò con il maestro Masolino da Panicale. Dopo circa cinquant’anni dall’ultimo intervento dei due maestri fu chiamato Filippino Lippi a completare l’opera. L’affresco si trova a sinistra all’interno di un riquadro molto sviluppato in altezza. Inoltre fu dipinto in posizione speculare a Il peccato originale, dipinto da Masolino. I due momenti furono inseriti come premessa alle storie di Pietro perché rappresentano il momento in cui l’umanità si macchia del peccato originale. Pietro e la chiesa fondata su di lui operarono così per redimere la discendenza dei progenitori.

La cappella Brancacci

La famiglia Brancacci era proprietaria della cappella posta alla testata del transetto dal 1367. Fu Pietro di Piuvichese Brancacci ad attribuire alla famiglia tale spazio che venne poi adeguato ulteriormente da Antonio Brancacci. In seguito Felice Brancacci, mercante di sete, fu il promotore della decorazione. Il ricco commerciante era una personalità di spicco del governo cittadino. I lavori iniziarono verso la fine del 1424 al termine degli impegni a Empoli di Masolino. Dal 1425 Masaccio diresse i lavori in seguito alla partenza del suo maestro per l’Ungheria.

Dopo circa due anni, nel 1427, Masaccio partì per Roma e i lavori furono sospesi anche a causa della sua morte. Nel 1436 Felice Brancacci fu condannato all’esilio per la sua opposizione a Cosimo de’ Medici. Questo fatto portò alla distruzione parziale degli affreschi. Furono infatti eliminate le parti di intonaco che raffiguravano i ritratti dei Brancacci e di altri cittadini. Con l’aggravarsi delle condizioni dell’esilio della famiglia, nel 1458, tutte le parti che si riferivano ad essa vennero eliminate. I lavori ripresero solamente nel 1480 con il ritorno dei Brancacci in città.

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Lo stile di Cacciata dei progenitori dall’Eden di Masaccio

La stesura del colore è attenta e le pennellate apposte con tecnica compendiaria creano una superficie omogenea e sfumata. Il chiaroscuro oltre a modellare in modo solido le figure crea una tensione drammatica nel contrasto tra luce ed ombra. I corpi sono molto realistici rispetto alla pittura di Masolino e alla tradizione tardogotica. I loro fisici hanno acquistato il volume grazie al chiaroscuro.

Anche il modellato dei corpi si avvicina al reale nonostante non sia perfettamente classico e armonioso. Sicuramente una certa imperfezione del nudo permette di esprimere maggiore realismo. Inoltre le pose esprimono tutta la loro scomposta disperazione. Adamo è sofferente e pentito e si copre il volto con le mani vergognandosi. Eva invece piange disperata e si copre il ventre e il seno consapevole di aver perso la purezza originaria.

Il colore e l’illuminazione

Considerando gli ultimi interventi di restauro l’affresco Cacciata dei progenitori dall’Eden ha una tonalità generale chiara e calda. Infatti gli incarnati sono tendenti all’ocra chiaro nel caso di Eva e più rosato quello di Adamo. Anche il suolo e la rupe assumono tonalità ocra chiaro e quasi bianche sulla porta. Il cherubino ha un abito di un colore in bilico tra l’arancio e il rosso chiaro. Il cielo è grigio con un tenue viraggio in azzurro. Esistono pochi contrasti. Il più importante è quello che rappresenta il chiaroscuro sui corpi.

L’Illuminazione proviene da destra, dall’alto. Si tratta di una luce naturale ma che riprende la luce dello spazio fisico della cappella. Infatti i corpi di Adamo ed Eva sono illuminati in modo quasi radente come se la luce provenisse dalla finestra aperta sul muro. Da notare in basso le ombre che si proiettano dai piedi dei progenitori.

Lo spazio

I due progenitori sono raffigurati in primissimo piano. A sinistra lo spazio viene determinato nella sua geometria dalla prospettiva della porta dell’Eden. In alto il cherubino completa la descrizione dello spazio in primo piano. Sul fondo si intravede una rupe che crea un accenno di profondità paesaggistica.

La composizione e l’inquadratura

Il formato dell’opera, dipinta in uno spazio stretto e alto, sfrutta al massimo tale dimensione. È infatti molto sviluppata in altezza e molto ridotta in larghezza. Masaccio fu abile a inserire le due figure dei progenitori e in alto quella dell’angelo senza dare impressione di costringerle in uno spazio sacrificato nelle dimensioni. L’impianto compositivo è centrale, Adamo ed Eva sono al centro inferiore mentre il cherubino è leggermente spostato a sinistra. Le figure dei protagonisti occupano quindi gran parte della superficie dell’affresco e assumono un aspetto monumentale.

Il primo piano è occupato da Adamo ed Eva, dalla porta a sinistra e dal cherubino in alto. Sullo sfondo si percepiscono alcune alture rocciose. L’inquadratura permette inoltre l’intera rappresentazione delle figure che vengono isolate dalle pareti della chiesa grazie al paesaggio che le circonda. L’immagine non è simmetrica e il movimento apparente si configura da sinistra a destra. I due progenitori infatti si spostano in tale direzione spinti dal cherubino in alto. Il bilanciamento delle masse di volume e delle masse cromatiche è dato dalla disposizione centrale dei tre personaggi.

Il centro di attrazione psicologica sono i volti dei progenitori e il cherubino in alto che raccontano il dramma della cacciata dall’Eden. L’impianto compositivo destina alle figure di Adamo ed Eva più di due terzi dell’altezza. In cherubino è invece disposto nel rimanente spazio in alto.

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