“Natalina e gli altri” è il titolo di una mostra dedicata alla giovane internata italiana di Pont Canavese e ai suoi compagni di prigionia.
“Natalina e gli altri”
a cura di Marco Rabino e Roberta Toscano
Sala Consiliare
Pont Canavese (TO)
19, 20, 21 settembre 2025

Natalina e gli altri a cura di Marco Rabino e Roberta Toscano
Nell’ambito delle manifestazioni, organizzate nel corso dell’intero anno 2025, è prevista una mostra dedicata a Natalina Monteu Saulat, una figura di rilievo della Resistenza locale. La giovane donna è stata internata nel campo di concentramento di Ravensbrück. Tornata a casa a fine 1946 con la chiusura del campo, morirà due anni dopo a causa delle conseguenze prodotte dalle sperimentazioni che i medici praticavano sulle detenute.
Espongono:
- Enrica Benedetto
- Romano Carboni
- Cinzia Ceccarelli
- Riccardo Garolla
- Anna Gasparini
- Donatella Giagnacovo
- Franco Marchi
- Raffaele Palma
- Gigi Piana
- Giuliana Pugliese
- Marco Rabino
- Silvia Raffaelli
- Armando Riva
- Gerardo Rosato
- Marino Tarizzo
- Togaci
- Roberta Toscano
- Flavio Ullucci
- Paola Zorzi
Gli artisti e le opere
Gli artisti invitati dai curatori della mostra hanno tutti accettato con entusiasmo di contribuire a tenere viva la memoria dei ragazzi protagonisti di questa triste pagina della storia canavesana ed europea.
La scelta dei curatori è stata quella di offrire una visione ampia e articolata. Così, accanto a opere di forte impronta figurativa, prendono posto sculture, installazioni e video che estendono il concetto di prigionia e lo attualizzano.
Il video di Enrica Benedetto disgrega e riaggrega la materia ferrosa producendo una continua sequenza di pattern visivi. Un flusso continuo di cambiamenti che ricorda quello della storia.
“Rastrellamenti“, video
Cinzia Ceccarelli, con la sua installazione di fotoceramiche stampate, compie una riflessione poetica su importanti figure della storia e della cultura. Al centro dell’attenzione è presente la relazione tra una donna e il suo mentore che spesso si è trasformata in momenti di dramma. La storia di Natalina ben si inserisce in questa riflessione considerando che, probabilmente, la vera causa del suo arresto fu di natura sentimentale.”(MAI) PER SEMPRE“, intallazione di 21 fotoceramiche, 2017, foto ceramica, formella 11 x 16 cm
Le immagini di ragazze dipinte da Riccardo Garolla, raccontano i drammi umani dell’olocausto, anticipati in stile espressionista. In questo caso anche lo stile, bollato come “Arte degenerata” dal Nazismo, crea una cornice storica alla mostra.
“Mittenti“, Installazione
Anna Gasparini, artista eclettica e sensibilissima, ha dipinto un omaggio figurativo per Natalina. La sua immagine, delicata e poetica, riporta con forza alla nostra mente una ragazza che nei ricordi dei pontesi non è mai stata assente.
“Natalina“, olio su pannello telato, 30 x 40.
Il video di Donatella Giagnacovo ci chiede di riflettere sulla violenza, troppo spesso diretta contro i più deboli. Le immagini decise raccontano molto dell’artista, interessata a riportare alla memoria le tracce storiche delle piccole comunità.
“Natalina“, video
Franco Marchi e Romano Carboni hanno realizzato un ritratto di Natalina che riprende uno dei pochi scatti fotografici della giovane. Il taglio figurativo dell’opera ricorda le immagini pop, di ispirazione mediatica, che hanno contribuito a riflettere sulle fonti del nostro immaginario postbellico.
“Natalina“, acrilico su tela 40 x 50.
Nadia Menegon, giovanissima artista, è ospite gradita, fuori catalogo, ma rappresentativa della continuità della memoria tra le giovani generazioni. Nadia è appassionata di eventi storici e, dopo aver approfondito un evento determinate come il processo di Norimberga, ha disegnato una riflessione grafica dell’evento che ha cercato di restituire dignità alle vittime dell’olocausto e dello sterminio nazista.
