“Natalina e gli altri” è il titolo di una mostra dedicata alla giovane internata italiana di Pont Canavese e ai suoi compagni di prigionia.
“Natalina e gli altri”
a cura di Marco Rabino e Roberta Toscano
Sala Consiliare
Pont Canavese (TO)
19, 20, 21 settembre 2025

Natalina e gli altri a cura di Marco Rabino e Roberta Toscano
Nell’ambito delle manifestazioni, organizzate nel corso dell’intero anno 2025, è prevista una mostra dedicata a Natalina Monteu Saulat, una figura di rilievo della Resistenza locale. La giovane donna è stata internata nel campo di concentramento di Ravensbrück. Tornata a casa nel 1945 con la chiusura del campo, morirà due anni dopo a causa delle conseguenze prodotte dalle sperimentazioni che i medici praticavano sulle detenute.
Natalina Monteu Saulat: una storia familiare di Marco Rabino
Quando Marino Tarizzo1 mi ha chiesto di organizzare un evento dedicato alla memoria di Natalina, è stato per me un ritorno ai luoghi del’infanzia. Sono nato e cresciuto a Pont Canavese, dove ho vissuto fino all’età di circa 20 anni e come ha scritto Roland Barthes in un suo saggio: “I luoghi dell’anima sono quelli dell’infanzia“. Il progetto intitolato “Natalina e gli altri” non è solo un’occasione espositiva, ma il punto d’incontro tra la storia e il ricordo, tra il passato e un presente finalmente consapevole. E il mio legame con questa storia è stato proprio la memoria ritrovata di questa ragazza morta poco più che adolescente.
Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto, ho sentito il peso e l’emozione di un’eredità familiare. Natalina Monteu Saulat non è per me una figura storica lontana, ma il vivo e commovente ricordo tramandato da mia nonna. Natalina, infatti, era la cugina di mia nonna, figlia di sua zia materna. Ho conosciuto la sua vicenda non attraverso i libri di storia, ma grazie ai racconti sussurrati, a quelle verità dolorose che mia nonna custodì a lungo, promettendo a Natalina di non svelarle mai. Oggi, quelle voci possono finalmente essere in parte ascoltate, i volti visti e le storie onorate.
Questa mostra nasce da un’esigenza collettiva e da un impegno della Comunità locale. Grazie alla riscoperta operata da figure come Marino Tarizzo e al coinvolgimento di associazioni come l’ANPI di Pont Canavese, la figura di Natalina e quella degli altri 87 internati del nostro luogo sono tornate alla luce. La posa della pietra d’inciampo e l’affluenza commossa della nostra gente testimoniano che il passato non è un peso, ma una radice vitale che ci unisce.
Con questa esposizione, vogliamo ripercorrere non solo la tragica deportazione di Natalina, l’unica donna pontese internata, ma anche il coraggio e la sofferenza di tutti coloro che hanno subito l’orrore in nome di un’ideologia disumana. È un atto di memoria che la nostra comunità deve a sé stessa e a chi non è tornato.
Oggi, guardando questi opere ispirate alla vicenda di Natalina, spero che ognuno senta la forza di un ricordo che da personale si fa collettivo. Perché la storia di Natalina Monteu Saulat è la storia di tutti noi e dei nostri figli. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Elena Cigna, consigliera ANED Torino, che ha ritrovato la memoria documentaria sulla vicenda che riguarda Natalina.
Leggi anche: Natalina Monteu Saulat, i miei ricordi di adolescente
Espongono:
- Cinzia Ceccarelli
- Antonio Fortezza
- Donatella Giagnacovo
- Gigi Piana
- Marco Rabino
- Armando Riva
- Marino Tarizzo
- Roberta Toscano
- Paola Zorzi
- Togaci
- Flavio Ullucci
Cornice progettuale
Nel 2025 ricorre l’anniversario degli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista. Infatti, il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate. “Arrendersi o perire!” fu l’intimazione che i partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi diedero ai nazifascisti ancora in armi (da Avanti, 26 aprile 1945).
