Carolina Cordeiro, artista brasiliana, ha partecipato per la prima volta ad Artissima, con la la personale “América do Sal” (2021–2025).
Immagine di copertina: Carolina Cordeiro courtesy by l’artista
La scelta di ADO
di Roberta Toscano
Si è conclusa con successo la trentaduesima edizione di Artissima, diretta per il quarto anno da Luigi Fassi, confermandosi come una delle fiere internazionali di arte contemporanea più rilevanti. L’edizione 2025 ha riaffermato il ruolo di Torino come laboratorio del contemporaneo, rafforzando la reputazione della fiera quale piattaforma di dialogo tra sperimentazione e mercato. Le 176 gallerie provenienti da 36 Paesi hanno presentato progetti di alto livello, in un’edizione che ha anche messo alla prova la nuova aliquota IVA al 5%, allineando finalmente l’Italia agli standard europei.
Tra le proposte più intense, la redazione di ADO ha scelto di soffermarsi sul progetto presentato dalla galleria brasiliana Galatea, che per la sua prima partecipazione ad Artissima ha portato la personale “América do Sal” (2021–2025) dell’artista Carolina Cordeiro. L’opera si è aggiudicata il Premio “ad occhi chiusi” della Fondazione Merz, ispirato alle parole di Marisa Merz: “Ad occhi chiusi gli occhi sono straordinariamente aperti”, un invito a guardare il mondo con la profondità e la consapevolezza degli artisti, oltre la superficialità delle immagini veloci.

América do Sal di Carolina Cordeiro
América do Sal è un progetto in divenire, che muta a ogni nuova installazione pur restando fedele alla propria essenza. Per la prima volta esposta fuori dal Brasile, l’opera è stata intrecciata a mano in loco nei giorni precedenti la fiera: un gesto rituale che ha trasformato l’allestimento in una performance silenziosa, carica di significato spirituale e temporale.
“Il lavoro di Carolina propone una riflessione su ciò che ci connette”, spiega Fernanda Morse, curatrice di Galatea. “Ogni nodo è un punto d’incontro tra storie, conoscenze e culture.”
All’interno dello stand, una rete tessuta a mano si estende orizzontalmente all’altezza del collo, (una misura legata al corpo dell’artista) e alla simbologia del rito di purificazione. I visitatori sono invitati a muoversi dentro e intorno alla struttura, composta da fili di cotone e sacchettini contenenti sale grosso, fino a raggiungere la parete di fondo, dove griglie più piccole riprendono lo stesso linguaggio di nodi, fili e sale.

Carolina Cordeiro: tradizione e sperimentazione artistica
L’esperienza fisica richiesta allo spettatore richiama la tradizione dell’arte neoconcreta brasiliana, in particolare le sperimentazioni partecipative di Lygia Clark e Hélio Oiticica, in cui movimento e percezione diventano parte del significato stesso dell’opera.
Al tempo stesso, América do Sal attinge alle pratiche spirituali afro-brasiliane, in particolare al Candomblé: il sale evoca i patuás (amuleti protettivi) e i bagni di purificazione che, simbolicamente, partono dal collo verso il basso. Il sale, sostanza sacra e purificatrice, trasforma così lo stand in uno spazio di passaggio e rigenerazione.
L’uso della rete da parte di Cordeiro rimanda anche alla tessitura della memoria collettiva. Durante una residenza del 2021 in un villaggio Mbya Guarani nel sud del Brasile, l’artista ha riconosciuto la continuità delle tecniche d’intreccio tra artigianato indigeno, tradizioni quilombola e ricami europei. Ogni nodo diventa un punto di contatto tra storie e culture diverse.

Il linguaggio poverista di Carolina Cordeiro
Formalmente, Cordeiro trasforma materiali umili come il filo di cotone, tessuto, sale, chiodi d’acciaio in un linguaggio visivo raffinato e contemplativo, che riecheggia la sensibilità materica dell’Arte Povera. In ogni installazione, l’artista realizza un vero e proprio ricamo spaziale, dove la rete diventa metafora di connessione e tensione.
Così América do Sal agisce su più livelli: è intervento spaziale, esperienza sensoriale, linguaggio simbolico e luogo di convergenza culturale. Attraverso la semplicità e l’estetica dei materiali e un meticoloso lavoro manuale, Carolina Cordeiro intreccia arte, spiritualità e vita quotidiana, invitando il pubblico a un’esperienza al tempo stesso intima e collettiva delicata e potente, come il sale che la attraversa.