“Nazi concentration camp“, tecnica mista
Raffaele Palma con la sua composizione fotografica ripercorre la vicenda di Natalina, dalla data del suo arresto a quella della posa della pietra d’inciampo che celebra la sua memoria.
“La memoria di una pietra“, computergrafica su cartoncino 32 x 37,5
Gigi Piana partecipa con un video documentario, l’intervista ad un protagonista diretto della brutalità oppressiva dell’occupazione nazista.
“Intervista a Piero Caporale detenuto a villa Schneider“, video
Nel breve video di Giuliana Pugliese l’acqua di un fiume scorre rapida dietro le inferriate. Il richiamo immediato è quello alla prigionia, al tempo bloccato dalla detenzione. Al di là delle sbarre, il tempo scorre come la vita, sottratta alle vittime dei campi di sterminio che ancora oggi l’umanità utilizza per espandere il proprio potere.
“Lo Scorrere Recluso“, video
Marco Rabino espone una serie di volti dai lineamenti fortemente contrastati. Sono ritratti di bambini, giovani e adulti. Si intravedono deboli fisionomie, ma il forte contrasto uniforma i loro visi privandoli dell’identità, come le vittime internate nei campi dell’orrore bellico e razziale.
“Volti“, olio su tela, 25 x 15
Il video di Silvia Raffaelli documenta l’azione performativa dell’artista che misura il proprio procedere ponendo un fiore sull’asfalto. L’azione parte da un grande mazzo di girasoli, simbolo di omaggio a Natalina, che diventano traccia del passaggio della performer.
“Terra e cielo“, video
Armando Riva è un artista eclettico e ruvido che agisce sulla materia. Armando riesce a domare il metallo, la roccia, il legno per trasformare i materiali in pura poesia visiva. La piccola gonna bianca è sostenuta da quella che pare una croce di metallo, simbolo di sofferenza universale e ascesa di redenzione.
“Volare in alto“, installazione
Nel video di Gerardo Rosato le maschere, di materiali diversi, levitano sospese al centro di uno spazio immerso nell’ombra. Si intravede un varco illuminato, unica possibilità di uscita, vietata però dalla condizione di sospensione costretta.
“Köpenick Prison Berlin“, video
Marino Tarizzo, artista, poeta e narratore, utilizza un linguaggio grafico d’effetto per riportare Natalina al tempo presente. L’immagine invecchiata della ragazza si riflette nel triangolo rosso, simbolo di prigionia politica al tempo dei campi nazisti.
“Natalina e lo specchio del Male“, china ed ecoline su cartoncino A3.
L’installazione di Roberta Toscano racconta di viaggi. Viaggi nello spazio, viaggi nel tempo storico, viaggi interiori. Natalina ha compiuto un lungo viaggio. La sua memoria ci riporta alla tragedia dell’olocausto e, soprattutto per coloro che ne hanno un lontano ricordo, sollecita corde interiori.
“Essere in valigia“, videoinstallazione
Nel video di Togaci, Natalina diventa una ragazza di oggi, spensierata, che corre felice sotto la pioggia. Improvvisamente la membrana narrativa e visiva, che separa l’osservatore dalla scena si infrange, come è accaduto nel breve percorso esistenziale della giovane.
“Natalina. Una presenza sottile“, video
Flavio Ullucci espone un dipinto che ritrae il viso di una giovane. Rami di robinia lo trafiggono con lunghe spine sacrificali. È un ossimoro visivo che accosta la morbidezza del viso giovanile alla durezza delle spine che lo traversano impietose.
“Robinia“, olio su tela e robinia pseudoacacia, cm. 20 x 20 (tela), 2022
Paola Zorzi raccoglie e custodisce il rapporto tra le comunità e il loro territorio. Paola utilizza, minime operazioni dalla grande forza concettuale che lasciano però tracce profonde nel nostro sguardo. Nella sua installazione, l’aria agita senza sosta i nastri sospesi. Così la nostra memoria deve essere continuamente sollecitata dal vento della storia.