L’evento
La mostra sarà allestita presso la Sala Consiliare del Comune di Pont Canavese nei giorni 19, 20, 21 settembre 2025.
Tematiche
L’allestimento vuole mettere in rilievo la figura di Natalina Monteu Saulat, unica giovane deportata insieme a tanti ragazzi della sua zona. La sua storia è stata oggetto di una ricostruzione romanzata di Marino Tarizzo intitolata “Natalina. Una storia breve” edita da Editrice Tipografia Baima-Ronchetti, nel 2025. L’autore ha basato la sua storia su testimonianze riferite di secondo grado e sulle ricerche della dottoressa Elena Cigna, consigliera ANED Torino, che ha ritrovato la memoria documentaria sulla vicenda che riguarda Natalina.
BANDO PER TRASFERIMENTI AD ASSOCIAZIONI, FONDAZIONI, MUSEI ED ENTI LOCALI, PER VALORIZZARE LA STORIA LOCALE IN OCCASIONE DELL’80° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
Il progetto è patrocinato dalla Città metropolitana di Torino. I Comuni di Pont Canavese e Alpette hanno dato la loro adesione e il patrocinio. Il Comune di Frassinetto Canavese ha concesso il patrocinio. Il progetto è stato proposto da Claudio Barinotto Presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pont Canavese, ente capofila del gruppo di lavoro formato da SOMS, ANPI sezioni di Alpette e Pont Canavese, associazioni: Ij Canteir, La neve dell’ammiraglio – I Musrai, Pietra su Pietra, Tellanda.
Gli eventi programmati prendono il via dall’esigenza di preservare la memoria dei fatti e degli uomini e donne che hanno lottato contro la dittatura nazifascista, affinché la lotta e spesso il sacrificio delle persone, non venga smarrito nel tempo, ma tramandato alle generazioni future. Per questo, tutte le iniziative che verranno avviate, sono il frutto dell’impegno trasversale di associazioni e amministrazioni e sono rivolte alla collettività, per sensibilizzare le persone a preservare la libertà conquistata a così caro prezzo.
Natalina. Una storia breve, il libro di Marino Tarizzo
Secondo la ricostruzione dell’autore, la deportata fece una prima tappa alle Carceri Nuove di Torino da dove fu poi inviata, quasi sicuramente, a Bolzano. Qui si trovava un campo di polizia e il transito per altri oltre le Alpi. Gli autori non hanno trovato tracce di Natalina nei registri clandestini che oggi si possono consultare. Però, seguendo il destino delle tante giovani e donne che come lei sono giunte a Ravensbrück, la giovane fu di certo fu poi avviata al KL femminile con il trasporto numero 81. Un documento conservato a Varsavia riporta il nome di Natalina, non del tutto preciso, ma con la data nascita e la provenienza corrette.

Bibliografia
- Lidia Beccara Rolfi, Anna Maria Bruzzone, Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane, Einaudi, 1978, 2003, ISBN 978-88-06-16494-2
- I. Tibaldi, Compagni di viaggio, Milano, Franco Angeli, 1994
- Maria Massariello Arata, Il ponte dei corvi. Diario di una deportata a Ravensbrück, Milano, Ugo Mursia Editore, 2005, ISBN 978-88-425-3376-4
- Rochelle G. Saidel, The Jewish women of Ravensbruck concentration camp, Nachdr., University of Wisconsin Press, 2006, ISBN 978-0-299-19864-0.
- Wanda Póltawska, E ho paura dei miei sogni. I miei giorni nel lager di Ravensbrück, traduzione di L. Crisanti, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2010, ISBN 978-88-215-6915-9
- Sarah Helm, Il cielo sopra l’inferno [If This Is A Woman: Inside Ravensbruck: Hitler’s Concentration Camp for Women], Newton Compton Editori, 2015
- Gwen Strauss, Le nove donne di Ravensbrück – Il più terribile campo di concentramento femminile, Roma, Newton Compton Editori, 2021, ISBN 978-88-2274-929-1
- (1) Marino Tarizzo, Natalina. Una storia breve, Editrice Tipografia Baima-Ronchetti, 2025, EAN 9791255570776
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