Venere de’ Medici di Cleomene di Apollodoro

La Venere de’ Medici fu ritrovata nelle Terme di Traiano ed è esposta presso la Tribuna della Galleria degli Uffizi di Firenze.

Cleomene di Apollodoro, Venere de’ Medici, fine del I secolo a.C., marmo pario variante lychnite, altezza 153 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

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Indice

Descrizione della Venere de’ Medici

Venere è in posizione stante, in piedi, con il busto leggermente inclinato in avanti. Il braccio destro sale a coprire il seno mentre la mano sinistra si pone di fronte al pube. A destra dell’osservatore sono poi scolpiti un cigno, un delfino e un amorino. Infine sulla base si legge “Kleomenes figlio di Apollodoros” che indica il nome dell’autore.

Interpretazioni e simbologia della Venere de’ Medici

La Venere de’ Medici è una scultura realizzata sul modello della “Venus pudica” traducibile in italiano come “Venere Pudica”. Si tratta di una rappresentazione della dea al bagno che si copre le parti intime perché si accorge di essere osservata. In alcune statue Venere si accovaccia mentre in altre rimane in piedi inchinandosi leggermente in avanti. Il modello originale secondo gli studiosi è rappresentato dall’Afrodite Cnidia di Prassitele. La versione de’ Medici inoltre presenta alcune affinità con la Venere capitolina.

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I Committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

La Venere de’ Medici è conservata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze ed esposta nello spazio della Tribuna dove si trova dal 1677. La Tribuna ospita inoltre la collezione di statue antiche.

La storia della Venere de’ Medici

Gli storici non conoscono la data precisa nella quale la statua giunse a Roma. Probabilmente trovò poi posto a Villa Adriana a Tivoli. Secondo Pirro Ligorio fu ritrovata negli scavi delle Terme di Traiano nel terreno della vigna del vescovo di Viterbo Sebastiano Gualtieri. Durante il Rinascimento fu forse proprietà di Ferdinando de’ Medici che la trasferì nel 1575 a Villa Medici. Di questi spostamenti però non vi sono documentazioni scritte.

Le tracce storiche iniziano nel 1638 e nel 1677 Cosimo III la collocò nella Tribuna degli Uffizi. Nel 1796 Napoleone giunto a Firenze chiese di poter ammirare la Venere. Nel 1802 la statua fu trasferita a Parigi in seguito alla politica di spoliazione voluta da Napoleone. Tornò poi in Italia nel 1816 in seguito alla sconfitta dell’Imperatore e alla Restaurazione del 1815. Canova per compensare la perdita di questo lavoro scolpì la Venere Italica tra il 1804 e il 1812.

Nel 2012 i restauratori sottoposero la statua ad un intervento in seguito al quale scoprirono tracce di oro nei capelli di cinabro sulle labbra e di blu egiziano sulla base. Inoltre emersero dei fori ai lobi delle orecchie.

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Lo stile della Venere de’ Medici

La scultura presenta una caratteristica stilistica che la accumuna ad alle altre Veneri pudiche. La sua posizione rivela infatti una componente psicologica definita “ripiegamento intimista”. Infatti la dea è colta in un momento di abbandono e rivela un aspetto umano che la rende vulnerabile. Questa particolarità inoltre è unita ad un maggiore realismo della postura. I tratti somatici e anatomici invece rimangono idealizzati.

La tecnica

La scultura della dea è realizzata in marmo pario variante lychnite e misura 153 cm di altezza.

La luce sulla scultura

La superficie chiara della Venere produce ombre leggere che modellano morbidamente il corpo. I capelli invece sono caratterizzati da un modellato più fitto e profondo.

Rapporto con lo spazio

La Venere de’ Medici è una scultura a tuttotondo. La sua figura è quindi modellata in ogni particolare ed è apprezzabile a 360 gradi. Tuttavia la posizione frontale è quella che offre la visione completa della figura scolpita.

La struttura

La statua della dea è leggermente spostata in avanti. Per compensare tale inclinazione così l’autore ha scolpito le figure sulla sinistra che creano un ulteriore sostegno statico.

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Bibliografia

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  • Antonietta Viacava. L’atleta di Fano, Roma, Edizioni L’Erma di Bretschneider, 1994. ISBN 88-7062-868-X.
  • George M. A. Hanfmann, Dizionario delle antichità classiche, Cinisello Balsamo, Paoline, 1995, p. 849
  • Paolo Moreno (a cura di), Lisippo : l’arte e la fortuna, Catalogo della mostra tenuta a Roma, Milano, Fabbri, 1995, ISBN 88-450-5738-0.
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  • Luigi Rocchetti, Le gioie sepolte. Scultura greca del periodo arcaico, Arbor Sapientiae, 01/01/2018, EAN:9788894820850

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 31 dicembre 2019.

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