“Sospensione e abbandono“, installazione
Natalina Monteu Saulat: una storia familiare di Marco Rabino
Quando Marino Tarizzo1 mi ha chiesto di organizzare un evento dedicato alla memoria di Natalina, è stato per me un ritorno ai luoghi del’infanzia. Sono nato e cresciuto a Pont Canavese, dove ho vissuto fino all’età di circa 20 anni e come ha scritto Roland Barthes in un suo saggio: “I luoghi dell’anima sono quelli dell’infanzia“. Il progetto intitolato “Natalina e gli altri” non è solo un’occasione espositiva, ma il punto d’incontro tra la storia e il ricordo, tra il passato e un presente finalmente consapevole. E il mio legame con questa storia è stato proprio la memoria ritrovata di questa ragazza morta poco più che adolescente.
Quando ho iniziato a lavorare a questo progetto, ho sentito il peso e l’emozione di un’eredità familiare. Natalina Monteu Saulat non è per me una figura storica lontana, ma il vivo e commovente ricordo tramandato da mia nonna. Natalina, infatti, era la cugina di mia nonna, figlia di sua zia materna. Ho conosciuto la sua vicenda non attraverso i libri di storia, ma grazie ai racconti sussurrati, a quelle verità dolorose che mia nonna custodì a lungo, promettendo a Natalina di non svelarle mai. Oggi, quelle voci possono finalmente essere in parte ascoltate, i volti visti e le storie onorate.
Questa mostra nasce da un’esigenza collettiva e da un impegno della Comunità locale. Grazie alla riscoperta operata da figure come Marino Tarizzo con associazioni come l’ANPI di Pont Canavese, la figura di Natalina e quella degli altri 86 internati del nostro luogo sono tornate alla luce. La posa della pietra d’inciampo e l’affluenza commossa della nostra gente testimoniano che il passato non è un peso, ma una radice vitale che ci unisce.
Con questa esposizione, vogliamo ripercorrere non solo la tragica deportazione di Natalina, l’unica donna pontese internata, ma anche il coraggio e la sofferenza di tutti coloro che hanno subito l’orrore in nome di un’ideologia disumana. È un atto di memoria che la nostra comunità deve a sé stessa e a chi non è tornato.
Oggi, guardando questi opere ispirate alla vicenda di Natalina, spero che ognuno senta la forza di un ricordo che da personale si fa collettivo. Perché la storia di Natalina Monteu Saulat è la storia di tutti noi e dei nostri figli. Un ringraziamento particolare va alla dottoressa Elena Cigna, consigliera ANED Torino, che ha ritrovato la memoria documentaria sulla vicenda che riguarda Natalina.
Leggi anche: Natalina Monteu Saulat, i miei ricordi di adolescente
Cornice progettuale
Nel 2025 ricorre l’anniversario degli 80 anni dalla Liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista. Infatti, il 25 aprile 1945 è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), proclamò l’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane attive nel Nord Italia, di attaccare i presidi fascisti e tedeschi, imponendo la resa, giorni prima dell’arrivo delle truppe alleate. “Arrendersi o perire!” fu l’intimazione che i partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi diedero ai nazifascisti ancora in armi (da Avanti, 26 aprile 1945).
L’evento
La mostra sarà allestita presso la Sala Consiliare del Comune di Pont Canavese nei giorni 19, 20, 21 settembre 2025.
Tematiche
L’allestimento vuole mettere in rilievo la figura di Natalina Monteu Saulat, unica giovane deportata insieme a tanti ragazzi della sua zona. La sua storia è stata oggetto di una ricostruzione romanzata di Marino Tarizzo intitolata “Natalina. Una storia breve” edita da Editrice Tipografia Baima-Ronchetti, nel 2025. L’autore ha basato la sua storia su testimonianze riferite di secondo grado e sulle ricerche della dottoressa Elena Cigna, consigliera ANED Torino, che ha ritrovato la memoria documentaria sulla vicenda che riguarda Natalina.
