Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Nel dipinto la Venere di Urbino, Tiziano Vecellio, crea una immagine perfettamente equilibrata e con un impianto compositivo che non toglie nulla alla naturalezza della figura.

Tiziano Vecellio, Venere di Urbino, 1538, olio su tela, 119 x 165 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi

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Indice

Descrizione de La Venere di Urbino di Tiziano

Venere con il corpo privo di abiti, è distesa su un lenzuolo bianco che copre il materasso ricoperto da un tessuto dai motivi floreali. Venere indossa un anello al dito mignolo e un bracciale d’oro con pietre preziose. Inoltre porta una perla come orecchino. I capelli biondi della dea sono sollevati e intrecciati a formare un’acconciatura che incorona la nuca. Invece altri sono sciolti e cadono sulle spalle.

La dea sostiene il busto e il braccio destro appoggiandosi a due cuscini. Venere ha il viso orientato frontalmente e sembra guardare l’osservatore che si pone virtualmente davanti a lei. Con la mano sinistra copre il pube mentre la mano destra tiene alcune rose rosse che cadono sul lenzuolo. Un cane di piccole dimensioni è accucciato ai piedi della dea.

L’interno che circonda la protagonista del dipinto presenta decorazioni di tipo rinascimentale. Sulle pareti sono poi fissati candelabri di metallo dorato. Le cassapanche sono decorate con rilievi a girali e elementi antropomorfi come usavano al tempo. Infine il pavimento è ricoperto da piastrelle a riquadri.

Sul fondo della stanza, a destra sono visibili due ancelle che prelevano indumenti dalla cassapanca. Una delle due infatti è inginocchiata e opera all’interno del cassone. La sua compagna invece la assiste in piedi e regge sulla spalla un abito dalla confezione raffinata. Le due ancelle indossano abiti del cinquecento dalla foggia elegante e curata.

Interpretazioni e simbologia de La venere di Urbino

Guidobaldo, il committente dell’opera, intendeva utilizzare il dipinto di Tiziano come esempio di vita coniugale nei confronti della giovane moglie Giulia da Varano. I due nobili si erano sposati infatti nel 1534 in seguito a accordi politici e probabilmente serviva un incentivo per scaldare la loro unione.

Tiziano fece un’operazione di attualizzazione della figura di Venere. Infatti la dea non è inserita in un ambiente classico ma è distesa all’interno di una stanza. L’arredo, le decorazioni e l’architettura rivelano quindi che si tratta di un ambiente del Cinquecento, come le figure delle due ancelle.

Il gesto di coprire il pube che compie Venere è un tratto iconografico che compare nelle statue classiche indicate come Venere pudica. Inoltre la figura della rosa rossa rimanda al fiore sacro alla dea. La rosa poi, per il suo breve momento di fioritura simboleggia la bellezza che sfiorisce e quindi rimanda al trascorrere del tempo. 

I simboli matrimoniali nella Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Il messaggio morale che ne consegue è quindi legato alla presenza delle rose e del cane accanto a Venere. Le rose rosse, simbolo di bellezza, sfuggono inevitabilmente anche dalle mani di una dea. Invece il cane rimane fermo al suo posto. Quindi, la bellezza con il passare del tempo svanisce mentre la fedeltà coniugale resiste e consola.

Il cane che è presente in altre Veneri dell’epoca rappresenta forse la fedeltà coniugale. La figura dell’animale si trova anche nella Venere con amorino e cagnolino, esposta agli Uffizi di Firenze. Quest’opera fu prodotta, probabilmente, all’interno della bottega di Tiziano.

Lo stesso animale compare anche nel Ritratto di Eleonora Gonzaga Della Rovere. Anche in questo caso l’animale rappresenta la fedeltà coniugale. Un altro simbolo che rappresenta la purezza di una giovane sposa è la perla a forma di goccia che Venere indossa come orecchino. In altri dipinti la perla si trova come pendente che decora una collana oppure una spilla.

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I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione

Il noto dipinto di Tiziano si trova presso la Galleria degli Uffizi di Firenze. Guidobaldo II della Rovere di Urbino commissionò il dipinto a Tiziano.

L’ultima discendente dei Gonzaga, Vittoria Della Rovere, nel 1631 sposò Ferdinando II de’ Medici e trasferì a Firenze molte opere d’arte. Tra queste vi era anche la Venere di Tiziano.

Il dipinto di Tiziano non è presente negli inventari della Galleria degli Uffizi del 1635 e del 1638. Invece nel 1654-1655 il dipinto fu registrato come proprietà presso la villa di Poggio Imperiale. La tela del Tiziano infine giunse presso la Galleria degli Uffizi nel 1694.

L’artista e la società. La storia dell’opera Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Tiziano dipinse la Venere intorno al 1538. Un documento storico infatti attesta che nel 1538 il nobile della Rovere scrisse al suo agente di Venezia con la richiesta di acquistare un nudo di Tiziano. Allo stesso tempo Guidobaldo chiedeva alla madre il denaro necessario. Eleonora Gonzaga però non diede nulla al figlio perché non apprezzava la scelta del soggetto.

La Venere di Tiziano così rimase nella bottega dall’artista. Il nobile Guidobaldo però non cedette e convinse Tiziano a non vendere ad alcuno il nudo tanto desiderato. L’artista dopo qualche mese probabilmente fu compensato e inviò la Venere a Urbino.

La notorietà della Venere di Urbino nel tempo

Il pittore e biografo Giorgio Vasari menzionò l’opera ne Le vite, il primo testo di biografie di artisti. Vasari non descrisse la figura della dea, nonostante la notorietà dell’opera. Lo scrittore invece apprezzò la fattura dei panneggi.

Gaetano Milanesi in seguito commentando proprio il testo di Vasari rettificò la valutazione del Vasari. Milanesi definì quindi la figura femminile come la migliore mai dipinta da Tiziano. Sempre il commentatore ipotizzo poi che una giovane amante di Guidobaldo fosse stata la modella dell’opera.

La Venere di Tiziano diventò presto un dipinto molto ammirato. Così il maestro veneto a altri artisti di Venezia realizzarono molte copie e varianti dell’opera. Questa informazione però non è stata documentata e gli storici non la ritengono valida. Infatti in altre opere di Tiziano compare lo stesso viso e solo il ritratto intitolato La Bella fu dipinto per il palazzo di Urbino. Altri ritratti da medesimo volto sono il Ritratto di fanciulla in pelliccia e il Ritratto di fanciulla con cappello piumato. Alcuni storici hanno ipotizzato che tale modella fu forse una giovane amante di Tiziano.

La Venere di Tiziano nel tempo accumulò molti ammiratori e diventò un’attrattiva della Galleria degli Uffizi e fu citata in molti testi. In seguito a questa notorietà, molti viaggiatori che ebbero la possibilità di osservarla dal vero commissionarono delle copie.

Il pittore francese Ingres ne dipinse una copia nel 1821 che ora si trova presso la Walters Art Gallery di Baltimora.

Il compositore italiano Giuseppe Verdi possedeva una riproduzione della Venere di Tiziano che custodiva nel suo studio a Villa Sant’Agata.

Lo scrittore Mark Twain invece non apprezzò il dipinto. Infatti nel 1880 in In A Tramp Abroad definì la Venere di Tiziano il quadro più indecente del mondo. Twain inoltre ipotizzò, provocatoriamente che fosse stata dipinta per un bagno.

Le copie e le veneri dell’Ottocento

La Venere di Urbino di Tiziano Vecellio è considerata dagli storici una delle opere più importante sul tema del nudo femminile.

L’opera di Tiziano quindi nel tempo accumulò una grande fama. Infatti il dipinto rappresentò un modello per le Veneri distese rappresentate nel corso dell’Ottocento. Un esempio di Venere distesa è l’interpretazione che ne da Édouard Manet nel dipinto intitolato Olympia. In questa versione attualizzata al suo tempo l’artista riprese anche parte dell’ambiente presente nel dipinto di Tiziano. Manet inoltre aveva realizzato proprio una copia dell’opera come aveva fatto anche Ingres. La copia dipinta da Manet si trova ora alla collezione Rouart a Parigi.