BANDO PER TRASFERIMENTI AD ASSOCIAZIONI, FONDAZIONI, MUSEI ED ENTI LOCALI, PER VALORIZZARE LA STORIA LOCALE IN OCCASIONE DELL’80° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE
Marino Tarizzo, quale portavoce del ‘Comitato per Natalina’, ha lavorato, a partire da quasi due anni prima, con il gruppo di Gunter Demnig, scultore ideatore delle pietre, per quella per Natalina, e il singolo progetto della pietra è stato finanziato dal Comune di Pont. A progetto ultimato è stato inserito come uno degli obiettivi del ‘BANDO PER TRASFERIMENTI AD ASSOCIAZIONI, FONDAZIONI, MUSEI ED ENTI LOCALI, PER VALORIZZARE LA STORIA LOCALE IN OCCASIONE DELL’80° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE’ della Città Metropolitana di Torino.
Vinto il bando, comprensivo di 15 obiettivi, l’intero progetto è stato patrocinato dalla Città metropolitana di Torino. I Comuni di Pont Canavese e Alpette hanno dato il loro contributo e il patrocinio. Il Comune di Frassinetto Canavese ha concesso il patrocinio. Il progetto è stato proposto da Claudio Barinotto Presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Pont Canavese, ente capofila del gruppo di lavoro formato da SOMS, ANPI sezioni di Alpette e Pont Canavese, associazioni: Ij Canteir, Tellanda, La neve dell’ammiraglio – I Musrai, Pietra su Pietra.
Gli eventi programmati prendono il via dall’esigenza di preservare la memoria dei fatti e degli uomini e donne che hanno lottato contro la dittatura nazifascista, affinché la lotta e spesso il sacrificio delle persone, non venga smarrito nel tempo, ma tramandato alle generazioni future. Per questo, tutte le iniziative che verranno avviate, sono il frutto dell’impegno trasversale di associazioni e amministrazioni e sono rivolte alla collettività, per sensibilizzare le persone a preservare la libertà conquistata a così caro prezzo.
Natalina. Una storia breve, il libro di Marino Tarizzo
Secondo la ricostruzione dell’autore, la deportata fece una prima tappa alle Carceri Nuove di Torino da dove fu poi inviata, quasi sicuramente, a Bolzano. Qui si trovava un campo di polizia e il transito per altri oltre le Alpi. Gli autori non hanno trovato tracce di Natalina nei registri clandestini che oggi si possono consultare. Però, seguendo il destino delle tante giovani e donne che come lei sono giunte a Ravensbrück, la giovane fu di certo fu poi avviata al KL femminile con il trasporto numero 81. Un documento conservato a Varsavia riporta il nome di Natalina, non del tutto preciso, ma con la data nascita e la provenienza corrette.

Bibliografia
- Lidia Beccara Rolfi, Anna Maria Bruzzone, Le donne di Ravensbrück. Testimonianze di deportate politiche italiane, Einaudi, 1978, 2003, ISBN 978-88-06-16494-2
- I. Tibaldi, Compagni di viaggio, Milano, Franco Angeli, 1994
- Maria Massariello Arata, Il ponte dei corvi. Diario di una deportata a Ravensbrück, Milano, Ugo Mursia Editore, 2005, ISBN 978-88-425-3376-4
- Rochelle G. Saidel, The Jewish women of Ravensbruck concentration camp, Nachdr., University of Wisconsin Press, 2006, ISBN 978-0-299-19864-0.
- Wanda Póltawska, E ho paura dei miei sogni. I miei giorni nel lager di Ravensbrück, traduzione di L. Crisanti, Cinisello Balsamo, San Paolo Edizioni, 2010, ISBN 978-88-215-6915-9
- Sarah Helm, Il cielo sopra l’inferno [If This Is A Woman: Inside Ravensbruck: Hitler’s Concentration Camp for Women], Newton Compton Editori, 2015
- Gwen Strauss, Le nove donne di Ravensbrück – Il più terribile campo di concentramento femminile, Roma, Newton Compton Editori, 2021, ISBN 978-88-2274-929-1
- (1) Marino Tarizzo, Natalina. Una storia breve, Editrice Tipografia Baima-Ronchetti, 2025, EAN 9791255570776
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