Consulta anche l’articolo intitolato: I libri utili alla lettura dell’opera d’arte.

Consulta anche l’articolo intitolato: La scheda per l’analisi dell’opera d’arte.

Lo stile de la Venere di Urbino di Tiziano Vecellio

Tiziano, insieme a Giorgione, fu un esponente del tonalismo veneto. Fu così definito per via dell’uso esclusivo della pittura tonale nella costruzione dell’immagine.

Alcuni dettagli presenti nel dipinto presentano un taglio molto realistico come il piccolo cane. I capelli dal colore dorato e dall’andamento morbido sono tipici di molte figure femminili di Tiziano come anche la fisionomia della dea.

La tecnica

La Venere di Urbino è un dipinto realizzato con colori ad olio stesi su una tela di 119 x 165 cm.

Il colore e l’illuminazione

L’incarnato dai colori caldi della dea risalta grazie ai colori scuri e grigi presenti nello sfondo. Inoltre la zona di rosso intenso contribuisce a virare il cromatismo dell’intera opera verso una tonalità calda.

Il corpo della Venere è armonizzato con quello del lenzuolo che l’accoglie. Il rosso porpora dei materassi viene richiamato dalla veste dell’ancella. Il resto del dipinto è interessato da colori tendenti al grigio e bruni. Si fanno più freddi e grigi in prossimità del loggiato e del paesaggio all’esterno. Questo sfondo fa da cornice al busto della Venere che spicca nettamente per contrasto di chiarezza.

L’illuminazione proviene dal fronte del dipinto e anche da una finestra posta sullo sfondo decorata con una colonnina al centro. La fonte luminosa che si trova a sinistra produce l’ombra dell’ancella che si proietta sulla parete alle sue spalle. La luce del sole è appena visibile e traspare verso l’orizzonte. Controluce si stagliano un vaso, con una pianta dalla forma circolare e un albero in lontananza. Infatti oltre la finestra si apre il cielo dai toni dorati contro il quale si evidenziano un vaso di mirto e un albero lontano.

Lo spazio

La Venere in primo piano è distesa e dipinta con un attenzione estremamente realistica. Occupa interamente la porzione inferiore del dipinto. Il suo corpo disteso, infatti, si estende dal margine sinistro, che quasi tocca con il gomito, al margine destro che incontra con la gamba sinistra completamente distesa.

Lo spazio è suggerito dalla sovrapposizione dei piani, la Venere, la cortina, la scena di fondo e il paesaggio che traspare in lontananza. Lo spazio geometrico è rappresentato dalla scansione di questi piani. Solo sulla destra si possono cogliere delle linee di fuga segnate dalla linea del pavimento e da quella dell’arazzo appeso al muro.

La composizione e l’inquadratura

La composizione della Venere di Urbino è particolarmente articolata. Il primo piano è occupato dalla linea obliqua che corre lungo il corpo della Venere. Il secondo piano è diviso verticalmente dalla cortina che separa la scena sul fondo. Vi sono quindi più centri psicologici di interesse. In ogni caso, il corpo e lo sguardo della Venere di Urbino catturano esclusivamente l’attenzione dell’osservatore.

La parete scura che fa da sfondo alla figura femminile si interrompe bruscamente in corrispondenza delle spalle di Venere. Si viene così a creare una evidente linea verticale che indirizza lo sguardo dell’osservatore verso l’inguine della dea. Si crea poi una direttrice che procede lungo il ventre verso lo sguardo di Venere.

Confronti. La Venere di Tiziano e la Venere di Giorgione

La Venere di Urbino se confrontata con la Venere di Dresda del Giorgione risulta più provocante.

Infatti nel dipinto di Giorgione la dea è addormentata e quindi l’osservatore ha l’impressione di rubare uno sguardo sulla Venere. Manca quindi l’intenzionalità della Venere ad esporsi come invece avviene nel dipinto di Tiziano.

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Bibliografia

  • Augusto Gentili, Tiziano, Giunti Editore, Collana: Dossier d’art, 2016; 2017 EAN: 9788809994263

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La data dell’ultimo aggiornamento della scheda è: 3 luglio 2022.

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